venerdì 24 dicembre 2010

LA FIOM NON FIRMA

Quello siglato dagli altri sindacati è un accordo che sovverte le regole della contrattazione collettiva, ma Marchionne aveva il coltello dalla parte del manico. Gli ex partner della CGIL, CISL e UIL, hanno chinato il capo, per evitare che la FIAT avesse una scusa per chiudere a Mirafiori. La CGIL invece ha continuato per la sua strada, ottenendo solo di essere estromessa dalle prossime contrattazioni. Ancora adesso i cigiellini non capiscono quanto poco paghi il loro atteggiamento di primi della classe. Un sindacato può avere migliaia di iscritti, anche pronti a scioperare, ma li perderà tutti se non avrà più voce in capitolo, o se opererà in maniera tale da distruggere i posti di lavoro. Non ci sono dubbi che le proposte di Marchionne riportino ad un passato abbastanza remoto le relazioni sindacali e le condizioni di lavoro. Però la CGIL non è stata in grado di proporre l'unica alternativa percorribile: creare una diversa opzione industriale. Gli operai ci sono, gli stabilimenti anche, quindi perché non costruire autovetture con marchio diverso? La totale mancanza di idee è ciò che caratterizza quel che resta della sinistra italiana. Una massa di borghesucci imbolsiti, né carne, né pesce, che non faranno mai la rivoluzione, ma continuano ad atteggiarsi come se qualcuno dovesse aver paura di loro. Marchionne non ha fatto una piega, e li ha mandati a stendere. Chiariamoci: Marchionne è il nemico della classe operaia italiana, ma la CGIL stupidamente asseconda il suo gioco. La FIOM si comporta con Marchionne come il PD si comporta con Berlusconi: si indigna. E poi? Berlusconi è sopravvissuto alle imboscate di Fini, e lo ha pure coinvolto nella riforma Gelmini. Il PD ha difeso a spada tratta i baroni universitari e le cattedre fasulle, ed ora ha perso in parlamento come la FIOM ha perso in FIAT. Con simili difensori dei lavoratori dipendenti a basso reddito, la destra spadroneggerà per secoli!

domenica 12 dicembre 2010

ORGANIZZATORE DI SCAMPAGNATE

Bisogna riconoscere che il PD e la CGIL riescono a portare un sacco di gente a Roma, a farsi una bella manifestazione, gridare slogan, per poi tornare felici alle proprie calde abitazioni non necessariamente proletarie. Peccato per Bersani che quella gente non basti ad aggregare i voti necessari a far fuori Berlusconi. Lui, il Berlusca, non disdegna le videoconferenze. I suoi accoliti sono felici quando l’uomo di Arcore parla da grandi distanze, come fosse una specie di dio delle telecomunicazioni. Anche Bersani è stato inneggiato dalla folla romana, e si è commosso. Dice che è ora di finirla, che ora di cambiare, che Berlusconi si deve vergognare. Bersani è un po’ ripetitivo, ma i suoi non ci fanno caso. Diciamo che non tutti i suoi non ci fanno caso, perché alcuni gli preferiscono Vendola. Bersani è bravo come tecnico, ma come leader al massimo suscita commozione. Fare piangere non è proprio il massimo per un capo. Se il Machiavelli fosse ancora tra noi, gli dedicherebbe un libro: “il leader piangente, in maniche di camicia”. Quelli del PD sono sconcertati, come quelli della CGIL, come se fossero le stesse persone. La nuova segretaria generale della CGIL dice che Marchionne “sbaglia”. Quelli della CGIL hanno sempre usato a sproposito il verbo “sbagliare”. Attribuire con certezza l’errore agli altri induce a pensare che quel qualcuno che dice “sbagli” possieda la saggezza infusa. I comunisti hanno sempre invidiato i preti, ma i preti da parecchio tempo hanno adottato toni meno tassativi. Quelli della CGIL e del PD no. Nel PD ci sono dei “rottamatori”, che propongono di mandare a casa i deputati ed i senatori dopo un numero contenuto di mandati, in nome dell’alternanza. Ovviamente D’Alema, Fassino, Veltroni e finanche Bersani non sono d’accordo. Bersani peraltro forse è l’unico tra i tizi appena citati ad avere un lavoro fuori dal parlamento. Tutti gli altri hanno sempre e solo fatto chiacchiere, come Fini. Il fascistello pentito, dopo almeno sedici anni di amore e sottomissione nei confronti del duce di Arcore, è tornato vergine! Ora parla come uno di sinistra, cioè fa un sacco di chiacchiere prive di alcun spunto operativo. Dopo aver avallato ogni iniziativa di Berlusconi, ora lo accusa di essere sceso in politica per proteggersi dalla magistratura. Caro Fini, sei in ritardo di parecchi anni! Possibile che ci abbia messo tutto questo tempo per comprendere una verità nota a tutti fin dall’inizio. Ha un sacco di difetti, ma non è di certo scemo. Mi piacerebbe che tutti gli anti-Berlusconi, o almeno uno tra loro, proponesse di ridurre i deputati a ottanta: negli Stati Uniti sono quattrocento, ma rappresentano trecento milioni di persone. Ottanta è un buon numero, fatte le dovute proporzioni. Bersani non propone di eleggere i magistrati, ma negli States lo fanno. Cosa c’è di meglio che la designazione popolare? Con ottanta deputati avremmo una vera rappresentatività: uno ogni cinquecentomila elettori. La politica diventerebbe una cosa seria, ecco perché nessun politico propone una cosa simile.



mercoledì 8 dicembre 2010

I RIVOLUZIONARI DEL MOUSE

Sarei tentato di scrivere “rivoluzionari del maus”, che dà l’idea della tipologia della spinta ideale di detti “rivoluzionari”. Come dire “rivoluzionari del piffero”, che adoperano il mouse per cliccare qui e là, veramente convinti di contribuire a cambiare il mondo in meglio. Sono prevalentemente ultraquarantenni, vagamente sinistrorsi, forse grillini, individualisti feroci, come se fossero esponenti di una peculiarità che merita una strenua difesa dagli assalti di tutti gli altri. Tutti gli altri sono i qualunquisti; non perché credano all’uomo qualunque, ma perché passano da destra a sinistra, come soffia il vento. Che gli italiani siano ballerine e banderuole è un dato di fatto. Il patrimonio genetico degli antichi romani è scomparso; la creatività rinascimentale anche. La cosa migliore che ci possa capitare è di essere invasi dagli svizzeri, ma è più facile che ad invaderci siano gli ex jugoslavi. Mi dicono che lo stanno già facendo. Ma torniamo ai rivoluzionari del mouse. Questi mandano fiumi di e-mail a tutti quelli che conoscono, per avvisarli di tremendi complotti, di catene di S.Antonio, e della cattiveria di Berlusconi. Strano che questi borghesucci, cresciuti senza problemi economici, pontifichino sui posti di lavoro che si sciolgono come neve al sole. Non sanno di cosa stanno parlando, e, men che meno sanno proporre una soluzione. Il più grande tra i rivoluzionari del mouse è il famoso Assange, che, per motivi imperscrutabili, ha divulgato indiscrezioni, sparate e spiate provenienti dalle varie diplomazie chiacchierone. Ma quanto chiacchierano questi diplomatici? Peggio delle comari al mercato del pesce. Gli altri rivoluzionari del mouse inneggiano ad Assange, come se fosse il nuovo messia. Inneggiano alla trasparenza generalizzata, senza tener conto che il terrorismo esiste, ed ora forse anche loro (i terroristi) sanno dove si trovano nuovi obiettivi sensibili, da far saltare in aria. Non piacerebbe ai rivoluzionari del mouse se un kamikaze si facesse saltare in aria proprio dove loro fanno la spesa, assieme a moglie e figli. Assange peraltro forse non ha fatto tutto da solo; forse è un uomo di facciata. Il sospetto viene guardando un’intervista ad Al Jazeera: sosteneva che l’Afghanistan fosse abitato dagli arabi, ma gli hanno detto che non è così. Allora lui ha risposto che sarebbe andato a consultare i suoi data base.