venerdì 24 dicembre 2010

LA FIOM NON FIRMA

Quello siglato dagli altri sindacati è un accordo che sovverte le regole della contrattazione collettiva, ma Marchionne aveva il coltello dalla parte del manico. Gli ex partner della CGIL, CISL e UIL, hanno chinato il capo, per evitare che la FIAT avesse una scusa per chiudere a Mirafiori. La CGIL invece ha continuato per la sua strada, ottenendo solo di essere estromessa dalle prossime contrattazioni. Ancora adesso i cigiellini non capiscono quanto poco paghi il loro atteggiamento di primi della classe. Un sindacato può avere migliaia di iscritti, anche pronti a scioperare, ma li perderà tutti se non avrà più voce in capitolo, o se opererà in maniera tale da distruggere i posti di lavoro. Non ci sono dubbi che le proposte di Marchionne riportino ad un passato abbastanza remoto le relazioni sindacali e le condizioni di lavoro. Però la CGIL non è stata in grado di proporre l'unica alternativa percorribile: creare una diversa opzione industriale. Gli operai ci sono, gli stabilimenti anche, quindi perché non costruire autovetture con marchio diverso? La totale mancanza di idee è ciò che caratterizza quel che resta della sinistra italiana. Una massa di borghesucci imbolsiti, né carne, né pesce, che non faranno mai la rivoluzione, ma continuano ad atteggiarsi come se qualcuno dovesse aver paura di loro. Marchionne non ha fatto una piega, e li ha mandati a stendere. Chiariamoci: Marchionne è il nemico della classe operaia italiana, ma la CGIL stupidamente asseconda il suo gioco. La FIOM si comporta con Marchionne come il PD si comporta con Berlusconi: si indigna. E poi? Berlusconi è sopravvissuto alle imboscate di Fini, e lo ha pure coinvolto nella riforma Gelmini. Il PD ha difeso a spada tratta i baroni universitari e le cattedre fasulle, ed ora ha perso in parlamento come la FIOM ha perso in FIAT. Con simili difensori dei lavoratori dipendenti a basso reddito, la destra spadroneggerà per secoli!

domenica 12 dicembre 2010

ORGANIZZATORE DI SCAMPAGNATE

Bisogna riconoscere che il PD e la CGIL riescono a portare un sacco di gente a Roma, a farsi una bella manifestazione, gridare slogan, per poi tornare felici alle proprie calde abitazioni non necessariamente proletarie. Peccato per Bersani che quella gente non basti ad aggregare i voti necessari a far fuori Berlusconi. Lui, il Berlusca, non disdegna le videoconferenze. I suoi accoliti sono felici quando l’uomo di Arcore parla da grandi distanze, come fosse una specie di dio delle telecomunicazioni. Anche Bersani è stato inneggiato dalla folla romana, e si è commosso. Dice che è ora di finirla, che ora di cambiare, che Berlusconi si deve vergognare. Bersani è un po’ ripetitivo, ma i suoi non ci fanno caso. Diciamo che non tutti i suoi non ci fanno caso, perché alcuni gli preferiscono Vendola. Bersani è bravo come tecnico, ma come leader al massimo suscita commozione. Fare piangere non è proprio il massimo per un capo. Se il Machiavelli fosse ancora tra noi, gli dedicherebbe un libro: “il leader piangente, in maniche di camicia”. Quelli del PD sono sconcertati, come quelli della CGIL, come se fossero le stesse persone. La nuova segretaria generale della CGIL dice che Marchionne “sbaglia”. Quelli della CGIL hanno sempre usato a sproposito il verbo “sbagliare”. Attribuire con certezza l’errore agli altri induce a pensare che quel qualcuno che dice “sbagli” possieda la saggezza infusa. I comunisti hanno sempre invidiato i preti, ma i preti da parecchio tempo hanno adottato toni meno tassativi. Quelli della CGIL e del PD no. Nel PD ci sono dei “rottamatori”, che propongono di mandare a casa i deputati ed i senatori dopo un numero contenuto di mandati, in nome dell’alternanza. Ovviamente D’Alema, Fassino, Veltroni e finanche Bersani non sono d’accordo. Bersani peraltro forse è l’unico tra i tizi appena citati ad avere un lavoro fuori dal parlamento. Tutti gli altri hanno sempre e solo fatto chiacchiere, come Fini. Il fascistello pentito, dopo almeno sedici anni di amore e sottomissione nei confronti del duce di Arcore, è tornato vergine! Ora parla come uno di sinistra, cioè fa un sacco di chiacchiere prive di alcun spunto operativo. Dopo aver avallato ogni iniziativa di Berlusconi, ora lo accusa di essere sceso in politica per proteggersi dalla magistratura. Caro Fini, sei in ritardo di parecchi anni! Possibile che ci abbia messo tutto questo tempo per comprendere una verità nota a tutti fin dall’inizio. Ha un sacco di difetti, ma non è di certo scemo. Mi piacerebbe che tutti gli anti-Berlusconi, o almeno uno tra loro, proponesse di ridurre i deputati a ottanta: negli Stati Uniti sono quattrocento, ma rappresentano trecento milioni di persone. Ottanta è un buon numero, fatte le dovute proporzioni. Bersani non propone di eleggere i magistrati, ma negli States lo fanno. Cosa c’è di meglio che la designazione popolare? Con ottanta deputati avremmo una vera rappresentatività: uno ogni cinquecentomila elettori. La politica diventerebbe una cosa seria, ecco perché nessun politico propone una cosa simile.



mercoledì 8 dicembre 2010

I RIVOLUZIONARI DEL MOUSE

Sarei tentato di scrivere “rivoluzionari del maus”, che dà l’idea della tipologia della spinta ideale di detti “rivoluzionari”. Come dire “rivoluzionari del piffero”, che adoperano il mouse per cliccare qui e là, veramente convinti di contribuire a cambiare il mondo in meglio. Sono prevalentemente ultraquarantenni, vagamente sinistrorsi, forse grillini, individualisti feroci, come se fossero esponenti di una peculiarità che merita una strenua difesa dagli assalti di tutti gli altri. Tutti gli altri sono i qualunquisti; non perché credano all’uomo qualunque, ma perché passano da destra a sinistra, come soffia il vento. Che gli italiani siano ballerine e banderuole è un dato di fatto. Il patrimonio genetico degli antichi romani è scomparso; la creatività rinascimentale anche. La cosa migliore che ci possa capitare è di essere invasi dagli svizzeri, ma è più facile che ad invaderci siano gli ex jugoslavi. Mi dicono che lo stanno già facendo. Ma torniamo ai rivoluzionari del mouse. Questi mandano fiumi di e-mail a tutti quelli che conoscono, per avvisarli di tremendi complotti, di catene di S.Antonio, e della cattiveria di Berlusconi. Strano che questi borghesucci, cresciuti senza problemi economici, pontifichino sui posti di lavoro che si sciolgono come neve al sole. Non sanno di cosa stanno parlando, e, men che meno sanno proporre una soluzione. Il più grande tra i rivoluzionari del mouse è il famoso Assange, che, per motivi imperscrutabili, ha divulgato indiscrezioni, sparate e spiate provenienti dalle varie diplomazie chiacchierone. Ma quanto chiacchierano questi diplomatici? Peggio delle comari al mercato del pesce. Gli altri rivoluzionari del mouse inneggiano ad Assange, come se fosse il nuovo messia. Inneggiano alla trasparenza generalizzata, senza tener conto che il terrorismo esiste, ed ora forse anche loro (i terroristi) sanno dove si trovano nuovi obiettivi sensibili, da far saltare in aria. Non piacerebbe ai rivoluzionari del mouse se un kamikaze si facesse saltare in aria proprio dove loro fanno la spesa, assieme a moglie e figli. Assange peraltro forse non ha fatto tutto da solo; forse è un uomo di facciata. Il sospetto viene guardando un’intervista ad Al Jazeera: sosteneva che l’Afghanistan fosse abitato dagli arabi, ma gli hanno detto che non è così. Allora lui ha risposto che sarebbe andato a consultare i suoi data base.


domenica 28 novembre 2010

CI PIACCIONO GLI AMERICANI?

Quando Berlusconi ha saputo che la magistratura stava indagando su Finmeccanica si è indignato, perché i pm non devono permettersi di farlo! Intendeva dire che anche Finmeccanica deve essere salvaguardata, in analogia con le due, tre, quattro più alte cariche istituzionali? Fortuna che qualche giorno dopo Alfano ha chiarito che Berlusconi intendeva salvaguardare l'immagine dell'azienda, fiore all'occhiello dell'Italia; quindi che i magistrati indaghino pure sui vertici della medesima. Queste rettifiche servono, perché altrimenti gli osservatori esteri potrebbero pensare che il primo ministro italiano sia in guerra contro la magistratura. E in quale paese diciamo "civile" il capo del governo ha una faida con chi ha il compito di fare rispettare le leggi? Chiariamo che neppure i magistrati sono tutti splendidi splendenti. Sentiamo storie sul loro conto (ad esempio su Report, Rai3) che ci fanno accapponare la pelle. Magistrati che archiviano perché il fatto non costituisce reato, poi vengono rimossi dal CSM solo quando non può più farne a meno. Ma se le nostre istituzioni fanno schifo in primis a noi italiani (figuriamoci agli altri), come mai non adottiamo quelle che negli altri paesi funzionano. Ad esempio: la repubblica presidenziale USA, con 2/3 dei nostri deputati ed 1/3 dei nostri senatori. Risparmieremmo un sacco di soldi chiudendo la presidenza della repubblica, che ci costa più della monarchia britannica. Purtroppo non abbiamo degli Obama a disposizione, ai quali affidare la presidenza di una repubblica presidenziale, ed abbiamo paura di un Berlusconi ancora più invasivo. Ma questa obiezione è confutata dall'esperienza istituzionale statunitense: nessun presidente, in più di duecento anni, ha mai fatto un colpo di stato. Si vede che negli USA i controlli ci sono. Adottiamo almeno i numeri dei parlamentari USA, che, come si è visto, sono decisamente meno dei nostri, nonostante si debbano occupare di una popolazione che è cinque volte la nostra, di un territorio immenso (30 volte quello italiano!), e di una economia che è ancora la prima al mondo.

martedì 23 novembre 2010

BIZZE ITALIANE

La Corea del nord attacca briga con la Corea del sud, che si rivolge ad Obama. La Corea del nord è appoggiata dalla Cina, per cui esiste il rischio di una contrapposizione USA-Cina. Negli anni sessanta avremmo parlato di terza guerra mondiale alle porte. Ora no, ma i nord coreani hanno missili e testate nucleari. Se si menassero tra di loro, le due Coree, noi potremmo anche dire: "chi se ne frega?", ma i conflitti tendono ad allargarsi, e noi abbiamo la brutta abitudine di spedire soldati in giro per il mondo. La Corea del nord ha i suoi buoni motivi per attaccare briga, ma non per scatenare un conflitto che la raderebbe al suolo. Il dittatore locale vuole distrarre la gente dalla crisi economica, e l'amor di patria è sempre una buona scusa. Peccato che giocare con i missili nucleari sia sconsigliabile a chiunque non voglia trasformare mezzo pianeta in un deserto radioattivo. Ad Haiti c'è il colera, e gli haitiani danno la colpa ai caschi blu, che avrebbero importato il morbo. Ad Haiti la gente vive nelle discariche, defeca, orina, beve e mangia lì. Non c'è bisogno dei caschi blu per contrarre il colera. A Napoli abbiamo la nostra piccola Haiti. Non fanno la raccolta differenziata perché sono geneticamente modificati per odiare ogni forma di legge o regolamento. Se tutti gli altri si fermano al semaforo verde, loro passano. Buttano l'immondizia per la strada, poi chiedono al resto della Campania e dell'Italia di portarla via. La crisi irlandese minaccia di affossare l'euro, con conseguenze difficili da valutare. A fronte delle suddette questioni, più o meno importanti, la nostra classe politica litiga sulla crisi di governo, sulle elezioni anticipate, sull'apporto dell'UDC, sulle dimissioni della Carfagna e sul bacio della Mussolini. No comment.

sabato 20 novembre 2010

Un popolo più unico che raro.

Come è possibile che un solo popolo in Italia si prenda la briga di gettare l'immondizia per strada, producendo vere montagne di schifezza a cielo aperto? Certo sarebbe peggio se i popoli fossero più d'uno. Il popolo in questione è ovviamente quello napoletano, che è differente da quelli salernitano, casertano, avellinese e da tutti gli altri popoli campani, calabresi, siciliani, lucani e pugliesi. Insomma: i napoletani sono i terroni dei terroni. Il sud italiano è arretrato perché la gente non reagisce alle emergenze come reagiscono ad esempio i veneti. I veneti fin da piccoli vogliono lavorare in proprio, e di solito ci riescono. Al sud se non altro la raccolta differenziata non è completamente aliena. I napoletani non dicono lavorare, bensì "faticare", e la fatica deve essere evitata. A dire il vero, in questi giorni c'è stato un tentativo di emulazione, nel buttare l'immondizia per le strade, da parte dei palermitani, ma i napoletani erano e sono unici. Non è la prima volta che accade, e forse non sarà neppure l'ultima. I napoletani producono immondizia rigorosamente indifferenziata, perché la gente non capisce, e perché gli enti locali sono eletti dalla gente medesima. Politici della peggior specie; gente di sinistra e di destra, che chiacchiera e basta. Fanfaroni ex comunisti, ex democristiani ed ex fascisti, ma tutti fanfaroni. L'immondizia indifferenziata può al massimo essere compattata in ecoballe, che però non possono essere bruciate per produrre energia. Possono essere bruciate per produrre fumo e diossina. Per portarsi avanti con il lavoro, i napoletani allora incendiano l'immondizia direttamente sotto casa, in modo da respirare meglio la diossina. Rimangono le discariche, che si aprono e si chiudono come fisarmoniche. Le discariche sono buchi che si riempiono; la raccolta differenziata presuppone il riciclo, che è indubbiamente meglio. O no? Perché viene il sospetto che i napoletani siano talmente intelligenti da diventare incompresi. Se il nord si rifiuta di assecondare questo vezzo idiota, quello cioè di buttare l'immondizia sotto casa, i napoletani devono riflettere sul fatto che non è solo il nord a non sopportarli più.

domenica 31 ottobre 2010

ALLEVIAMOLI STUPIDI

MTV ci propina continuamente le avventure dei giovani made in USA. Aspiranti stiliste, ciccione che vogliono giocare a pallavolo, gruppi di ballerini, altri pagliacci che mai hanno lavorato, e mai lo faranno. Cosa dovremmo imparare da quegli stupidotti? Stiliste che si dannano l'anima per pagare quattromila dollari di affitto mensile a New York. Il loro più grosso problema è indurre una cantante ad indossare un capo firmato. Non crediamo che in America i giovani siano tutti ricchi e lobotomizzati. La maggioranza dei giovani USA cerca di lavorare, senza fare troppe smorfie. Quei tizi che interpretano i filmini di MTV servono solo a rincretinire ulteriormente i troppi cervellini semplici che abbiamo anche da noi. Avere a che fare con i fessi garantisce lo status quo. Però poi cogli stupidotti riesci a fare poco o niente, perché non ci arrivano con la testa. Il capitalismo ha interesse a vendere qualunque cosa a chiunque, azzerando l'intelligenza e la cultura delle masse, poi però chi si prende la briga di diventare un tecnico specializzato? Servirebbe un ministero dell'intelligenza, che censuri i comportamenti idioti sbandierati in tv. Questa è la vera oscenità: i reality che mostrano veri decerebrati, che poi fanno anche soldi e successo. I giovani, già rovinati dalla scuola e dalla famiglia, non hanno bisogno di altri attentati ai loro scarsi neuroni.

RIESCE SEMPRE A FAR PARLARE DI SÉ

Il teatrino della politica è, come ogni bel teatrino che si rispetti, pieno di marionette. Appena un giornale pubblica una notizia pruriginosa, riferita al premier, l'opposizione insorge, chiedendo le sue dimissioni. È successo che Berlusconi abbia interceduto a favore di una sua amichetta, presso le autorità di polizia, e apriti cielo! Lui non ha negato di aver interceduto, ed ha precisato di aver voluto fare del bene ad una persona in difficoltà. Però detta persona in difficoltà, fermata per un'accusa di furto, è una minorenne di origine marocchina. Prima deduzione: Berlusconi non è razzista. Seconda deduzione: non disdegna la carne giovane. Non ha ammesso di avere giaciuto con lei, ma, se lo avesse fatto, la Ruby sarebbe stata consenziente, dato che non lo ha denunciato per violenza. Famiglia Cristiana ha accusato il premier di essere malato; come dire: un satiro! Bersani ha chiesto le dimissioni del governo, ma Bersani lo fa sempre, almeno tre giorni la settimana. Anche Di Pietro ha sputato veleno, ma lui lo fa cinque giorni ogni sette. Berlusconi ha parlato del suo stile di vita, e delle sue feste. Ha chiarito che non intende rinunciare agli svaghi una tantum, ma non ha detto esplicitamente che detti svaghi sarebbero resi possibili dal Viagra. Questo lo pensiamo noi maligni. Il premier è uno che lavora molto, e non ci piove. Si vede che, piuttosto che andare in giro in bici, preferisce i festini con le ragazzine. I giornali ed i telegiornali sono pieni di dichiarazioni in merito alla marocchina bellina. I giornalisti sono mediamente degli asini, perché cadono sempre nella trappola di Berlusconi, e gli dedicano le prime pagine, qualunque cosa faccia. I magistrati aprono e chiudono fascicoli su di lui, quando farebbero meglio ad arrestare ladri ed evasori fiscali. Tanto non si fa mettere sotto dalle toghe rosse. Non sono all'altezza, e lui è ben spalleggiato. I giornali ed i telegiornali dovrebbero scrivere e parlare di Obama e delle elezioni di medio termine. Poi c'è il terrorismo internazionale, che è sempre più organizzato e pericoloso. La disoccupazione cresce anche da noi, ed il governo si esalta quando riesce a spostare verso l'alto il limite d'età per andare in pensione. Importiamo anche il pomodoro dalla Cina; si può essere più cretini? Chi se ne frega se costa meno? C'è un sacco di gente che non può più mangiare la pizza margherita! Marchionne vuole sbaraccare, ed i cretini imbrattacarte ci spappolano i maroni con la ninfetta di turno. Se Berlusconi riesce a combinarci qualcosa, con quella ed altre ninfette, beato lui. Che ci cambia in bene o in male? Se l'Italia è percepita come una nazione di serie B è anche perché ogni due o tre mesi i napoletani riprendono a buttare l'immondizia per strada. I napoletani hanno un impedimento genetico a proposito della raccolta differenziata. Buttano secco ed umido assieme; poi si stupiscono se la monnezza puzza! Le danno fuoco, e si stupiscono del fumo. Fortuna che si credono dei gran furboni. Qualcuno dice che l'Italia vive di turismo. È anche vero, ma non solo. Ora chi vorrà andare a visitare Napoli, città della monnezza per strada? Berlusconi ha promesso che risolverà il problema in tre giorni, nel week end di Halloween. Se ce la farà, grazie al fido Bertolaso, all'estero parleranno bene di lui, fregandosene della pruriginosa vicenda di Ruby. La sinistra è sempre più fottuta, perché abbocca all'amo peggio del pesce più scemo. Bersani, quell'uomo sull'orlo di una crisi di nervi, dovrebbe rilanciare sui rinnovi contrattuali, visto che non lo fa Epifani. Quello è un argomento sensibile. Effetto delle troppe chiacchiere italiane: l'Europa ci taglierà i finanziamenti previsti, se non ci decideremo entro tempi non biblici a fare qualcosa per la TAV. credo che anche lì faremo la solita figura da stupidotti, per non dire altro.

martedì 26 ottobre 2010

Marchionne il liquidatore

Grande scalpore ha suscitato la dichiarazione di Marchionne, a proposito della produzione negli stabilimenti FIAT italiani. L'amministratore delegato FIAT dice che al gruppo converrebbe lavorare solo all'estero, perché in Italia non guadagna. Presumibilmente si sta preparando a liquidare armi e bagagli. Tra due anni al massimo, la Serbia entrerà in zona euro; ed allora la Fiat non avrà più motivo di rimanere in Italia. Marchionne vorrebbe nel frattempo dettare le regole della contrattazione sindacale, estendendo a tutti i dipendenti quelle di Pomigliano d'Arco. La CGIL afferma che Marchionne non "deve" affermare quanto ha affermato. La CGIL purtroppo non ha capito che Marchionne rappresenta interessi privati, non pubblici. Contributi la FIAT ne ha incamerati per anni; ora può anche farne a meno. Inutile che Calderoli minacci in tal senso. La CGIL può continuare a pontificare su ciò che la controparte può dire o non dire, ma Marchionne rende conto solo agli azionisti. Anche UIL e CISL sono state costrette a commentare in maniera non positiva le parole del boss della FIAT, ma lui se ne frega. Tra i politicanti, solo Casini ha dato ragione all'amministratore delegato; chissà come mai. Fini ha scoperto che Marchionne è un canadese, quindi la sua patria è in America. Vendola, nuovo leader dei post comunisti e dei post verdi, dovrebbe a questo punto esordire affermando che, se la FIAT cambia aria, avremo finalmente la possibilità di circolare con l'auto elettrica. Che ci vuole per costruire un'auto elettrica? Basta adottare quelle vetturette che circolano sui campi da golf. Senza la FIAT che ci detta le regole del gioco, dovremmo farcela a sfuggire anche alla influenza nefasta dei petrolieri. Se Marchionne sbaracca, invitiamolo a cederci a costo zero i suoi impianti industriali, anche perché probabilmente la FIAT li ha edificati a nostre spese.

giovedì 30 settembre 2010

COMUNISTI CON I SOLDI DEGLI ALTRI

Berlusconi ha ottenuto la fiducia dalla Camera, sul suo programma di governo. I finiani gongolano, perché senza di loro non avrebbe varcato e superato ampiamente la soglia necessaria a schiacciare gli avversari. Il giorno dopo, Berlusconi ha ottenuto la fiducia anche al Senato, dove però i finiani non sono stati altrettanto decisivi. Deduzione: i finiani servono, ma, se Berlusconi continua con la sua campagna acquisti, tra un po' potrà farne a meno. Fini ormai ha superato il suo Rubicone, e martedì prossimo fonderà il suo partitino. Ne aveva uno decisamente più grande, AN, ma si è svenduto per un piatto di lenticchie. Non è arrabbiato solo con Berlusconi, ma anche con se stesso. Forse, se Fini si dimetterà da presidente della Camera, i giornali di Berlusconi lasceranno calare un velo pietoso sulla casa di Montecarlo: quella che Fini ha presumibilmente regalato a suo cognato. Pseudo-cognato a dire il vero. Quella casa era di AN, non di Fini. Dovesse accertarsi il regalino, Fini ne uscirebbe con le ossa rotte. Meglio lasciare la presidenza della Camera, e fare, possibilmente in maniera dimessa, il segretariuccio del partitino, che promette futuro, libertà, ma non posti di lavoro. Berlusconi ha ottenuto una maggioranza di consensi forse mai vista prima, ma quelli del PD asseriscono che sia finito! Chissà che film hanno visto? Per come stanno le cose della politica, Berlusconi e Bossi, e nessun altro, decideranno se andare alle elezioni nei prossimi tre anni. A nulla serviranno le chiacchiere del PD e di Di Pietro. Berlusconi è molto ben visto all'estero, e negli USA si chiedono perché dovrebbe dimettersi, come chiede tutti i giorni Bersani. E poi, chi è Bersani, si domandano gli americani? Il PD è in caduta libera di consensi, e, come se non bastasse, è preda di spinte centrifughe. La gente ha capito che Bersani, D'Alema, Fassino, Veltroni e tutti quelli che si aggiravano per le botteghe oscure, sono sempre stati comunisti con i soldi degli altri. Ci hanno svenduti ai clandestini ed agli zingari, ma probabilmente nelle loro tasche le mazzette sono fioccate più fitte che la neve d'inverno. Hanno anche sempre fatto il gioco della FIAT, che ora ci ripaga chiudendo gli stabilimenti in Italia. Bersani doveva continuare a fare il tecnico; non è un politico, non avendo sufficiente pelo sullo stomaco. Gente che incassa ventimila euro mensili (deputati e senatori) non può parlare di classe operaia, ed infatti i post comunisti non lo fanno più. Ma la classe operaia c'è ancora, e non le resta che votare Lega, almeno al nord. Al sud, la classe operaia si sta estinguendo a causa dello scontro tra Marchionne e la CGIL. Anche il sindacato ex comunista predica bene e razzola male: cosa hanno fatto per elevare il valore qualitativo del lavoro degli operai? Se i sindacati, ed in primis la CGIL, avessero insistito molto di più per formare gli operai, ora la FIAT ci penserebbe due volte prima di affidare la Panda ai serbi. Si vede che i comunisti con i soldi degli altri hanno sempre fatto chiacchiere sullo "sbagliato" del prossimo, e mai sul proprio. I comunisti di una volta volevano "fare sintesi", perché già allora chiacchieravano troppo. Però quelli mantenevano la falce ed il martello nel simbolo del partito. I vari D'Alema girano da anni in "barca", alla faccia nostra.

domenica 26 settembre 2010

VELTRONI E LE SUE CHIACCHIERE

Intervistato da una giornalista esperta, quale è Lucia Annunziata, Veltroni ha incontrato difficoltà non da poco a spiegare cosa diavolo stia combinando nel PD. Veltroni afferma di volere unire, ma, a quanto pare, la sua mozione di minoranza è arrivata quasi al 50% dei consensi. E siamo sicuri che gli altri di quel partito pieno di troppe anime stiano con Bersani? Finanche la Bindi ha riunito la sua corrente, che da loro si chiama “area”. L'Annunziata voleva sapere se Veltroni si alleerebbe con Fini. Molti morti si rivolterebbero nella tomba, se gli ex comunisti si alleassero con gli ex fascisti. A dire il vero, qualche morto si sta già rivoltando, giacché in Sicilia il PD è in giunta regionale proprio con i finiani. La giornalista, che essendo di sinistra soffre quando la sinistra fa questi numeri, ha faticato non poco per fare ammettere a Ventroni che sì, lo farebbe. Si alleerebbe con il fascistello Fini, che adesso è quanto mai inguaiato per via della casa di Montecarlo. Notare che Veltroni non ha detto espressamente: “con Fini farei fronte comune”. Non è nella mentalità di Veltroni stare chiaramente da una parte o dall'altra. Diciamo che anche Veltroni è prima di tutto “contro”: contro Berlusconi ovviamente. Forse il Walter pensa che tutti si siano dimenticati del suo passato politico, ed in effetti per ricordarsi di lui bisogna andare su wikipedia. Insomma: non è un verginello della politica. Dice che bisogna riformare il PD, ma senza cambiare la classe dirigente. Allora cosa diavolo vuole fare? Lancia la pietra e nasconde la mano. Vuole fare la frittata senza rompere le uova. Odia Bersani, ma finge di amarlo. Non ha idee, ma solo slogan, come se non scrivesse articoli, ma solo titoli ad effetto. Gli piacciono certe parole, che forse trova aprendo a caso il dizionario. Poi gode come un riccio, come se avesse scoperto l'acqua calda. Dopo l'intervista a Veltroni, penso che quelli che erano perplessi lo saranno ancora di più, Annunziata compresa.


domenica 12 settembre 2010

PIÙ LEGHISTA DI BOSSI

Brunetta ha stupito i più affermando che il resto dell'Italia starebbe meglio senza Napoli, Caserta e la Calabria. Il ministro parlava ovviamente dati alla mano: non tutta la Campania, ma appunto Napoli e Caserta, assieme alla Calabria, producono un buco nel bilancio pubblico che Brunetta definisce cancro. Un cancro etico innanzitutto, perché è la mentalità di quei popoli che innesca tutto lo sfacelo. La propensione ad anteporre i clan allo Stato: questo è il punto. Ritenere che l'Italia debba mantenerli e tollerarli, mentre violano tutte le leggi, e fanno il possibile per non contribuire in alcun modo al bene collettivo. Anzi remano contro. Brunetta ad essere precisi ha detto che l'Italia sarebbe la prima nazione d'Europa, senza quei meridionali. Bossi avrebbe detto “i meridionali”; Brunetta è stato più preciso, salvando il resto della Campania, la Puglia e la Sicilia. Come mai ha salvato la Sicilia? Risulta che sia l'unica regione italiana che non solo non versa contributi per la sanità, ma ne riceve. Tutto ciò è formalizzato, quindi i siciliani furono furbi fin dall'inizio, dopo la seconda guerra mondiale, a strappare una contrattazione privilegiata a Roma. Non credo che la Sicilia ci costi più o meno della Calabria. I suoi bilanci fanno ugualmente schifo, ma si nasconde dietro un “parlamento”, perché, unica tra le regioni italiane, ha un parlamento con tanto di parlamentari, che sono pagati come quelli romani! Tornando a Napoli e Caserta, dovrebbero essere commissariate, città e province. Quei popoli non sono in grado, non ci arrivano e non vogliono vivere come persone civili, secondo i parametri dell'Europa del 2010. in questi giorni, in Campania hanno ammazzato per strada un sindaco ambientalista, e lo hanno fatto pubblicamente. Non servono le fiaccolate e simili menate da sinistrorsi stanchi e sfiduciati della vita. Bisogna occupare militarmente Campania, Calabria e (perché no) la Sicilia, e non fare girare per le strade sindaci e magistrati. Si costruisca un forte blindato, dove alloggiare governo locale, magistrati e famiglie. Un forte Apache a difesa delle istituzioni, contro nemici molto più insidiosi dei nativi d'America. Non ho dimenticato la Puglia, e credo che neppure Brunetta l'abbia inserita d'ufficio tra le regioni civili. Anche in Puglia ci sono organizzazioni per delinquere, perché certa gente non concepisce altre modalità associative. Come è possibile che dei cretini possano aver costruito sul letto di un torrente? Dopo il disastro di Sarno, in questi giorni il torrente Dragone ha ricordato ai cretini che l'acqua, quando deve scendere a valle, lo fa e basta. Altra manifestazione di stupidità locale: i soliti ottusi personaggi che scendono nelle cisterne per carburanti, incuranti del gas che in esse ristagna. Essere violatori della legge in maniera connaturata può condurre alle patrie galere; ignorare le leggi della fisica conduce al decesso sicuro. Cosa serve gridare come gli idioti, per evidenziare il proprio dolore per la perdita delle persone care? Mi ricordano gli arabi: la medesima incapacità di apprendere dall'esperienza. La medesima convinzione di essere furbi. L'identica condizione di pesi morti. Il napoletano in sé, quando viene a lavorare al nord, di solito si integra, paga le tasse e manda i figli a scuola. Il napoletano a Napoli risente dell'ambiente degradato, sotto tutti i punti di vista. Le cosiddette “autorità” napoletane sono lo specchio di quel modo di essere: fottere innanzitutto, in tutti i modi possibili. Hanno intervistato un “filosofo” napoletano, sulle parole di Brunetta, ed ovviamente non era d'accordo. Forse a Napoli ci sono troppi filosofi come lui, che preferiscono volgere lo sguardo altrove; tanto loro non vivono nei quartieri poveri, bensì sulla collina, fronte mare. Non mandano i figli nelle scuole “sgarrupate”. Fanno parte di quella élite parassitaria che, assieme alla camorra, ruba quel poco che c'è ancora da rubare a Napoli, Caserta e province. Una riflessione sugli evidenti accordi tra partiti ed organizzazioni per delinquere: come mai da quelle parti i sindaci vengono sovente eletti con maggioranze “bulgare”. Chi, da quelle parti, ha la capacità ed il potere di aggregare tutti quei voti?


mercoledì 25 agosto 2010

ALCUNE SCELTE VERAMENTE IDIOTE

Nella seconda guerra mondiale, l'Italia entrò in guerra, perché Mussolini pensava che ormai fosse finita. In realtà si concluse cinque anni dopo, con la capitolazione del Giappone. Quando Mussolini invio in guerra le nostre sprovvedute truppe, i tedeschi avevano già sconfitto tutti quelli che potevano sconfiggere nell'Europa occidentale. Avevano buttato a mare gli inglesi, e si preparavano ad invaderli. Le nostre truppe erano talmente inadatte ad un conflitto di qualunque tipo che le presero anche dai greci. Come potevamo farcela contro i russi? Mussolini forse pensava che Hitler si accontentasse dell'Europa, Russia a parte. Peccato che Hitler fosse decisamente fuori di testa, ed il suo intento fosse quello di produrre il maggior danno possibile al suo popolo ed agli altri. Se la guerra fosse finita nel 1940, non ci sarebbe stata la disastrosa invasione della Russia, e neppure la battaglia d'Inghilterra. I tedeschi si sarebbero potuti concentrare sul nord Africa, e sarebbero riusciti a conquistare, con relativa facilità, un territorio pressoché riconducibile a quello dell'impero romano. Gli americani probabilmente si sarebbero accontentati di bastonare i giapponesi, e forse, non sprecando energie e truppe in Europa, avrebbero evitato di sperimentare sulla popolazione civile ben due bombe atomiche. Se la seconda guerra mondiale fosse terminata in Europa nel 1940, quasi sicuramente si sarebbe evitato il massacro degli ebrei. Gli alleati non avrebbero avuto bisogno di massacrare i civili tedeschi con le bombe convenzionali, per dimostrare che, pur non essendo atomiche, fanno molto male lo stesso. Un ragionamento sulla campagna di Russia: come si può pensare di invadere un territorio immenso, procedendo a piedi? Qualunque scolaro in grado di fare una moltiplicazione potrebbe spiegare che uno che percorra cinque chilometri orari, ne coprirebbe quaranta in otto ore. Ma quale esercito può camminare per quaranta chilometri al giorno? Forse neppure i legionari di Roma. Ipotizzando una ventina di chilometri al giorno (non di più) in condizioni ottimali in un mese ci si sposta di seicento. Dopo di che persino il più stupido tra i generali avrebbe capito che le linee di rifornimento non possono prolungarsi per simili distanze. Basta poco o nulla ad interromperle. Poi c'era da considerare il clima per nulla mite, il fango e forse i cosacchi che ti sparano passandoti accanto al galoppo. Non escludo che l'idiozia di provare ad invadere la Russia a piedi ci abbia marchiati per parecchie decine d'anni. Forse anche di più.

mercoledì 18 agosto 2010

MALEDETTI BUROCRATI

Ognuno di noi ha pensato e detto più volte "maledetti burocrati", perché tutti noi abbiamo avuto a che fare con uno o più caproni che si sono impegnati al massimo per complicare una procedura semplice. Anche quelli che di professione fanno il passacarte hanno sicuramente impattato contro l'idiozia burocratica di qualche collega, ed hanno provato per una volta a stare dalla parte sbagliata dello sportello. Peccato che, dopo avere subito le angherie di una mezza cartuccia in mezze maniche, il burocrate medio, sua volta mezze maniche, non impari la lezione. Il motivo di tanto accanirsi contro i propri simili affonda nell'individualismo dell'italiano medio. Un individualismo delle mezze cartucce, che cerca di manifestarsi appena può. In un film si diceva che un condomino si realizza se lo si nomina caposcala. Immaginiamo una povera bestia bipede, che abbia subito per tutta una vita lavorativa, ed ora, in pensione con una pensione da fame, possa provare a spadroneggiare nella casa dove abita, essendo il caposcala! Il piccolo burocrate è un vigliacco per natura. Paolo Villaggio ha portato sullo schermo dei cinema e della tv Fantozzi, che è un vero cialtrone, ma proprio per questo rappresenta al meglio il piccolo, fastidioso, ottuso e vigliacco burocrate. Io sostengo che la burocrazia ci vessi più della politica, perché i politici li eleggiamo noi, i burocrati no. Le giunte regionali designano i cosiddetti manager della sanità, e già lì, alla parola manager, ci sarebbe da ridere o da piangere. Tutti ex direttori sanitari o amministrativi, che adesso prendono molto di più, rischiando molto di meno. Un direttore generale della sanità viene considerato valido se non si fa beccare con le mani nel sacco. Se lo arrestano con le mazzette in mano, sono costretti a mandarlo via, altrimenti può spendere anche i soldi che non sono in bilancio. A dire la verità, se un manager pubblico non sfonda il bilancio passa per fesso. Se risparmia, quei soldi vengono spartiti tra tutti i figlioli prodighi suoi colleghi, che bilancio non sanno neppure come si scriva. La giunta regionale nomina una ventina o una trentina di questi scienziati, poi se ne frega altamente. Chi dovrebbe controllarli? I direttori regionali? La Corte dei Conti? Il collegio sindacale? Per intenderci: il collegio sindacale sarebbero i revisori dei conti. Peccato che, come accadeva in Parmalat, siano pagati dal medesimo direttore generale che dovrebbero controllare. La Corte dei Conti sappiamo che esiste perché ogni tanto ne parlano in tv. Praticamente impossibile per un cittadino attirare l'attenzione della Corte dei Conti, che esiste in un limbo tutto suo, e una volta l'anno manda qualcuno in tv a dire che la gente non segnala a sufficienza le disfunzioni che oggettivamente esistono. A proposito di tempi della burocrazia, in questi giorni mi ha scritto il PRA, pubblico registro automobilistico, dicendomi di avere saputo dal comune di Torino che ho cambiato casa, indirizzo, residenza. Bene: è successo un anno fa; quindi vorrei sapere se sono più caproni quelli del comune di Torino o quelli del PRA. Strano che il comune abbia perso tempo rispetto ad un documento che mi ha rilasciato on line. Che dovevano verificare? Bastava telefonare all'amministratore, o mandare un vigile o un carabiniere. Di sicuro dodici mesi sono un tempo non solo lungo, bensì assurdo. Forse sono stati quelli del PRA ad impiegarci sei o sette mesi per correggere il file del mio indirizzo, per stamparlo su etichetta, e spedirmelo. In definitiva: siamo troppo ossequiosi verso questi imbecilli. Bisogna chiamarli con il loro nome, altrimenti continueranno a fregarsene della posta elettronica certificata, visto che spedire il cartaceo è molto più macchinoso. Altri caproni li ho individuati nell'azienda dove lavoro. Azienda per modo di dire, trattandosi di ospedale pubblico. Dodici mesi dopo aver cambiato residenza non so se siano riusciti a metabolizzare il mio nuovo indirizzo. In luglio, sul listino paga, c'era ancora quello vecchio. Non per essere cattivi, ma quando un'amministrazione perde un tempo esagerato per una cosa così insignificante, bisogna ricorrere ai licenziamenti di massa. Ci sono evidentemente troppi passacarte le cui braccia sono state strappate all'agricoltura. Io li manderei a vangare ed a spargere il letame a mano.

lunedì 2 agosto 2010

Imma, la tragedia ed il miracolo

Ad Afragola, una casa è collassata senza apparente provocazione, uccidendo nel crollo tre persone. Sembra che la casa sia crollata in seguito alle piogge, ma qualcuno si è chiesto con che materiali sia stata costruita detta "casa". Deduzione: hanno risparmiato sul cemento e sull'acciaio, e forse anche su altro. In più, da quelle parti costruiscono su grotte, per qualche motivo che forse solo uno psichiatra potrebbe accertare. Edificare sopra una cavità significa correre il rischio che prima o poi la gravità si imponga sull'idiozia umana. Così è accaduto, ed una giovane coppia è morta; pare peraltro che lei fosse incinta. Si è salvata solo Imma, bimba di dieci anni che si trovava in casa con la nonna, che invece è morta. Appena avvenuto il crollo, i soliti italiani piagnoni hanno adoperato a sproposito il termine "tragedia". La procura di competenza ha chiarito che si deve invece parlare di omicidio colposo. Il miracolo è consistito nel riuscire ad estrarre viva Imma dalle macerie, dopo quindici ore dal crollo. In Italia, in assenza di attività cerebrale diffusa sul territorio, molti abusano dei termini "tragedia" e "miracolo". Un pensiero particolare per quei ragazzotti idioti che, a poche ore dal disastro edilizio, si sono assiepati dietro il corrispondente Rai, per mostrare le loro brutte facce ridenti. Che non abbiano la minima considerazione per la vita e la morte? Quali genitori deficienti li hanno partoriti e diseducati? Come se non bastasse, un cretino di corrispondente Rai ha intervistato Imma, per chiederle se quello fosse un bel giorno. Lei ovviamente ha risposto di no. Forse sapeva già della nonna defunta, oppure provava cordoglio per gli altri due morti. Di sicuro, quella bambina di dieci anni si è mostrata molto più sensibile di quel fesso della Rai. Non è che in Rai debbano lavorare proprio tutti, no? Voglio dire: non è che essere un cretino faccia titolo!

sabato 31 luglio 2010

Tanto tuonò che alla fine piovve

Che Fini intendesse farsi buttar fuori dal PdL? Che avesse progettato di fare la vittima? Oppure ha semplicemente tirato troppo la corda, fino al impiccarsi? Poco prima di essere defenestrato, come fosse l'ultimo arrivato, Fini aveva proposto a Berlusconi una tregua, ma Berlusconi gli aveva risposto: "troppo tardi". Trovo che Fini sia veramente indisponente, privo di carica umana, saccente senza essere sapiente. Insomma: una specie di D'Alema. Fini e D'Alema sarebbero intercambiabili, con quegli occhietti che brillano solo quando si rimirano allo specchio. Viene da chiedersi che lavoro facesse Fini prima si lanciarsi in politica. Probabilmente questo è il suo primo ed unico lavoro; visto quanto lo pagano ed il tempo che trova per abbronzarsi, non lo definirei di certo scemo. Quando iniziò la storia d'amore con Berlusconi, il secondo stupì tutti "scendendo in campo", e rilanciò gli ex fascisti scegliendoli come alleati. Solo recentemente Fini ha iniziato a scalpitare in maniera strana; prima stava al suo posto. Il loro era un matrimonio d'interesse, di quei matrimoni che durano più di quelli basati sull'amore. Fini ha fatto male a sciogliere AN in Forza Italia, perché il PdL è Forza Italia con un diverso nome. Bossi, più furbo di Fini, sebbene meno abbronzato, non si è fatto abbindolare. La Lega esiste e cresce nei consensi. AN si è viceversa sciolta, e molti colonnelli di Fini sono diventati colonnelli di Berlusconi. Ora che Fini è stato costretto a costituire propri gruppi parlamentari, si trova con una AN più piccola di prima, che dovrà superare il battesimo elettorale. Sentire un fascista come Fini che parla di democrazia mi fa ridere. Preferisco Storace o Bontempo, che non hanno mai smesso di essere fascisti, ma almeno sono qualcosa. Fini non è né carne, né pesce. Che roba è? Un specie di grillino anche lui? Un altro Di Pietro; Fini però i congiuntivi li conosce. Se Berlusconi ha buttato fuori dal PdL Fini, immagino che prima si sia fatto due conti. Per avere la maggioranza alla Camera, gliene mancano otto, ma non credo che a Berlusconi manchino i mezzi per rilevare qualche quaquaraqua, in mezzo a quelle braccia strappate all'agricoltura.

lunedì 26 luglio 2010

La FIAT serba.

Marchionne ha annunciato che sposterà la produzione della Multipla da Torino Mirafiori ad uno stabilimento serbo. I dipendenti torinesi sono ovviamente molto allarmati, giacché Mirafiori non potrà sopravvivere con la sola Mito. Marchionne incolpa i sindacati di mettergli i bastoni tra le ruote, ma a Pomigliano CISL e UIL gli sono venuti incontro. Marchionne cerca una scusa per sbaraccare, è evidente. Se non avessimo una classe politica così scalcinata, eviteremmo di sentire in tv dei commenti a dir poco insipidi. Purtroppo quella classe politica l'abbiamo eletta noi, e nel popolo bue ci sono troppi che non distinguono un telegiornale da una telenovela. Questo è il momento giusto per costruire auto elettriche in stabilimenti di Stato. L'auto elettrica c'è già: i muletti elevatori e le macchinine che raccolgono le palle da golf. Per le strade circolano le minicar, che sono anche peggio. Potremmo farla pagare a Marchionne, proibendo la circolazione in città ai mezzi a combustione interna. Potremmo ricaricare quasi gratis le auto elettriche, mediante pannelli fotovoltaici, almeno d'estate. Ma con la classe politica e sindacale che abbiamo, possiamo solo sperare in un miracolo. Marchionne è un canadese che lavora per la famiglia Agnelli, annessi e connessi. Gli Agnelli di oggi non sono innamorati delle auto, come gli Agnelli di ieri. Quelli di oggi sono innamorati dei soldi che hanno ereditato, e che consentiranno loro di oziare per numerose vite. Se ai datori di lavoro di Marchionne converrà chiudere la FIAT in Italia, la FIAT chiuderà senza problema alcuno. La crisi economica non è finita, e ci sta venendo addosso come un rullo compressore.

martedì 20 luglio 2010

FURBATE ELETTORALI

Cota è stato eletto presidente della giunta regionale del Piemonte, ma il TAR ha accettato il ricorso di chi affermava che l'elezione in oggetto fosse stata viziata da firme false. Risultato: verranno riviste molte schede elettorali, ma non tutte. Dato il modo di lavorare degli italiani, per fare una verifica di questo tipo occorrerà un sacco di tempo. Credo che tutti gli abitanti dei paesi civili non si stupiscano più di quanto siamo arretrati. Qui si tratta di arretratezza tecnologica, ma anche procedurale. Cosa significa firme false? Vuol dire che nessuno si prende la briga di associare gli scarabocchi ai codici fiscali, e magari chiedere conferma via e-mail. Basterebbe verificare, nel giro di uno o due giorni, se i veri sostenitori di una lista siano quelli che risultano dalle firme. Popolo peggio che bizantino! Come è possibile che si debba attendere che qualcuno riguardi le scartoffie per verificare chi sia il presidente del Piemonte? Spero che, se dovessero accertare l'esistenza di firme false, qualcuno finisca in galera, compresi quelli addetti alla validazione. Detto ciò in premessa, visto che siamo del 2010 sarebbe il caso di pensare ad un diverso sistema di voto. Ad esempio mediante posta elettronica certificata, o le istituzioni e la maledetta burocrazia dubitano anche di se stesse? Moltissima gente non ha la posta certificata, ma neppure la posta elettronica normale, in troppi casi non hanno il computer. Signori cari: non possiamo rimanere nelle caverne solo perché ci sono troppi pesi morti che non sanno usare il computer. Lo si dice continuamente che questa è l'era del computer. Forse dire "era" è eccessivo, ma di certo non si può più prescindere dall'informatica. Tutti quelli che non ci arrivano o non ci vogliono arrivare farebbero meglio a rinunciare al voto: i loro cervelli sono troppo fuori sincrono. La massa bue che vota con la matita era sopportabile nell'Italia agricola o degli anni cinquanta e sessanta. Ora basta! Scendere dalle piante si deve perché il terzo millennio è iniziato da dieci anni. Altra furbata elettorale che mi sento di proporre è quella di votare in base alla contribuzione. In pratica: uno che guadagna trentamila euro, e paga le tasse adeguate, deve esprimere un voto che abbia un peso proporzionale a quanto lui contribuisce al mantenimento delle istituzioni. Chi ha un reddito di cinquantamila, e paga le tasse, conterebbe di più di uno che abbia un reddito inferiore. Questo sistema stanerebbe gli evasori fiscali, e toglierebbe ogni potere agli attuali elettori privi di reddito. Se non pagano, perché dovrebbero decidere? Tutto ciò non è democratico? La definirei piuttosto una società per azioni! Come mai abbiamo una classe politica cialtrona? Per il semplice fatto che il voto del nullafacente e del criminale vale esattamente quanto quello dell'esimio professore, o di un altro lavoratore meno esimio ma altrettanto indefesso. A pensarci bene il suffragio universale pare una proiezione del cattolicesimo, o del catto-comunismo. Un farsi del male, dando soverchia importanza alle opinioni di qualunque demente frequentatore di osteria. Il catto-comunismo è sfascista per definizione, e lavora sempre contro e mai a favore. La furbata elettorale che ho appena descritto, accoppiata al voto mediante posta elettronica certificata, taglierebbe fuori casalinghe a reddito zero, che tanto non seguono un telegiornale da decenni. Se si votasse in base alla contribuzione IRPEF, i lavoratori dipendenti (quelli che le tasse le pagano fino all'ultimo euro) conterebbero finalmente qualcosa politicamente parlando. Se i bottegai continuassero a dichiarare redditi ridicoli, il loro peso elettorale ne subirebbe grande ridimensionamento.

venerdì 25 giugno 2010

L'AVESSIMO COMPRATA VERAMENTE...

Il senatur aveva detto che la nazionale italiana avrebbe comprato il passaggio agli ottavi di finale dei campionati mondiali di calcio. Il giorno dopo Bossi ha però rettificato il tiro, aggiungendo che secondo lui la nostra squadra avrebbe passato il turno grazie ad un gol a zero. Dopo il primo gol della Slovacchia, alcuni hanno pensato che i nostri avversari non li avessimo pagati abbastanza. Forse si erano offesi, per il nostro maldestro tentativo di risparmiare sulla mazzetta. Dopo il loro secondo gol, tutti abbiamo capito che Vittek (indisturbato autore di ambedue le reti) non aveva preso un euro. Vittek è un marcantonio alto centonovantadue centimetri, marcato da nessuno in particolare. Un attaccante meno che trentenne, che ha giocato in Germania, ed ha vinto il premio come miglior calciatore slovacco. Ma Lippi probabilmente non sa accendere il computer, figuriamoci consultare Wikipedia. Vedendo giocare gli slovacchi, l'ipotesi della compravendita della partita si è quasi subito sgonfiata. Peccato: per come è andata a finire, avremmo sofferto meno se veramente avessimo sborsato una cifra adeguata a supplire l'incapacità criminale degli azzurri. Il terzo gol gli slovacchi ce lo hanno fatto saltando il portiere, come fosse una statua di sale. Alla fine i nostri milionari in azzurro si sono accorti che avrebbero potuto essere defenestrati con disonore dal mondiale. I nostri calciatori sono notoriamente noti per la lucidità mentale. I due gol degli azzurri hanno dimostrato che dieci o quindici minuti sul campo riescono ancora a giocarli. Calderoli ha rigirato il coltello nella piaga, spiegandoci che in Italia ci sono troppi stranieri. Lo diceva in generale, ma di sicuro nello specifico si riferiva al calcio. Noi italici piagnoni importiamo attaccanti, difensori, portieri, centrocampisti ed allenatori. La nostra squadra più in forma si chiama Inter, o meglio "Internazionale", perché l'unico italiano è più scuro di Obama. Non coltiviamo più i vivai calcistici, e mandiamo ai mondiali delle larve, che vengono sbattute fuori al primo turno, avendo altresì l'accortezza di arrivare ultime nel girone. Tra l'altro, nel nostro girone non c'era il Brasile, o la Germania, o l'Argentina, o il Portogallo, o il Cile, o la Spagna. Per come hanno giocato, ci avrebbero massacrato pure i giapponesi, gli olandesi o i sud coreani. Ci rimane da sperare solo che la Slovacchia arrivi in finale, così da poter dire di essere stati buttati fuori dai campioni del mondo, o quasi. Lippi ha lasciato a casa Cassano, Balotelli e Totti, perché non li riteneva all'altezza. Meglio per loro, che così non sono stati coinvolti nel massacro.

mercoledì 23 giugno 2010

FURBI, NON INTELLIGENTI

Potendo scegliere, l'italiano preferirebbe essere furbo, piuttosto che intelligente, perché l'intelligente studia troppo, perde la vista, è affetto da mal di schiena, e forse non guadagna in proporzione allo sforzo profuso. Il furbo invece si fa notare fin da piccolo, a scuola, perché è quello che evita le interrogazioni più difficoltose, e raggiunge la promozione con uno sforzo minimo. Il più furbo tra i furbi è il calciatore, che guadagna come mille operai, ed il più delle volte non ha neppure la licenza media. Altri furbi sono quelli che delinquono senza farsi arrestare, oppure se la cavicchiano anche in carcere. In Italia abbiamo intere regioni popolate da furbi. Se non ci fosse lo Stato, andrebbero a fondo, ma non succederà finché sarà possibile mercanteggiare i consensi elettorali. Il Veneto ha un credito di imposta, che tutti gli anni consentirebbe di costruire un ponte sullo stretto di Messina. Visto che di ponti sullo stretto di Messina non ne hanno costruito neppure uno, viene da chiedersi che fine facciano quei soldi. La risposta è semplice: si continua a dire che al sud non ci sono posti di lavoro, ma la gente deve pur mangiare. Per cui lo Stato, grazie al Veneto, alla Lombardia, all'Emilia-Romagna, mantiene torme di nullafacenti. Potrebbero, a dire il vero, cercare il lavoro fuori dalla loro regione, come hanno fatto molti loro amici e parenti, ma è molto più comodo piangere miseria, e farsi mantenere dalla collettività. La Fiat ha chiuso il suo stabilimento in Sicilia, e non è una bella notizia, perché da quelle parti gli stabilimenti non spuntano certo come funghi. Marchionne ha minacciato di fare lo stesso con Pomigliano d'Arco; per importare la produzione della Panda, chiede solo un potere quasi assoluto sul personale. Si accontenta di poco, ma uno degli aspetti collaterali dell'essere furbi è la scarsa qualificazione professionale. E se il tuo lavoro lo sanno fare tutti, pure in Polonia, su quale base pensi di poter contrattare? L'italiano è furbo, o crede di esserlo, anche nelle questioni calcistiche. In occasione di ogni mondiale, ci dobbiamo sorbire riflessioni sul risultato utile minimo. I nostri fanno bene a cercare l'uno a uno, o l'uno a zero: non devono mica sciupare energie! Ci si chiede, sfottendoli, come mai gli altri cerchino la goleada. Un commentatore televisivo ha addirittura avuto il coraggio di sparlare del sette a zero, inflitto dal Portogallo alla Corea del Nord. Ha detto che fare tutti quei gol configura una mancanza di buon gusto! Come prevedibile, gli hanno fatto notare che la differenza reti aiuta a qualificarsi. Il commentatore televisivo credeva di essere furbo, e sosteneva l'opzione del risparmio delle energie. Noi in Italia siamo talmente furbi da essere soci del club PIGS, composto da Portogallo, Italia, Grecia e Spagna, e non stiamo parlando di calcio. I PIGS sono i paesi europei con il massimo debito pubblico: pesi morti per il resto dell'Europa. Per anni ci siamo ritenuti furbi indebitandoci ben oltre il prodotto interno lordo. Ora però l'Europa ci ordina di adeguarci alla crisi, e noi dobbiamo farlo. La nostra manovra correttiva ci sconvolge enormemente, ma i tedeschi, che non ci tengono ad essere furbi, ne hanno predisposta una molto più impegnativa. Forse perché loro hanno risolto il problema della contrapposizione tra furbo ed intelligente, preferendo il secondo.

sabato 5 giugno 2010

Quei chiaccheroni degli americani

Il telefilm "Numbers" racconta le avventure di un matematico, che risolve crimini strampalati, utilizzando teoremi ancora più strampalati. I poliziotti di CSI adoperano vere diavolerie informatiche, che noi italiani dubitiamo siano in dotazione ai nostri sbirri. Dubitiamo altresì che i nostri sbirri sarebbero in grado di adoperarle, se le ottenessero. Sappiamo che le agenzie di intelligence americane sono numerose, quasi innumerevoli, sempre in competizione. Però loro, gli americani USA, nei film riescono quasi sempre a mettere d'accordo spionaggio e controspionaggio. Gli statunitensi ci appaiono ultra-cervellotici, perché hanno Microsoft, Apple ed anche Intel. Noi avevamo l'Olivetti, ma i politicanti l'hanno affossata. Gli americani ci hanno abituati a personaggi, uomini e donne, che, invece di andare a lavorare in fabbrica, si occupano di moda. Viene quasi da pensare che oltre oceano tutti vivano in villette, con giardino e macchinone. Poi però Obama si è arrampicato sugli specchi, per estendere l'assistenza sanitaria a molti quasi indigenti. Segno che non tutti da quelle parti hanno grossi conti in banca, specie dopo la crisi, che li ha martellati come e più di noi. Dobbiamo purtroppo dubitare che la cervelloticità americana si fermi ai film ed ai convegni, perché purtroppo proprio non riescono a tappare la falla che sputa fiumi di petrolio. Nessun matematico o fisico pare in grado di formulare un teorema adeguato. Ma la mazzata più grossa l'hanno subita quando quattro zingari di terroristi hanno abbattuto le torri gemelle. FBI e CIA non si erano parlati e capiti. Così alcune migliaia di persone ci hanno lasciato le penne nel più grosso attentato terroristico di tutti i tempi. Essere troppo cervellotici nei film non produce danni, ma nella realtà sarebbe meglio lasciar perdere la finanza ed i teoremi, perché la vita reale richiede interventi concreti.

giovedì 3 giugno 2010

IL POPULISMO VISTO COME DEGENERAZIONE DELL'INTELLIGENZA UMANA

Il populismo russo risale alla metà del diciannovesimo secolo, e si basa sul presupposto che il popolo in quanto tale rappresenti al meglio l'essere umano. Basta viceversa osservare come si comporta una massa per dedurre l'esatto contrario: l'aggregazione premia gli istinti più bassi. Non capita che una massa umana elegga spontaneamente il più saggio tra i propri componenti. Una massa umana, come qualsiasi aggregazione animale, si lascia condurre dal più forte e spietato. Democrazia significa potere al popolo, ma nessuno sano di mente darebbe veramente potere a quelli che urlano di più, e conducono a calci quelli che urlano di meno. Dittatura del proletariato significava collocare una classe numerosa a capo di una classe molto più esigua. Non è mai esistita la possibilità di mangiare in mille, vessando tre o quattro persone. La dittatura del proletariato è sempre stata dittatura e basta. Dittatura in nome del proletariato, sul proletariato e sulla borghesia. Un dittatore spietato, un monarca a vita, un sanguinario che faceva uccidere chiunque gli desse fastidio, a cominciare dagli ex amici. La democrazia potrebbe essere un punto d'arrivo: una sistema di governo delle risorse comuni, applicato a persone uniformi dal punto di vista dell'istruzione e della morale, prima ancora che dal punto di vista economico. Chi non vuole sentire parlare di capi è un cretino totale! In qualsiasi aggregazione emerge un capo branco, sia esso cane, uomo o volatile. Forse la monarchia non è così negativa come ce la dipingono i benpensanti attuali. Il re dovrebbe essere una sorta di distillato di buone qualità. Uno che è più potente di tutti i suoi sudditi, ma non li tartassa per il gusto di farlo. Il re deve essere rigido nell'applicare la legge, perché a nessuno piacciono i deboli. Sfortunatamente gli umani non sono riusciti ad incrociare proficuamente gli individui, per ottenere dei soggetti veramente superiori. Siamo riusciti ad ottenere dei super cani e dei super cavalli, ma non dei super uomini. Il re potrebbe comunque essere uno che, come nelle monarchie europee, si limita a rappresentare la patria, facendo il super partes. In Italia non abbiamo il re, ma siamo costretti ad inventarci un super partes diverso ogni sette anni. L'unico modo di contenere la naturale stupidità di un numero preoccupante di umani è quelli di fare votare il popolo solo per cariche che detengano poco potere. Per individuare sindaci, presidenti di regione e ministri si dovrebbe ripiegare sul voto indiretto: fare votare solo quelli che sono stati eletti dal popolo. In questo modo certe capre non avrebbero voce in capitolo per l'elezione dei parlamentari, ma neppure per l'elezione dei sindaci, degli assessori e dei presidenti di provincia e regione. Berlusconi piace più di Prodi perché è un capo branco. Prodi cercava di convincere gli italiani, ma non aveva la stoffa. Berlusconi ci riesce, perché nella sua maggioranza non c'è alcun D'Alema a fargli ombra. Fini ha perso la possibilità di dire la sua quando ha sciolto AN, invece di trasformarla in una corrente di Forza Italia. Berlusconi è un maschio alfa, che non permette ad alcun altro maschio alfa di orinare nel suo prato. Si tratta di spartizione di potere, non di giusto o sbagliato, morale o immorale. Non esiste diritto senza forza. In natura c'è solo la forza bruta; tra gli umani ci sono anche le chiacchiere, ma quando sono troppe si rimpiange l'uomo forte.

domenica 9 maggio 2010

Meno male che c’è area democratica

L'area democratica del Partito Democratico si è riunita perché Fassino e Franceschini hanno capito di avere perso le elezioni! Meglio tardi che mai. Si sono accorti di aver altresì perso gente, strada facendo. Gente abbastanza famosa, e gente comune. Ora vorrebbero invertire il corso degli eventi, proponendo qualcosa, tanto per cambiare. Fassino e Franceschini intendono spronare il segretario Bersani a togliere le mani dalle tasche. Mentre i media impallinano Scaiola, Bertolaso e Bondi, e questi risentono del colpo ancor prima di essere indagati, il Partito Democratico non ne trae alcun vantaggio. Anzi: a livello locale, i politicanti sconfitti non accettano di prendersi le responsabilità della loro disfatta. Franceschini fa il tifo per Fini, dimostrando di non aver capito un piffero. Fini rimane un nemico, ed il centro-sinistra la deve piantare di raccontarci come dovrebbe essere fatto il centro-destra. Fassino e Franceschini parlano di cambiare passo, e di occuparsi di edilizia popolare e di lavoro. Peccato che i due, in quanto benestanti a nostre spese, non siano attendibili per tutto ciò che concerne edilizia e lavoro: non hanno alcun problema a comprarsi una casa, e di lavoro vero ne hanno sempre fatto poco. Cosa interessa a quei chiacchieroni di professione della speculazione finanziaria, che ha affossato il più debole dei paesi dell'Unione Europea? L'area democratica del PD ha per caso una ricetta per evitare che facciamo la fine della Grecia? Tra un'autocelebrazione e l'altra, quelli che nel PD si sentono più propositivi potrebbero dirci come mai la cancelliera tedesca è stata bastonata dagli elettori, dopo aver detto sì agli aiuti alla Grecia. Mentre quei provincialotti di Franceschini e Fassino badavano ad incantare i pochi fedeli rimasti, i politici british, da sempre più internazionali dei nostri, fiutavano puzza di bruciato, e dicevano no agli aiuti alla Grecia. Cari Fassino e Franceschini, ciò che dovreste fare per l'Italia è mollare la sedia, che da anni scaldate, introitando soldi che non meritate di certo. I politici europei, americani, cinesi e russi dimostrano tutti di disporre di una visione delle cose che trascende di molto le possibilità degli scaldasedie nostrani. L'Unione Europea emetterà bot per salvare l'euro, e quei due della corrente democratica ce li sfraganano parlando e riparlando del “partito”. Se la Fiat non riporta qualche produzione in Italia, chiuderà anche Pomigliano d'Arco, ma Fassino e Franceschini ci parlano genericamente di “lavoro”, come se sapessero di cosa si tratta.

venerdì 7 maggio 2010

QUADRI E FUNZIONARI

I quadri sono quei lavoratori collocati in posizione intermedia rispetto ad operai e dirigenza. Ricevono una retribuzione almeno doppia rispetto agli operai, ma la loro fedeltà alla ditta deve essere pressoché cieca. Devono essere ben disposti a fermarsi oltre l'orario, ed a rientrare in azienda con un breve preavviso. In pratica, i quadri sono sempre disponibili, o quasi. Le ditte li selezionano accuratamente, perché di solito meritano lo stipendio che percepiscono. I funzionari sono un'altra cosa: parliamo di enti pubblici, quindi ogni eccezione alla regola è pagata a parte. In più il funzionario fa sovente carriera grazie ad un partito, quindi non è detto che sappia lavorare. Il funzionario può permettersi di vendere fumo, il quadro no. Il funzionario è un passacarte, come il quadro, ma il quadro impara in fretta ad essere operativo in tempi brevi, ed a risolvere i problemi. Altrimenti sloggia. Difficile fare sloggiare un funzionario; è più probabile che faccia carriera, e diventi dirigente, grazie al partito politico di cui sopra. I funzionari nella contrattazione collettiva sono riusciti molto abilmente ad erodere una corposa fetta dei premi di incentivazione: sono le cosiddette posizioni organizzative. Il funzionario privo di posizione organizzativa svolge mansioni da impiegato, anche se in possesso di diploma e laurea. Il quadro può anche essere solo diplomato, ma deve dimostrare costantemente di non aver comprato il suo attestato di maturità. La Fiat ora probabilmente proporrà ai lavoratori di Pomigliano d'Arco di lavorare come dei quadri, pur pagandoli come operai. A quelle condizioni: flessibilità quasi assoluta, la produzione della Panda potrebbe tornare in Italia. Dovesse succedere, il governo di centro-destra ne trarrebbe un apprezzabile bonus dal punto di vista dell'immagine. I sindacati, data la congiuntura economica decisamente sfigata, devono avallare la richiesta della Fiat, ed accettare che gli operai di Pomigliano d'Arco facciano i quadri senza esserlo. Ci saranno aumenti di stipendi, sulla base degli straordinari effettivamente effettuati, perché la Fiat pensa al prodotto vendibile, a differenza degli enti pubblici. Incluse le aziende fasulle, ad esempio quelle sanitarie.

sabato 1 maggio 2010

LE RIFORME: CHI NE PARLA E CHI LE REALIZZA

Quando i politicanti del centro-destra o del centro-sinistra, o dell'UdC, o dell'IdV, vogliono cercare di imbambolare il pubblico, parlano di riforme. Questa sembra essere la parola magica: “riforme”. Significa tutto o niente, ma visto che siamo in Italia significa poca roba. Questo è infatti un popolo di gran chiacchieroni. C'è gente che, a forza di chiacchiere, è stata buttata fuori dal parlamento: i rifondaroli ed i loro amichetti più o meno rossi, più o meno verdi. Siamo un popolo di chiacchieroni, infatti in parlamento abbiamo quasi novecentocinquanta soggetti, che per professione di fede, peraltro strapagata, parlano, parlano e parlano. Per ogni sessantamila abitanti, c'è un parlamentare, che si parla addosso. Poi ci sono sindaci, presidenti di giunte, consigli comunali, provinciali, regionali, e finanche di circoscrizione. Tutti che parlano di riforme, senza sapere cosa stanno dicendo di preciso. Le riforme in Italia sono come il ponte sullo stretto di Messina: se ne parla da oltre sessanta anni, e non certo gratis. Mentre noi parlavamo del ponte sullo stretto di Messina, francesi e britannici hanno costruito un tunnel sotto la Manica, che è decisamente più lungo, decine di volte più lungo del ponte che peraltro non c'è ancora. Ci sarà? Lo faranno? Finora si è detto: non facciamolo, perché la Sicilia deriva. A quest'ora la Sicilia sarebbe dovuta arrivare in Africa. Si vede che, se si muove, lo fa molto, molto lentamente. Ma, bando alle italiche ciance, e parliamo di chi le riforme le ha promesse e le sta realizzando: Obama. Quasi contro tutti, è riuscito ad imporre una riforma della sanità, che garantisce l'assistenza a moltissimi poveri. Forse non a tutti, ma è un gran passo avanti. Gli americani, che hanno eletto a gran voce Obama, adesso lo criticano. Perché gli americani sono strani: se non fanno due o tre guerre contemporaneamente sono tristi, sanno di essere grassi, ma mangiano come maiali, detengono tutti due o tre mitragliatori pesanti, per difesa personale. Ora Obama vuole andare all'attacco delle fottute banche, super-banche, che hanno innescato la crisi economica, concedendo mutui a chiunque. Obama, se avesse tempo, sistemerebbe anche la Grecia, che ha giocato con i titoli più tossici disponibili, ed ora ci piange addosso. In Grecia, i dipendenti pubblici hanno sedici mensilità; forse sarà ora che si accontentino di quattordici. Obama è troppo forte, ma ora qualcuno dubita che sia americano: troppo scuro di pelle? Lo avessimo noi un Obama. Noi abbiamo Berlusconi, Fini, Casini, Bersani, D'Alema, Di Pietro e tutta la masnada dei masnadieri di tutti i partitini e partitoni. Tutti a parlare di riforme della Costituzione, ma anche contro la riforma della Costituzione. Calderoli ha fatto fuori tonnellate di leggi, ma ne abbiamo ancora diecimila. Trovate qualcun altro che abbia diecimila leggi! Quella di Calderoli è stata l'unica riforma concreta, ma quasi nessuno se ne è accorto. Potremmo eliminare le province, ma i partiti non possono rinunciare a tutti quei posti di potere, che si tramutano in voti. Chi vuole veramente eliminare le province? Nessuno! Come la TAV: chi è veramente favorevole, e chi è veramente contrario, a parte quelli che non vogliono che i nuovi treni attraversino i loro salotti e le camere da letto? I politicanti italiani sono favorevoli e contrari a tutto, nello stesso momento. Chi vuole il federalismo fiscale? La Lega di sicuro, ma a chiacchiere non è che il PD sia contrario. Allora come mai non lo realizzano? Nel frattempo, continuiamo a buttare soldi per pagare i consigli provinciali, a fare quelle stupide dichiarazioni dei redditi, modello 730, a pagare il campeggio perenne agli zingari, a dipendere dalle lune di Marchionne, e tante altre stupidate. Perché dichiarare proprietà e redditi già noti all'agenzia delle entrate? Perché non ci scontano alla fonte i mutui, gli scontrini e gli altri oneri deducibili? Perché questo popolo bizantino cerca di fregare il prossimo, pretendendo che tutti conservino qualunque scarabocchio? Tutto per la soddisfazione di multare il contribuente a distanza di anni. Giova ricordare che, dopo la Grecia, il Portogallo, la Spagna e l'Irlanda, siamo soci privilegiati del club degli euro-sfigati. Termini Imerese tornerà ad essere un paesino nel deserto, e tutti (eccetto quelli che ci abitano) se ne fregano. Lo Stato non potrebbe costruirci motocicli, motorette, motozappe e motoseghe? Lo Stato imprenditore è defunto da decenni, ed è stato sostituito dallo Stato dei rubagalline, di quelli che partecipano ai convegni, di quelli ai quali paghiamo pure il portaborse, di quelli che comprano a prezzi scontati immobili nel centro di Roma.

mercoledì 21 aprile 2010

UN EYJAFJALLAJOEKULL PICCOLO PICCOLO

Quel personaggio fin troppo freddo e precisino, post-fascista al punto di essere un difensore ad oltranza dei “migranti”, ci ha messo due anni a capire che Berlusconi gli ha tirato un pacco. Con quel suo faccino sempre abbronzato, con quel suo presenziare a tutti i convegni, sensati o insensati che siano, con quell'aria da “terza carica dello Stato”, ha quindi cercato lo scontro frontale con il cavaliere. Forse Fini dopo due anni ha capito che Bossi ha fatto bene a non far confluire la Lega in Forza Italia. Forse ha finanche capito che il PdL è Forza Italia. AN si è sciolta, Forza Italia no: ha solo cambiato nome. Queste cose, che quasi tutti gli italiani avevano già capito da tempo, forse ora le ha capite anche Fini. Ha capito di avere barattato un partito neppure piccolo con una carica istituzionale, con la quale ci può fare la birra, perché in Italia conta la politica, non le istituzioni. Bossi non è confluito, ma ha stravinto al nord, a volte battendo il PdL. E Berlusconi lo elogia, dicendo “è il mio solo alleato”. Ma se il senatur è il solo alleato fidato, il buon Gianfranco cos'è? Un maggiordomo, un usciere? Dopo aver sciolto AN, ora Fini vorrebbe rigenerarla, ma l'annessione politica funziona come l'interruzione della filiera del freddo per i surgelati: dopo non li recuperi più. Se Fini andasse a far la spesa, e non ci mandasse la servitù, saprebbe che, se lasci scongelare i gelati, poi li mangi sfatti o li butti. Ma lui non va a far la spesa, ed allora ha convocato tutti i suoi ex tirapiedi. Una cinquantina di loro ha teso il braccio in un saluto romano al ducetto bolognese. Altri settantacinque hanno invece adoperato le mani per gesticolare in maniera molto meno accondiscendente. Tra questi settantacinque, ci sono, sfortunatamente per Fini: La Russa, Gasparri, Matteoli ed Alemanno. Mica roba piccola. Hanno detto che di fare un partito nel partito non se ne parla; ed inoltre hanno promesso che il numero dei lealisti salirà a cento. Che percentuale avrebbe allora Fini nel PdL? Forse meno del 15%. In più, i cinquanta fedeli al ducetto bolognese rischiano serie ritorsioni. A dire il vero pure lui rischia di ritrovarsi ex presidente della Camera. O crede di brillare di luce propria? I suoi ex colonnelli hanno capito da tempo che Berlusconi è più forte. Fini non può tornarsene dalle vacanze tutto abbronzato, per dirci che quell'altro è un dittatore. Berlusconi piace agli italiani ed alle italiane perché non è cervellotico, ma non è certo fesso. Non è un politico di professione, a differenza di Fini, D'Alema, Fassino, Bersani, Casini e tanti altri. La gente odia i politici di professione più di quelli che non si presentano ai processi, perché la gente non ama smodatamente neppure i magistrati. Altrimenti Di Pietro sarebbe premier. Berlusconi ha messo qualche soldino da parte, ma chi non lo avrebbe fatto al posto suo? C'è qualche politico da porre sul piedistallo, quale simbolo dell'onestà, della giustizia e della torta di mele della mamma? C'è qualche parlamentare che non abbia fatto fortuna, rubando quei diciassettemila euro al mese, oltre al resto? Berlusconi piace quasi a tutti, Fini quasi a nessuno: non c'è battaglia. A Gianfranco conveniva fare il bravo, e continuare a fare il presidente della Camera. Piace a pochi, e tra questi pochi ci sono degli strani sinistrorsi, progressisti salottieri e borghesi, passacarte pigiatasti, mai lavorato in fabbrica, che hanno votato contro il centro-sinistra, perché odiavano ed odiano Berlusconi! Si può essere più scemi?

martedì 20 aprile 2010

LE COSIDDETTE ESTERNALIZZAZIONI

Non lavorassimo alle Molinette, proveremmo disagio e disappunto nello scoprire, transitando davanti ad un’edicola, che a carico del nostro direttore amministrativo sia già stato aperto il secondo fascicolo in Procura. Ma alle Molinette la Finanza è di casa, al punto che molti pensano sarebbe il caso di ospitarli in pianta stabile. Risparmierebbero un sacco di chilometri. Poi leggiamo sulla rassegna stampa che questa volta si tratta dell’appalto Gemeaz, e ci atteggiamo a quelli che se lo aspettavano che prima o poi qualche personaggio illustre sprofondasse in quella palude. Quelli di noi che hanno più di dieci anni di servizio ricordano la “nostra” mensa, e si chiedono ancora come mai sia stata appaltata la ristorazione. Non si mangiava tanto male, era gestita dall’azienda, e ci saremmo evitati di strapagare quella palazzina. Non era il caso di esternalizzarla, ergo: si sente ancora adesso odor di mazzette! A dire il vero potevamo fare a meno anche del parcheggio multipiano, ma destra e sinistra lo hanno voluto fortemente. Forse ci ha guadagnato solo la GTT. Non gli alberi che sono stati abbattuti, non gli ammalati che non hanno più un giardino, neppure i giardinieri che sono stati a loro volta dismessi. Prima parcheggiavamo in mille, sotto gli alberi. Ora c’è la coda in entrata, come se ci fossero i saldi tutti i giorni. Non ci stupiamo che la ditta appaltatrice cambi continuamente nome, né che faccia finta di avere un contenzioso con le Molinette, che finge di averne uno di pari entità monetaria con la ditta. Questo sistema di esternalizzazioni selvagge assomiglia alla calciopoli secondo Moggi: tutti “interessati” al business, quindi tutti colpevoli o tutti innocenti. Il punto è che, se nessuno finisce in gattabuia, viene da pensare che il delitto renda. Però, alla fine del ragionamento, consideriamo altresì i posti di lavoro che la ristorazione appaltata comporta. Le poverine si trovano a dipendere da una ditta mutaforma, che potrebbe a sua volta avere dei “problemi” con la giustizia. La nuova sanità regionale dovrebbe quindi farsi carico delle situazioni nelle quali nessuna ditta esterna si offra di subentrare alla Gemeaz di turno nelle esternalizzazioni in corso.


mercoledì 7 aprile 2010

MOLINETTE: NON SOLO MAZZETTE

I trapianti di cuore, fegato e rene, eseguiti con successo alle Molinette, durante il week end di Pasqua, ci rammentano che l’ospedale è per prima cosa un posto dove ci si reca quando si sta male, e dal quale si spera di uscire vivi e magari guariti. Secondariamente, l’ospedale è un centro di potere, pieno di passacarte, con alcuni abusatori d’ufficio ed arraffatori di mazzette. Sorprende favorevolmente che, mentre quasi tutti si abbuffavano vergognosamente, come per prepararsi al letargo invernale, alcuni medici, infermieri e tecnici abbiano lavorato per molte ore, salvando delle vite umane. Vuol dire che nel marasma molinettiano, che costa cifre inverosimili alla collettività, esistono ancora medici, infermieri e tecnici che fanno il loro mestiere. Temevamo che gran parte dei medici si fosse completamente votata alla politica, alla ricerca spietata di collocazioni di potere. C’è gente che i partiti li ha girati tutti, sperando di imbroccare quello buono. Avevamo paura che quasi tutti gli infermieri ed i tecnici facessero il possibile per accedere alla categoria Ds, per allontanarsi sempre più dalle loro onorate professioni. Ci permettiamo quindi di suggerire a chi verrà alle Molinette, come prossimo direttore generale, di considerare che la nostra mission è quella di guarire la gente, bene ed in fretta. Tutto il resto è chiacchiera da burocrati. Dobbiamo ridurre i tempi d’attesa, non complicare gli affari semplici. Rendere nuovamente scorrevoli le procedure che i dirigenti hanno voluto ingarbugliare, per giustificare la loro esistenza in vita. Tagliare drasticamente tutte quelle boiate che si chiamano dipartimenti, e servono principalmente a pagare di più un tot di direttori. Ridurre all’osso le strutture complesse, dato che quelle che lo sono davvero ammontano a cinque o sei. Le altre producono un sacco di fumo, per depistare gli inseguitori. Spiace veramente molto notificare a decine di direttori e dirigenti che, in una organizzazione seria, loro potrebbero al limite lavorare in staff con la direzione generale. Aumentiamo gli incentivi ai cinquemila o seimila non mariuoli delle Molinette, azzerando quell’ottantina di posizioni organizzative che il nostro amato dottor Giunta ha posto in essere in anni di indefesso lavoro.

giovedì 18 marzo 2010

TRADOTTI NELLE PATRIE GALERE

48 milioni di appalti taroccati, e loro cadono dalle nuvole! Quando si dice "punta dell'iceberg"! L'indagine è partita con la mazzetta da 52mila euro, ma ora si scopre che quello che stava sotto era mille volte tanto! Giunta, Galanzino e C. su quale albero si trovavano, mentre Chiaro "movimentava"? La collettività strapaga la cosiddetta "direzione strategica" perché sia responsabile di ciò che avviene nella cosiddetta "azienda", non perché si stupisca e s'indigni. Noi possiamo indignarci, loro dovrebbero vergognarsi! Galanzino ci costa 231mila euro annui, per deliziarci con le sue infelici dichiarazioni alla stampa ed alla tv: "è il migliore ufficio tecnico con il quale io abbia avuto a che fare"! Chissà gli altri!! Giunta e Davini ci costano 368mila euro l'anno; il collegio sindacale, che vigila attentamente su tutte le delibere e le determine, ce ne costa 98mila. Tutti assieme ci costringono a sborsare 700mila euro ogni anno, per sentirci dire "ci ha traditi tutti"? Questa sarebbe un'azienda? Ci vengono a raccontare che nessuno si era accorto della puzza di bruciato. Il minimo che possiamo consigliare alla direzione strategica è di cambiare mestiere. Lungi da noi difendere Chiaro, ma direttori di grado pari e superiore al suo non potevano non sapere. Ci sono state segnalazioni in tempo utile, da parte di chi era preposto a segnalare? Cosa si intente per "paletti" aggirati da Chiaro. Piantiamola di raccontarci frottole: non ha fatto tutto da solo. Ai tempi di Odasso, pagarono solo lui e Rosso, mentre gli altri ne uscirono a testa alta: questa non è mafia, è peggio! Nel 2006, fecero fuori la Tabasso, per lasciare tutto in mano a Chiaro. La fecero fuori con una campagna di stampa, orchestrata da una ben definita parte politica. Forse perché la Tabasso mangiava e faceva mangiare pochissimo sulla legge Merloni (progettisti interni fasulli).

venerdì 12 marzo 2010

MAZZETTE DI DESTRA E DI SINISTRA


La ricomparsa della Finanza alle Molinette ci rassicura sul fatto che la Procura di Torino non sia in mano alle “toghe rosse” di berlusconiana definizione. La Procura organizza visite alle Molinette almeno dai tempi di Odasso, quindi riserva medesima attenzione alla destra ed alla sinistra. Sebbene definire “di sinistra” certi soggetti produca un massiccio rivoltarsi nelle tombe di antichi compagni. "Abbiamo usato 5mila euro della manutenzione per finire l'asilo nido destinato ai figli dei dipendenti", dice Galanzino. Peccato che solo dirigenti e medici possano permettersi di pagare quella retta mensile, che tra l'altro è appena aumentata. Alla faccia del compagno! "Ma questo ufficio tecnico resta il più efficiente che abbia mai visto all'opera nella mia lunga carriera". Probabilmente anche la Procura e la Finanza la pensano così, per quel che concerne "all'opera" ed "efficiente". Come spiegare l'operaismo al contrario, che induce un'amministrazione sinistrorsa a lasciare che gli operai si estinguano? Ci è giunto un suggerimento, che sottoscriviamo: con il milione di euro speso per rimuovere l'amianto dal sottotetto del S.Vito, si potevano assumere dieci operai per quattro anni, e risparmiare svariati milioni. Evidentemente però la parola d'ordine del politicante di ogni tinta è spendere; tanto i debiti saranno ripianati dai contribuenti. Galanzino dovrebbe sapere che alla SC Tecnico “progettano” anche la manutenzione, ed i progettisti non sono mai meno di sedici alla volta! La manutenzione si programma semmai, ma progettarla addirittura? A proposito di appalti mazzettari, facciamo notare come, in assenza di controlli, sia facile far vincere i soliti amici: basta giocare al ribasso più assurdo. Tanto loro si guarderanno bene dal rispettare gli accordi sottoscritti. Un esempio: la Gemeaz dovrebbe garantire personale a sufficienza, ma non lo fa, e nessuno la richiama.


domenica 7 marzo 2010

DECRETO SALVA ELEZIONI

Grande scalpore ha suscitato l'intervento di Napolitano a sostegno del decreto legge con il quale Berlusconi rimette in gioco la Polverini e Formigoni. Il capo dello Stato, la cui giacca è stata strattonata da una parte e dall'altra, ha scritto sul sito della presidenza della Repubblica che erano in gioco due beni di pari dignità: il rispetto delle regole ed il diritto dei cittadini al voto. A dire la verità, implicitamente Napolitano afferma che il secondo diritto sia prevalente. Il decreto legge, che Napolitano ha firmato, viene presentato come interpretativo, pur essendo di fatto un'innovazione legislativa. Alcuni costituzionalisti, evidentemente sinistrorsi, hanno subito gridato all'incostituzionalità. Di Pietro vorrebbe defenestrare Napolitano, mediante impeachment. Resta da chiarire se detta defenestrazione del capo dello Stato, propria dell'ordinamento USA, esista anche in Italia. Qualche supporter ad oltranza sulle facoltà mentali dell'ex magistrato potrebbe rispondere che Di Pietro, essendo stato pubblico ministero, conosce le leggi. Detto ottimista ad oltranza dovrebbe ricordare che dietro a Di Pietro c'era il pool di Mani Pulite, composto da cinque o sei veri laureati in legge. Di Pietro era ed è un sbirro, ed è meglio che non parli di cose che non capisce. Napolitano, ex comunista, ha capito che bisognava tapparsi il naso. Potevamo mica andare a votare con liste che avrebbero premiato il PD per abbandono dell'avversario? Se Napolitano avesse detto “arrangiatevi”, ed avesse mollato la patata bollente ai TAR di Lombardia e Lazio, allora sì che i giudici si sarebbero trovati nell'occhio del ciclone. Napolitano ha capito che un presidente PD forse ci poteva stare nel Lazio, ma non in Lombardia. Gli avrebbero reso la vita difficile, se non impossibile. Riammettendo le liste del PDL, che non erano state correttamente depositate, Napolitano ha sancito la predominanza del diritto sostanziale su quello formale. Il diritto formale si può sempre cambiare, in qualunque momento, e la gente non si indignerà più di tanto. Il diritto formale la gente non lo conosce e se ne frega di conoscerlo. I giuristi non sono eletti dal popolo, i politici sì, ed il capo dello Stato è il politico che ha messo d'accordo il maggior numero di parlamentari. Forse il povero Bersani porterà in piazza qualcuno, ma solo in una giornata festiva o prefestiva, possibilmente primaverile, perché i pochi lavoratori che gli danno ancora retta gli altri giorni lavorano, a differenza dei politici. Ma se Bersani dovesse portare la gente in piazza contro il decreto legge di Berlusconi, la porterà in piazza anche contro il suo compagno di partito Napolitano. Il presidente della Repubblica è fatto di una pasta diversa dai D'Alema, Fassino, Bersani e simili; Napolitano sa usare la testa, ed ha fatto quel che doveva. Finanche Fini, che sproloquia sempre a proposito ed il più delle volte a sproposito, ha dato ragione a Napolitano e, tappandosi il naso, a Berlusconi. Tutto il casino è partito quando le liste sono sono state presentate con firme fasulle e fuori tempo. Come mai? Pare che nel PDL si giochi al massacro, e Berlusconi dovrà spaccare qualche testaccia maledetta. Il nostro vantato sistema istituzionale non è a prova di stupido, se è possibile che si inceppi per cretinate come le firme di presentazione ed un ritardo non così spaventoso. Le firme di presentazione sono un pro forma cretino: chi poteva dubitare che il PDL intendesse partecipare elle elezioni regionali in Lombardia, dove spadroneggia, e nel Lazio, dove gli avversari hanno perso la presidenza per una storia di trans? Le firme di presentazione avrebbero un senso per partiti nuovi, non presenti nel parlamento nazionale e nei consigli regionali a cui ci si riferisce. Dovrebbe bastare una e-mail, da parte di Berlusconi, di Bersani, di Casini, di Di Pietro, per creare automaticamente liste per PDL, PD, UDC e IDV.

venerdì 26 febbraio 2010

NESSUN TETTO RETRIBUTIVO (per loro)

Nessun tetto agli stipendi dei manager degli istituti di credito e delle società quotate. Colpo di spugna della commissione finanze della Camera sulla norma che cercava di moralizzare le retribuzione di quelli che sovente sono i responsabili o i corresponsabili dei dissesti finanziari.
Nel 2009, il partito di Di Pietro era riuscito a contenere le indecenti retribuzioni dei suddetti manager entro il tetto delle retribuzioni dei parlamentari. Ora la commissione finanze della Camera (relatore Gerardo Soglia del PDL), rispondendo ad un preciso comando di chi comanda veramente in Italia, ha stabilito che nessun tetto sia accettabile per chi lavora così tanto ed indefessamente per la patria: banchieri ed altri squali in giacca e cravatta.

giovedì 18 febbraio 2010

Scioglimento del consiglio comunale di Rosarno

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visto il proprio decreto, in data 15 dicembre 2008, registrato allaCorte dei conti il 19 dicembre 2008, con il quale, ai sensi dell'art.143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, è stato disposto lo scioglimento del consiglio comunale di Rosarno (Reggio Calabria) per la durata di diciotto mesi e la nomina di una missione straordinaria per la provvisoria gestione dell'ente; Constatato che non risulta esaurita l'azione di recupero e risanamento complessivo dell'istituzione locale e della realtà sociale, ancora segnate dalla malavita organizzata; ritenuto che le esigenze della collettività locale e la tutela degli interessi primari richiedono un ulteriore intervento dello Stato, che assicuri il ripristino dei principi democratici e di legalità e restituisca efficienza e trasparenza all'azione amministrativa dell'ente; visto l'art. 143, comma 10, del decreto legislativo 18 agosto 2000,n. 267; vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione è allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante; vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 28 gennaio 2010; decreta: la durata dello scioglimento del consiglio comunale di Rosarno (Reggio Calabria), fissata in diciotto mesi, è prorogata per il periodo di sei mesi.
Dato a Roma, addi 29 gennaio 2010
NAPOLITANO
Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri
Maroni, Ministro dell'interno

TANGENTOPOLI 18 ANNI DOPO

La Corte dei Conti ammette che i politici e gli amministratori pubblici italiani rubano più di prima. Molti cittadini, pur non essendo eccelsi magistrati, già sospettavano fosse così. La pubblica amministrazione non ha in sé gli "anticorpi" per reagire. Il motivo è che i politicanti hanno legiferato in maniera tale da impedire ogni controllo sull'operato dei loro tirapiedi. Ed i tirapiedi fanno e disfano, sprecando soldi pubblici e, qualche volta, rubacchiando fior di mazzette. Nessuno è indenne da questo malcostume: si veda laProtezione Civile del formidabile Bertolaso. L'unico controllo sulle aziende sanitarie spetta al fantomatico Collegio Sindacale. AlleMolinette, costa quasi centomila euro l'anno, e legge con grande attenzione tutte le delibere e le determine. Se non ravvisa irregolarità, si vede che i vari direttori lavorano splendidamente! Ultimamente però si sono accorti del perdurare del ricorso alle proroghe dei contratti in essere. Detto ciò, che succede? Sanzioni, riduzioni di stipendio ai direttori, licenziamenti per i funzionari incapaci? A dire il vero, non è neppure facile contattare la Corte dei Conti, e men che meno averne soddisfazione. Esiste una questione morale, ma, come sempre il pesce puzza a partire dalla testa. Il buon Casini segnala un numero impressionante di politici corrotti, nel senso che li hanno già beccati sul fatto. E detti politici continuano imperterriti ad esercitare la loro missione di rubagalline. Casini ha parlato in generale, nessuno escluso, neppure i suoi. I magistrati di Mani Pulite raccontano che 18 anni fa gli indagati vuotavano il sacco: "iniziavano già a parlare al citofono". Però 18 anni fa la gente insorse contro i ladroni. Adesso il più grosso problema della gente pare essere quello di trovare parcheggio davanti all'ipermercato.

giovedì 11 febbraio 2010

L'inesistente segretario dell'inesistente Partito Democratico

Bersani ricopre la carica di segretario del PD da un periodo di tempo sufficiente a valutare se sia credibile o meno. Purtroppo per lui, ed anche per il PD, Bersani brilla per la sua assenza. Ogni tanto compare in tv, perché evidentemente ce lo mandano, ma sembra spaesato, come si fosse appena svegliato di soprassalto da una pennichella. Meglio lui di Franceschini, che faceva il segretario tappabuchi, ma era ormai preda di crisi isteriche giornaliere, e senza avere la scusa del "ciclo". La gerontocrazia ex comunista, mescolata ai catto-qualcosa che si ritrovano assieme (gente come la Bindi, che ha finito di rovinare la sanità pubblica), hanno perso la loro occasione di farsi guidare da qualcuno munito di attributi. In quel partito decisamente "partito", gli attributi li hanno in pochi, quindi dovevano indicare, come segretario politico, la Finocchiaro. La signora in questione ha saputo tenere a bada due o tre sgherri di Berlusconi alla volta, ed è molto preparata. Bersani invece è più un tecnico; uno che scrive le leggi. In Italia abbiamo un bisogno disperato di qualcuno che sappia scrivere le leggi, e Bersani lo sa fare; ma non ha la stoffa per fare il politicante da piazza. Bersani farà probabilmente la fine di quell'altro post-comunista che scriveva leggi. Qualcuno si ricorda ancora di Bassanini, che di leggi ne ha fatte ben quattro? Casini è il prototipo del segretario di partito politico italiano. Uno che parla di tutto, dicendo cose che fanno leva sulle anime semplici. E tutti noi sappiamo quante siano le anime semplici in Italia. Casini è un vero democristiano, che non si vergogna di esserlo. Bersani invece è uno che si vergogna parecchio, come se dovesse rispondere in proprio delle nefandezze di Stalin, del KGB e delle foibe di Tito. Casini, essendo un democristiano, appoggia contemporaneamente destra e sinistra, e le osteggia entrambe, a seconda delle regioni e dei chiari di luna. Bersani non sa più cosa dire, e cammina un po' gobbo. Speriamo che non voglia imitare Andreotti. Le anime semplici di Casini non si stupiscono della sua politica: i democristiani lo hanno fatto per un tempo doppio rispetto alla durata del regime fascista. Le anime semplici di Bersani credono ancora che "Baffone" possa invadere l'Italia con i suoi cosacchi del Don. Chi glielo spiega a certi rincoglioniti che Baffone è decisamente defunto? Il punto è semmai che le anime semplici dovrebbero guardare i quiz il tv, telefonare e chiedere "un aiutino". Le anime semplici non dovrebbero votare. La democrazia è un punto di arrivo, non di partenza. La nostra classe politica è il risultato dei pensierini illetterati del popolo bue. E, partendo dal presupposto che un toro non è esattamente un animale intelligente, si sa che il bue è un toro senza attributi. Cornuto e mazziato, come dicono gli abitatori del "Paese do sole". Se votassero solo quelli in grado di scrivere un tema, o magari un dettato, avremmo meno ladroni e confusionari in parlamento. Tra quelli che non saprebbero scrivere sotto dettatura, ci sono anche innumerevoli giovani telecomunicatori via sms. In che mani, povera Italia!


martedì 2 febbraio 2010

La furbata della Apple

La Apple ha presentato il suo nuovo prodotto: l'I Pad, che sarebbe un computer senza tastiera, in grado di navigare in Internet, e di fare un sacco di altre cose mirabolanti. La furbata consiste nel presentare come originale un prodotto tecnologico di qualche anno fa: il tablet. Quando l'HP commercializzò il primo portatile tutto schermo commise probabilmente l'errore di fornirlo di una tastiera di ripiego: l'aggeggio ruotava e si apriva, rivelando appunto tasti alfanumerici. Il tablet era pesante, con uno schermo sensibile al tocco di un grosso stilo, nonché dotato di un processore decisamente scarso, o forse era la RAM ad esserlo. Il tablet costava il doppio di un portatile, e non valeva la spesa. La Apple invece ha deciso di fare a meno dei tasti meccanici, sostituendoli con quelli digitali. Un punto a favore della Apple. In questo modo, l'I Pad è più sottile del tablet, anche perché nel frattempo la tecnologia si è evoluta sensibilmente. Più recentemente, è stato commercializzato il MID: mobile internet device. Qualcuno se ne è accorto? Pochi a dire la verità. L'aggeggio era grosso come un navigatore stradale, e "navigava" su Internet. Non male, ma poco pubblicizzato. L'I Pad della Apple è una riproposizione del MID. Due punti a favore della Apple. L'I Pad nasce con l'impostazione wireless, cioè sfrutta gli ambienti coperti da un router. In America gli ambienti wireless sono evidentemente facili da trovare. Da noi no. Noi discutiamo ancora della banda larga: se sia il caso di estenderla o meno. Siamo indietro di qualche anno rispetto ai paesi civili, e forse anche nei confronti di qualcuno di quelli incivili. L'I pad della Apple è una specie di palmare. Notare che i palmari li ha inventati la Palm molti anni or sono. Subito dopo è arrivata l'HP, che però non ha capito quanto sarebbe stato geniale evolvere il palmare in telefonino. Ci ha pensato la Apple, con l'I Phone. Notare che l'I Phone non fa tutte le cose che fa un palmare HP, ma costa tre volte tanto. L'I Pad è una specie di palmare triplo, ma forse non telefona. Da non sottovalutare l'E Book, che sarebbe un dispositivo per leggere libri. L'I Pad assomiglia esageratamente all'E Book, ma costerà molto di più. L'I Pad consentirà anche di leggere libri. A questo punto ci siamo persi il conto dei punti a favore della Apple. Il ragionamento che ne scaturisce è che: la tecnologia esisteva da anni, ma loro l'hanno assemblata e perfezionata. La Microsoft vive da decenni di rendita: dal Windows 3.1 in avanti. Sono riusciti a complicare gli affari semplici, facendo sempre un sacco di soldi. Viene da pensare che anche l'elettronica e la telematica siano terreni di caccia per i furbi. Ecco perché ne siamo esclusi. L'Olivetti inventò il primo personal computer: merito di un ingegnere cinese. Ma il PC è sinonimo di Windows. L'Olivetti aveva un suo sistema operativo, forse difficile da commercializzare all'estero, ma potevamo adoperarlo in Italia. La domanda è: chi l'ha mandata in malora? Chi ha preso mazzette per distruggere l'informatica italiana? La Apple, che faceva i PC prima che si chiamassero così, ha resistito all'offensiva fumosa della Microsoft, ed ora produce hardware e software. Se noi siamo fuori dal mercato, di chi è la colpa? Non dimentichiamo che l'Olivetti ha inventato la videoscrittura. Forse se avessimo avuto una classe politica meno incompetente, l'Olivetti ci sarebbe ancora, e noi utilizzeremmo macchine nazionali. Autarchia è un termine che indicava un'economia nazionale autosufficiente. Nel campo dell'informatica nessuno è autarchico, ma quasi tutti producono o assemblano computer e telefonini. E noi che facciamo?

domenica 31 gennaio 2010

CHE FINE HANNO FATTO I NOSTRI INGEGNERI?

Sappiamo di avere in Italia almeno due politecnici ben quotati anche all'estero. Ogni tanto leggiamo di futuri ingegneri che hanno ideato motorette elettriche, ed auto che consumano pochissima benzina. Deduciamo di poter contare su tecnici d'eccellenza, nell'ambito della mobilità e della riduzione dell'inquinamento. Poi però i telegiornali ci spaventano con la chiusura di uno stabilimento industriale che lavorava l'alluminio. Trattasi di multinazionale che preferisce trasferire altrove la sua produzione. Non possiamo lamentarci della logica capitalista, visto che la FIAT fa lo stesso, ma le paghiamo pure gli incentivi, e ci accolliamo la cassa integrazione che decide unilateralmente. Ma, tornando all'alluminio, possibile che in Italia non ci siano abbastanza ingegneri ai quali affidare lo stabilimento dismesso? Questa domanda trova risposta nella premessa, e la risposta è sì, abbiamo tutti gli ingegneri necessari a riprendere le lavorazioni dell'alluminio. Non siamo una nazione delle banane, completamente priva di know how. Siamo piuttosto un popolo strano, che non si rende conto delle proprie potenzialità. In particolare, l'alluminio potremmo elaborarlo partendo dalle lattine raccolte negli appositi cassonetti, come dice la pubblicità. Sembra che al popolo italiano manchi quel qualcosa che gli altri popoli civili hanno. Si direbbe che ci perdiamo d'animo, ed anneghiamo in un bicchier d'acqua. I nostri politecnici sfornano ingegneri, ma noi non riusciamo ad utilizzarli proficuamente. Strano, no? Dobbiamo puntare il dito sulla nostra classe politica, ma anche accollarci la nostra parte di responsabilità individuale, perché quei politici li abbiamo eletti noi. Una classe politica composta in gran parte da professionisti della chiacchiera: queste le menti che ci governano. Forse a certe soluzioni non ci arrivano proprio, perché pochissimi di loro hanno mai prodotto ricchezza. Loro lavorano sui nostri soldi, che ci prelevano colle tasse, ma di plus valore industriale non ne capiscono proprio. Poi però sorge spontaneo un pensiero fastidioso: non sarà che troppi politici prendano mazzette dalle industrie estere, per buttarci fuori dal mercato? Come spiegare altrimenti l'inesistenza di una nostra informatica hardware e software? L'hanno i coreani, ma noi abbiamo ridotto in macerie l'Olivetti. Parlando di ingegneria spicciola, chi sa spiegare come mai noi che abbiamo inventato i cambi per bicicletta li compriamo da giapponesi ed americani? I francesi, gli inglesi ed i tedeschi non svendono il loro know how. Noi vogliamo fare gli europei, mentre gli altri fanno i fatti.