venerdì 25 giugno 2010

L'AVESSIMO COMPRATA VERAMENTE...

Il senatur aveva detto che la nazionale italiana avrebbe comprato il passaggio agli ottavi di finale dei campionati mondiali di calcio. Il giorno dopo Bossi ha però rettificato il tiro, aggiungendo che secondo lui la nostra squadra avrebbe passato il turno grazie ad un gol a zero. Dopo il primo gol della Slovacchia, alcuni hanno pensato che i nostri avversari non li avessimo pagati abbastanza. Forse si erano offesi, per il nostro maldestro tentativo di risparmiare sulla mazzetta. Dopo il loro secondo gol, tutti abbiamo capito che Vittek (indisturbato autore di ambedue le reti) non aveva preso un euro. Vittek è un marcantonio alto centonovantadue centimetri, marcato da nessuno in particolare. Un attaccante meno che trentenne, che ha giocato in Germania, ed ha vinto il premio come miglior calciatore slovacco. Ma Lippi probabilmente non sa accendere il computer, figuriamoci consultare Wikipedia. Vedendo giocare gli slovacchi, l'ipotesi della compravendita della partita si è quasi subito sgonfiata. Peccato: per come è andata a finire, avremmo sofferto meno se veramente avessimo sborsato una cifra adeguata a supplire l'incapacità criminale degli azzurri. Il terzo gol gli slovacchi ce lo hanno fatto saltando il portiere, come fosse una statua di sale. Alla fine i nostri milionari in azzurro si sono accorti che avrebbero potuto essere defenestrati con disonore dal mondiale. I nostri calciatori sono notoriamente noti per la lucidità mentale. I due gol degli azzurri hanno dimostrato che dieci o quindici minuti sul campo riescono ancora a giocarli. Calderoli ha rigirato il coltello nella piaga, spiegandoci che in Italia ci sono troppi stranieri. Lo diceva in generale, ma di sicuro nello specifico si riferiva al calcio. Noi italici piagnoni importiamo attaccanti, difensori, portieri, centrocampisti ed allenatori. La nostra squadra più in forma si chiama Inter, o meglio "Internazionale", perché l'unico italiano è più scuro di Obama. Non coltiviamo più i vivai calcistici, e mandiamo ai mondiali delle larve, che vengono sbattute fuori al primo turno, avendo altresì l'accortezza di arrivare ultime nel girone. Tra l'altro, nel nostro girone non c'era il Brasile, o la Germania, o l'Argentina, o il Portogallo, o il Cile, o la Spagna. Per come hanno giocato, ci avrebbero massacrato pure i giapponesi, gli olandesi o i sud coreani. Ci rimane da sperare solo che la Slovacchia arrivi in finale, così da poter dire di essere stati buttati fuori dai campioni del mondo, o quasi. Lippi ha lasciato a casa Cassano, Balotelli e Totti, perché non li riteneva all'altezza. Meglio per loro, che così non sono stati coinvolti nel massacro.

mercoledì 23 giugno 2010

FURBI, NON INTELLIGENTI

Potendo scegliere, l'italiano preferirebbe essere furbo, piuttosto che intelligente, perché l'intelligente studia troppo, perde la vista, è affetto da mal di schiena, e forse non guadagna in proporzione allo sforzo profuso. Il furbo invece si fa notare fin da piccolo, a scuola, perché è quello che evita le interrogazioni più difficoltose, e raggiunge la promozione con uno sforzo minimo. Il più furbo tra i furbi è il calciatore, che guadagna come mille operai, ed il più delle volte non ha neppure la licenza media. Altri furbi sono quelli che delinquono senza farsi arrestare, oppure se la cavicchiano anche in carcere. In Italia abbiamo intere regioni popolate da furbi. Se non ci fosse lo Stato, andrebbero a fondo, ma non succederà finché sarà possibile mercanteggiare i consensi elettorali. Il Veneto ha un credito di imposta, che tutti gli anni consentirebbe di costruire un ponte sullo stretto di Messina. Visto che di ponti sullo stretto di Messina non ne hanno costruito neppure uno, viene da chiedersi che fine facciano quei soldi. La risposta è semplice: si continua a dire che al sud non ci sono posti di lavoro, ma la gente deve pur mangiare. Per cui lo Stato, grazie al Veneto, alla Lombardia, all'Emilia-Romagna, mantiene torme di nullafacenti. Potrebbero, a dire il vero, cercare il lavoro fuori dalla loro regione, come hanno fatto molti loro amici e parenti, ma è molto più comodo piangere miseria, e farsi mantenere dalla collettività. La Fiat ha chiuso il suo stabilimento in Sicilia, e non è una bella notizia, perché da quelle parti gli stabilimenti non spuntano certo come funghi. Marchionne ha minacciato di fare lo stesso con Pomigliano d'Arco; per importare la produzione della Panda, chiede solo un potere quasi assoluto sul personale. Si accontenta di poco, ma uno degli aspetti collaterali dell'essere furbi è la scarsa qualificazione professionale. E se il tuo lavoro lo sanno fare tutti, pure in Polonia, su quale base pensi di poter contrattare? L'italiano è furbo, o crede di esserlo, anche nelle questioni calcistiche. In occasione di ogni mondiale, ci dobbiamo sorbire riflessioni sul risultato utile minimo. I nostri fanno bene a cercare l'uno a uno, o l'uno a zero: non devono mica sciupare energie! Ci si chiede, sfottendoli, come mai gli altri cerchino la goleada. Un commentatore televisivo ha addirittura avuto il coraggio di sparlare del sette a zero, inflitto dal Portogallo alla Corea del Nord. Ha detto che fare tutti quei gol configura una mancanza di buon gusto! Come prevedibile, gli hanno fatto notare che la differenza reti aiuta a qualificarsi. Il commentatore televisivo credeva di essere furbo, e sosteneva l'opzione del risparmio delle energie. Noi in Italia siamo talmente furbi da essere soci del club PIGS, composto da Portogallo, Italia, Grecia e Spagna, e non stiamo parlando di calcio. I PIGS sono i paesi europei con il massimo debito pubblico: pesi morti per il resto dell'Europa. Per anni ci siamo ritenuti furbi indebitandoci ben oltre il prodotto interno lordo. Ora però l'Europa ci ordina di adeguarci alla crisi, e noi dobbiamo farlo. La nostra manovra correttiva ci sconvolge enormemente, ma i tedeschi, che non ci tengono ad essere furbi, ne hanno predisposta una molto più impegnativa. Forse perché loro hanno risolto il problema della contrapposizione tra furbo ed intelligente, preferendo il secondo.

sabato 5 giugno 2010

Quei chiaccheroni degli americani

Il telefilm "Numbers" racconta le avventure di un matematico, che risolve crimini strampalati, utilizzando teoremi ancora più strampalati. I poliziotti di CSI adoperano vere diavolerie informatiche, che noi italiani dubitiamo siano in dotazione ai nostri sbirri. Dubitiamo altresì che i nostri sbirri sarebbero in grado di adoperarle, se le ottenessero. Sappiamo che le agenzie di intelligence americane sono numerose, quasi innumerevoli, sempre in competizione. Però loro, gli americani USA, nei film riescono quasi sempre a mettere d'accordo spionaggio e controspionaggio. Gli statunitensi ci appaiono ultra-cervellotici, perché hanno Microsoft, Apple ed anche Intel. Noi avevamo l'Olivetti, ma i politicanti l'hanno affossata. Gli americani ci hanno abituati a personaggi, uomini e donne, che, invece di andare a lavorare in fabbrica, si occupano di moda. Viene quasi da pensare che oltre oceano tutti vivano in villette, con giardino e macchinone. Poi però Obama si è arrampicato sugli specchi, per estendere l'assistenza sanitaria a molti quasi indigenti. Segno che non tutti da quelle parti hanno grossi conti in banca, specie dopo la crisi, che li ha martellati come e più di noi. Dobbiamo purtroppo dubitare che la cervelloticità americana si fermi ai film ed ai convegni, perché purtroppo proprio non riescono a tappare la falla che sputa fiumi di petrolio. Nessun matematico o fisico pare in grado di formulare un teorema adeguato. Ma la mazzata più grossa l'hanno subita quando quattro zingari di terroristi hanno abbattuto le torri gemelle. FBI e CIA non si erano parlati e capiti. Così alcune migliaia di persone ci hanno lasciato le penne nel più grosso attentato terroristico di tutti i tempi. Essere troppo cervellotici nei film non produce danni, ma nella realtà sarebbe meglio lasciar perdere la finanza ed i teoremi, perché la vita reale richiede interventi concreti.

giovedì 3 giugno 2010

IL POPULISMO VISTO COME DEGENERAZIONE DELL'INTELLIGENZA UMANA

Il populismo russo risale alla metà del diciannovesimo secolo, e si basa sul presupposto che il popolo in quanto tale rappresenti al meglio l'essere umano. Basta viceversa osservare come si comporta una massa per dedurre l'esatto contrario: l'aggregazione premia gli istinti più bassi. Non capita che una massa umana elegga spontaneamente il più saggio tra i propri componenti. Una massa umana, come qualsiasi aggregazione animale, si lascia condurre dal più forte e spietato. Democrazia significa potere al popolo, ma nessuno sano di mente darebbe veramente potere a quelli che urlano di più, e conducono a calci quelli che urlano di meno. Dittatura del proletariato significava collocare una classe numerosa a capo di una classe molto più esigua. Non è mai esistita la possibilità di mangiare in mille, vessando tre o quattro persone. La dittatura del proletariato è sempre stata dittatura e basta. Dittatura in nome del proletariato, sul proletariato e sulla borghesia. Un dittatore spietato, un monarca a vita, un sanguinario che faceva uccidere chiunque gli desse fastidio, a cominciare dagli ex amici. La democrazia potrebbe essere un punto d'arrivo: una sistema di governo delle risorse comuni, applicato a persone uniformi dal punto di vista dell'istruzione e della morale, prima ancora che dal punto di vista economico. Chi non vuole sentire parlare di capi è un cretino totale! In qualsiasi aggregazione emerge un capo branco, sia esso cane, uomo o volatile. Forse la monarchia non è così negativa come ce la dipingono i benpensanti attuali. Il re dovrebbe essere una sorta di distillato di buone qualità. Uno che è più potente di tutti i suoi sudditi, ma non li tartassa per il gusto di farlo. Il re deve essere rigido nell'applicare la legge, perché a nessuno piacciono i deboli. Sfortunatamente gli umani non sono riusciti ad incrociare proficuamente gli individui, per ottenere dei soggetti veramente superiori. Siamo riusciti ad ottenere dei super cani e dei super cavalli, ma non dei super uomini. Il re potrebbe comunque essere uno che, come nelle monarchie europee, si limita a rappresentare la patria, facendo il super partes. In Italia non abbiamo il re, ma siamo costretti ad inventarci un super partes diverso ogni sette anni. L'unico modo di contenere la naturale stupidità di un numero preoccupante di umani è quelli di fare votare il popolo solo per cariche che detengano poco potere. Per individuare sindaci, presidenti di regione e ministri si dovrebbe ripiegare sul voto indiretto: fare votare solo quelli che sono stati eletti dal popolo. In questo modo certe capre non avrebbero voce in capitolo per l'elezione dei parlamentari, ma neppure per l'elezione dei sindaci, degli assessori e dei presidenti di provincia e regione. Berlusconi piace più di Prodi perché è un capo branco. Prodi cercava di convincere gli italiani, ma non aveva la stoffa. Berlusconi ci riesce, perché nella sua maggioranza non c'è alcun D'Alema a fargli ombra. Fini ha perso la possibilità di dire la sua quando ha sciolto AN, invece di trasformarla in una corrente di Forza Italia. Berlusconi è un maschio alfa, che non permette ad alcun altro maschio alfa di orinare nel suo prato. Si tratta di spartizione di potere, non di giusto o sbagliato, morale o immorale. Non esiste diritto senza forza. In natura c'è solo la forza bruta; tra gli umani ci sono anche le chiacchiere, ma quando sono troppe si rimpiange l'uomo forte.