mercoledì 28 gennaio 2009

STUPRO GUIDONIA, PRESI SEI ROMENI GRAZIE AD INTERCETTAZIONI

Ieri mattina, alle 6.43, la Reuters ha comunicato alla stampa che i carabinieri avevano fermato sei romeni, quattro dei quali con l'accusa di aver aggredito fra giovedì e venerdì una coppia a Guidonia, vicino a Roma, stuprando la giovane e picchiando il fidanzato. Ieri sera tardi, su RAI 3, la Dandini e Vergassola continuavano a parlare della battuta di Berlusconi, e non dello stupro e dell'arresto dei criminali. Berlusconi è fin troppo tollerante con certi personaggi che, mantenuti dalle nostre sovvenzioni obbligate alla TV di Stato, attaccano il premier, e non danno il giusto risalto all'operato della magistratura e delle forze dell'ordine. Purtroppo Berlusconi non è nuovo a battute di difficile comprensione, e la sua esuberanza permette a quelli del PD di indignarsi. I fatti però danno ragione all'azione dello Stato, ed al governo c'è il centro-destra, non Veltroni. La coppia aveva denunciato di essere stata aggredita da cinque stranieri, mentre si trovava all'interno della propria auto, parcheggiata in una strada sterrata di Guidonia. Gli aggressori, secondo la testimonianza delle vittime, hanno picchiato selvaggiamente il giovane, chiudendolo nel bagagliaio, per poi stuprare a turno la donna. I quattro romeni accusati di violenza sessuale - due dei quali in Italia da poche settimane - hanno tra i 20 e i 23 anni, mentre gli altri due, che devono rispondere di favoreggiamento, hanno qualche anno di più. I sei erano ospiti di connazionali. Non è ancora chiaro se avessero un lavoro o se alcuni di loro abbiano precedenti penali. Quattro di loro sono stati fermati mentre cercavano di scappare a bordo di un'auto, al casello di Tivoli. Certa marmaglia, essendo “comunitaria” può venire liberamente in Italia, e ci vengono pensando che da noi si possa fare di tutto. Al loro Paese, li avrebbero impiccati. Non è un problema di razzismo: il punto è che finora la feccia si è riversata liberamente in Italia. “Si è raggiunto questo risultato con un'investigazione di tipo tradizionale e risorse tecnologiche di cui si parla in questi giorni, in ragione di disegni di legge che vorrebbero modificarle", ha commentato il procuratore di Tivoli Luigi De Fichy, in occasione della conferenza stampa al Comando generale dell'arma dei carabinieri, in riferimento al disegno di legge che vuole restringere i reati per i quali sono autorizzate le intercettazioni. Quello di Guidonia è solo uno degli ultimi casi di violenza sulle donne che si sono registrati nelle ultime settimane a Roma, e che hanno riportato sulle prime pagine dei giornali le polemiche politiche sulla sicurezza. "I carabinieri anche in questa circostanza hanno dimostrato esemplare efficienza e professionalità e un impegno deciso nella lotta alla criminalità", ha commentato il ministro della Difesa Ignazio La Russa in un messaggio al comandante dell'Arma dei carabinieri Gianfranco Siazzu, in cui ha sottolineato la "scrupolosa, determinata e rapida azione investigativa" dei militari. Al centro del dibattito sui media negli ultimi giorni le critiche al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per alcune sue affermazioni sull'impossibilità di mettere un soldato a guardia di "ogni bella ragazza" e le polemiche, aizzate dai politici, sulla decisione di un gip di Roma di mettere agli arresti domiciliari, e non in carcere, un ragazzo di 21 anni reo confesso di aver violentato una ragazza la notte di Capodanno durante una festa in Fiera patrocinata dal Campidoglio.

lunedì 26 gennaio 2009

Lettera all’Assessore Artesio, sulle PO alle Molinette

La presente per segnalarle alcuni discutibili comportamenti dei Direttori Galanzino, Giunta e Davini. Riteniamo che nella trattativa sulle posizioni organizzative abbiano dimostrato poco rispetto per il ruolo delle organizzazioni sindacali, giacché prima ci hanno invitato a formulare una proposta unitaria, poi, il giorno dopo, hanno deciso in proprio. Questo non sarebbe stato possibile se da noi esistesse una RSU. Accade viceversa che, una volta ogni tre anni, tutti i sindacati si mettano in caccia di voti, per eleggere un organismo che poi non decolla. Evidentemente chi detiene la maggioranza delle preferenze non vuole confrontarsi con i delegati eletti dai lavoratori. L’amministrazione ci aveva convocati a dicembre, per aumentare il finanziamento delle posizioni organizzative. Dato che sono soldi sottratti agli incentivi di tutti i dipendenti, il contratto collettivo del 1999 prevedeva e prevede ancora che siano oggetto di concertazione. I vostri direttori Galanzino, Giunta e Davini invece non volevano concertare altro che un incremento numerico e quantitativo delle posizioni organizzative. Non potevano però garantire gli incentivi a tutti gli altri, e non si è firmato alcun accordo. Loro hanno allora agito d’imperio, travalicando il loro ruolo istituzionale, senza parlare della correttezza, che è mancata completamente. Alle Molinette ci è peraltro sempre stata negata la verifica sulle posizioni organizzative assegnate unilateralmente dalla direzione generale. Invocano l’aziendalismo, ma evidentemente non sanno cosa sia. Nel settore privato, esaltato sovente a sproposito, i soldi erogati devono comunque corrispondere ad un effettivo raggiungimento dei risultati. Se il contratto collettivo lo prevede, perché Galanzino, Giunta e Davini devono dire di no? Entrando nel merito, scopriamo l’individuazione di ben sette posizioni organizzative al SITRA, che dovrebbe essere un ufficio di staff, e lo avete scritto voi. All’OSRU di posizioni organizzative ce ne sono nove! Si direbbe che alle Molinette si faccia solo formazione. Peccato che quasi tutti i corsi ECM siano promossi e gestiti dai sindacati. L’ultima formazione obbligatoria è consistita in un supplizio durato otto ore, durante le quali i dipendenti sono stati costretti a sentire quanto saranno meravigliosi i dipartimenti. Tipo le mega-riunioni aziendali di Fantozzi. Non è plausibile potenziare contemporaneamente il centro (il SITRA) e la periferia (i responsabili delle risorse umane dipartimentali). Abbiamo altresì scoperto che la direzione generale ha inventato una nuova tipologia di posizione organizzativa, non prevista dal contratto aziendale: la cosiddetta “C piccola”. Significa che dovremo attenderci anche la “A piccola” e la “B piccola”? E gli incentivi? Li azzeriamo del tutto? Invitiamo la S.V. a porre un freno a questa esagerata creatività manifestata dai direttori Galanzino, Giunta e Davini. Abbiamo il sospetto che non produca apprezzabili risultati aziendali, e neppure un clima collaborativo con la controparte sindacale.

UN ELETTORATO NON TROPPO ESIGENTE

Il sindaco di Torino è arrivato primo, assieme a due colleghi, nella graduatoria dei preferiti dai loro concittadini. Verrebbe da chiedersi se il sondaggio sia stato effettuato prima delle ultime nevicate, dato che il ghiaccio perdura nei parchi lungo il Po, un mese dopo Natale. Oppure si potrebbe dedurne che la maggior parte dei torinesi sia riuscita a sopravvivere alle scivolate garantite dal fondo stradale gelato. Altra ipotesi è che il sondaggio sia stato inventato di sana pianta, tanto chi avrebbe modo di verificare i questionari, ammesso che ne siano stati compilati.
I torinesi, intendendo i residenti non necessariamente di stirpe autoctona, sono certamente di bocca buona. Infatti ci siamo beccati una lunga sfilza di sindaci vagamente di sinistra, tutti sostanzialmente ben visti dalla popolazione. Eppure la metropolitana è di edificazione abbastanza recente, e lo stadio delle Alpi, strapagato con denaro pubblico, sarà abbattuto. Il passante ferroviario non è ancora completato, ed una popolazione lievemente più esigente si sarebbe già chiesta cosa diavolo ci voglia a coprire la ferrovia in corso Principe Oddone. Può essere che i moltissimi meridionali, emigrati per venire a lavorare in Fiat, scarichino ancora torrenti di gratitudine sulla città che li ha ospitati. Eppure trattasi di gente che ha sempre lavorato, ed ha ottenuto in cambio simpatiche casette in cemento armato in due o tre zone ghetto della bella Torino: Mirafiori sud, Falchera, Vallette. Forse l'elettorato del sindaco di Torino ha in media una sessantina d'anni, non esce quasi mai di casa (quindi non scivola sul ghiaccio), e trae giovamento dalle feste altrui: tipo le olimpiadi invernali. Se il centro destra alle prossime elezioni metterà in campo un candidato non sconfitto in partenza, la continuità dei sindaci “rossi” potrebbe interrompersi. Però non è che il centro destra disponga di quantità industriali di figure credibili. Un minimo di parvenza bisogna offrirla, evitando se possibile filosofi meridionali che ricordano l'orso Yoghi. L'elezione del sindaco è quanto di meno democratico ci sia: o questo o quello, oppure ci si astiene o si pasticcia la scheda. Visto che l'elettorato di una tra le città più meridionali d'Italia è così poco esigente, mettiamo almeno in campo dei programmi sensati. Poca democrazia, ma un minimo di voglia e capacità di lavorare. Se il prossimo sindaco non abiterà in una zona servita da portici, forse si accorgerà financo del disagio causato dalle nevicate.

La riunione che non c’è stata

Voci di corridoio ci avevano riferito che giovedì scorso si sarebbe tenuta una riunione in direzione generale. Invitati solo quelli della triplice. Argomento: i permessi sindacali, e la penalizzazione in busta paga. In sostanza, il permesso sindacale verrebbe considerato assenza dal processo produttivo, come la mutua. Ovviamente ciò ha suscitato grande allarme nelle organizzazioni sindacali che, almeno dai tempi di Odasso, ed alla faccia della discontinuità, tengono aperti i negozi aziendali durante l’orario d’ufficio. L’amministrazione garantisce che abbiano sufficienti permessi sindacali per farlo, e noi sappiamo quanto i loro uffici siano bravi a fare i conti. Tornando alla riunione fantasma, non ci era pervenuta alcuna convocazione. Quindi avremmo dovuto credere ad una procedura scorretta ed illegittima: l’azienda convoca perché deve informare e contrattare, non in base alle simpatie. Inoltre questa è un’amministrazione espressa dal PD, e loro ci tengono tantissimo alla correttezza ed alla moralità. Ogni tanto arrestano qualche assessore o sindaco, ma quelli sono compagni che hanno sbagliato. Voci provenienti dai diversi angoli dell’ospedale si sono susseguite prima ed anche dopo la riunione che non c’è stata. Si narra che abbiano presenziato pezzi grossi delle segreterie provinciali. Quindi: o siamo in presenza di una illusione visiva ed uditiva di massa, o l’amministrazione ha manifestato una tremenda caduta di stile. Proprio loro che si sono indignati come jene per le foto su Facebook. All’ipotesi della caduta di stile non vogliamo credere, perché conosciamo Galanzino, Giunta e Davini come monoliti della correttezza formale, e non solo di quella. Resta l’ipotesi allucinatoria di massa. Vogliamo credere ad oltranza a questa amministrazione, perché, ad esempio, non taglierebbe mai gli incentivi ai lavoratori. Vogliamo continuare a credere alla saldezza morale dei loro principi perché noi crediamo anche in Babbo Natale ed alla Befana. Ma la nostra preferita rimane la Fata Turchina.

giovedì 22 gennaio 2009

LA ZARINA CONTRO TUTTI: venite a morire da noi!

La cosiddetta “zarina” ha dichiarato che la Regione Piemonte sarebbe disposta ad accogliere nelle sue strutture pubbliche Eluana Englaro, in stato vegetativo da diciassette anni. In pratica sarebbe come dire: “venite a morire alle Molinette, o al Maria Vittoria, o al S.Luigi”. Tutti i ricoverati ed i ricoverandi si sono precipitati a toccare ferro, per non dire altro… Poi, quando il cardinale Poletto ha chiesto ai medici degli ospedali piemontesi di fare obiezione di coscienza, lei ha risposto che “non viviamo in una repubblica di ayatollah, nella quale il diritto religioso fa premio sul diritto civile”. La prima cosa da chiedersi è perché la Bresso si sia decisa a fare questa sparata penosa. Lei politicamente rappresenta il PD, che non ha bisogno del suo aiuto per dividersi su tutto. Infatti tutti i cattolici hanno preso le distanze dall’annuncio che negli ospedali pubblici piemontesi da oggi è ammessa l’eutanasia. La Bresso non ha peraltro sentito i medici. In tv Rinaldi ha affermato che sarebbe opportuno che Eluana venisse dimessa, per andare incontro alla morte naturale, quando accadrà. Trattasi di cosa diversa dal farla morire di sete e fame! Viale invece si è reso disponibile ad eseguire la condanna. Altra cosa: non siamo una repubblica degli ayatollah, ma di sicuro siamo una repubblica delle banane. Altrimenti certi numeri ce li eviteremmo! Cerchiamo rogne anche con gli integralisti islamici? La Bresso vuole far vedere di essere più potente di Sacconi? A questo siamo arrivati. Una presidente di Regione che sfida il Governo e la Chiesa. Formigoni ha detto no, la Bresso ha detto sì, ma chi glielo ha chiesto? Se cercava visibilità, ha toppato. Pensi piuttosto a come funziona la sua sanità, o forse anche questo è un depistaggio, come la questione Facebook alle Molinette?

mercoledì 21 gennaio 2009

Informativa fiscale 21gen09

Le novità fiscali per i redditi 2008 dichiarazione dei redditi 2009
Tassazione sostitutiva per straordinari e premi produzione
Ammessa la
possibilità per i lavoratori dipendenti del settore privato che hanno percepito
dal datore di lavoro compensi per lavoro straordinario di optare per una
differente modalità di tassazione dei compensi
Interessi passivi su mutui
ipotecari contratti per l’acquisto dell’abitazione principale
Aumento a 4mila
euro del limite di detraibilità per interessi passivi su mutui (prima 3.615,20
euro)
Abbonamento mezzi di trasporto
Detrazione d’imposta del 19% per le spese
di acquisto degli abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico locale,
regionale e interregionale
Elettrodomestici a basso consumo
Proroga della
detrazione del 20% sugli importi massimi compresi tra 1.000 e 7.500 euro
Risparmio energetico
Proroga per il 2008 e possibilità di ripartire la
detrazione in un numero di rate da tre a dieci
Bonus Fiscale
Possibilità di
utilizzare il modello per restituire il bonus nel caso sia stato indebitamente
percepito
Detrazione d’imposta del 19% per le spese di autoaggiornamento e
formazione dei docenti.
E' STATO INFINE PRORAGATO AL 28/02/2009 IL TERMINE PER
LA PRESENTAZIONE DEL BONUS FAMIGLIA
Restuccia Iganzio

martedì 20 gennaio 2009

L'università com'è e come dovrebbe essere

Tanto si è detto a proposito della riforma dell'università. Il governo, nella persona della Gelmini, ha deciso di distinguere tra istituti virtuosi e non. Sono insorti molti studenti, impauriti dall'approccio troppo rude; poi si sono necessariamente calmati, dovendo scegliere tra superare gli esami o essere bocciati. Anche in passato le lotte studentesche si concentravano nel primo quadrimestre. A proposito delle università italiane, un dato di fatto è che solo una parte di quelli che si iscrivono al primo anno pervengono alla laurea, e che producono molti sottoccupati. Rendere più serio il percorso universitario servirebbe a fornire dirigenti e quadri capaci al settore pubblico e a quello privato. Se c'è una cosa di cui abbiamo bisogno in Italia sono i dirigenti ed i quadri capaci di svolgere i compiti loro assegnati, e di assegnarne di adeguati ai sottoposti. Analizzando i vari corsi universitari, scopriamo che, da sempre, medicina ed ingegneria, assieme a giurisprudenza ed economia, richiedono il tempo pieno. Medicina ed ingegneria per forza di cose, per la partecipazione richiesta ai corsi. I laureati in medicina ed ingegneria si vede che sono stati costretti a studiare, per potersi laureare. Neppure le lauree in giurisprudenza ed economia sono regalate. L'approccio di medicina è sempre stato classista: ci si aspetta che pervengano all'università dei liceali e non dei periti, dei geometri o dei ragionieri. Il medico viene costruito per cinque anni prima dei sei del corso universitario, che sarà seguito dalla specialità. Tutto questo studiare forgia il soggetto, e lo inquadra; è una selezione naturale, che escluderebbe molti studenti di altre facoltà. Analoga selezione non è presente in scienze politiche, nata come laurea per studenti lavoratori, o per lettere, con tutte le sue infinite diramazioni. Uno che si iscriva a medicina deve avere una famiglia alle spalle, che lo mantenga fino quasi ai trenta anni. Ingegneria, economia e giurisprudenza richiedono meno tempo. Scienze politiche non è una cretinata di laurea, ma in Italia è decisamente soft. Per potenziare scienze politiche, basterebbe inserire molti più insegnamenti attinenti alle regole non giuridiche che regolano i rapporti tra le nazioni, e non solo. Quello che la Gelmini dovrebbe fare è quindi individuare i corsi di laurea che meritano di sopravvivere. Tutte quelle altre menate, buone solo per imbambolare la gente e fare lavorare docenti fasulli, dovrebbero tornare ad essere una cosa collocata tra i diplomi e le lauree. Ad esempio: le scienze infermieristiche, la laurea per assistenti sociali, e tutte le invenzioni prodotte da menti fertili di professori più piazzisti che altro. Poi ci vuole il numero chiuso, che consiste nel preventivare quanti medici serviranno tra sei anni, non ancora distinti per specialità. Perché sottovalutiamo professioni tecniche molto importanti come quella dell'idraulico? C'è poco da ridere: accade sovente che qualcuno ci lasci le penne, perché una caldaia era stata collocata male, da una specie di cane. E senza avercela con i cani. Dovremmo preventivare anche il numero degli idraulici, dei muratori, degli imbianchini. Così eviteremmo di chiamare in Italia gente che finge di saper fare quei lavori, e produce solo danni. La scuola e l'università sono il punto di partenza dell'occupazione. Ecco perché da noi ci sono tanti disoccupati, tanti incapaci e tanti fannulloni (come dice Brunetta). La scuola e l'università così come sono non funzionano. Mandiamo a lavorare tutti quei docenti che rubano il più che lauto stipendio, poi spariscono per mesi, fingendo di essere occupati a studiare chissà cosa. L'università non è per tutti, al di là dell'aspetto economico, che pure ha la sua importanza. Non è vero che chiunque possa diventare un bravo ingegnere. Ne conosciamo tanti a cui non affideremmo neppure il progetto di un canile. Chi non può fare il medico o l'ingegnere, faccia l'infermiere, o il tecnico, o il muratore, o l'idraulico. Non è che questi ultimi lavori siano esattamente sottopagati. Ora come ora, di sicuro c'è il grande business della formazione: tutti organizzano corsi di tutti i tipi, per gente che passa giornate a dormire sui banchi, piuttosto che lavorare. Girano troppi soldi, con risultati vicini allo zero. Aziende sanitarie della mutua organizzano continue riqualificazioni di soggetti che, alla fine dei corsi, ne sanno quanto ne sapevano all'inizio, cioè poca roba. Ma chi se ne frega. Siamo in Italia, e ci crediamo dei gran furboni. Ovviamente quelli che sanno veramente fare, ma non hanno “fortuna”, migrano all'estero.

lunedì 19 gennaio 2009

CONFLITTO DI CLASSE MEDIO ORIENTALE

Il conflitto tra palestinesi ed israeliani coinvolge due etnie e due religioni abbastanza simili. Gli ebrei sono infatti originari di quell'area di transizione tra Africa ed Asia. Nel corso dei secoli, gli ebrei si sono inevitabilmente mescolati con altre etnie, ma non al punto di distaccarsi apprezzabilmente dal ceppo originario. Israeliani e palestinesi si odiano come facevano e forse fanno ancora serbi e croati. Uno scontro quasi fratricida. Israeliani e palestinesi sono parte di una più ampia etnia di pelle chiara, come gli europei. Dal punto di vista della religione, fino a prova contraria, palestinesi ed ebrei adorano lo stesso Dio. Il fatto di essere entrambi monoteisti evidentemente non favorisce l'armonia, ma questo è un difetto proprio delle religioni, come pare abbia detto Marx. Del resto le due guerre mondiali sono state combattute prevalentemente tra monoteisti, ma non a causa di santi e sacramenti. Il Dio della razza bianca ha quindi avuto i suoi buoni motivi per prendere sempre più le distanze, come si evince dall'Antico Testamento, da quei popoli litigiosi ed ottusi (non solo israeliani e palestinesi) che dicevano di adorarlo. Attaccare briga cogli arabi e con i turchi è toccato in passato agli europei: monoteisti contro monoteisti, ma era un pretesto. Il recente conflitto tra israeliani e palestinesi non è etnico e non è neppure di religione. Come accadde per le crociate, potremmo viceversa parlare di conflitto di classe. Un popolo più ricco contro un popolo più povero. I palestinesi si sono lasciati trascinare da Hamas, che mira più al caos che all'ordine. Gli israeliani hanno risposto al fuoco, con gli interessi. Come sempre, in tutte le guerre, ci hanno rimesso i civili ed i poveri. Il motivo della guerra è il denaro o la sua mancanza, non la razza, né Dio. Probabilmente è sempre stato così. I palestinesi devono essere forniti di strutture produttive, in modo da migliorare la loro condizione economica. Quando avranno qualcosa da perdere, non lanceranno più missili e neppure pietre. Avere uno Stato è importante, ma il tessuto produttivo ed economico lo è di più. Inutile manifestare in Italia per i palestinesi o per gli israeliani. Peggio ancora bruciare le bandiere ed imbrattare muri e serrande. Santoro non doveva schierarsi in quel modo con una delle parti. Rai Due è un servizio pubblico, e non una televisione in mano a terroristi. Bisogna proporre soluzioni, non riaccendere fuochi già abbastanza scoppiettanti. Santoro ha miseramente toppato, ed ha fatto bene la Annunziata ad andarsene platealmente dallo studio televisivo di “Anno Zero”.

lunedì 12 gennaio 2009

Lavoratori dipendenti con residenza e lavoro all'estero

Pagano in Italia le tasse sui redditi quei cittadini italiani, dipendenti di un ente italiano, che hanno la residenza e il lavoro all'estero, anche se iscritti all'Aire, l'anagrafe dei residenti all'estero. E questo vale anche nel caso in cui l'ente sia stato trasformato in Spa. Ad affermarlo è la Cassazione che, con la sentenza n. 29455 del 17 dicembre 2008, ha sottolineato che il prelievo fiscale nel nostro Paese c'è quando lo Stato estero ha stipulato una convenzione (come nel caso della Svizzera) per cui la tassazione segue il criterio "dell'origine" dell'ente che eroga le retribuzioni e della cittadinanza del lavoratore. In particolare, la Suprema corte ha stabilito che "sono soggetti a prelievo fiscale in Italia i redditi derivanti da lavoro dipendente prestato all'estero da parte di cittadini italiani iscritti all'anagrafe dei residenti all'estero" quando si tratta di somme che hanno "origine in Italia". Il pronunciamento prende le mosse dal caso di un dipendente delle ex Ferrovie dello Stato (oggi trasformata in Trenitalia Spa) che dal 1994 ha lavorato in Svizzera presso una delle locali sedi della società. Dal 1994, poi, la famiglia dell'interessato è stata iscritta nell'anagrafe dei cittadini residenti all'estero (Aire) e risiede in territorio elvetico. Nel 2001 il dipendente ha chiesto al fisco italiano il rimborso delle ritenute Irpef operate sulla retribuzione. A seguito del silenzio rifiuto ha proposto ricorso alla Commissione tributaria provinciale, che lo ha in parte accolto. Infatti, da un lato la Ctp ha affermato che è da considerarsi inapplicabile al caso la convenzione tra Italia e Svizzera per evitare le doppie imposizioni a causa della trasformazione dell'ente Ferrovie dello Stato in Trenitalia Spa, dall'altro ha riconosciuto il diritto al rimborso soltanto in relazione ai quattro anni che precedono la richiesta del contribuente (articolo 38 del Dpr 602/1973), ritenendo inapplicabile il termine di prescrizione decennale. Contro la decisione proponevano appello alla Ctr l'agenzia delle Entrate e, in via incidentale, il contribuente, determinato a richiedere il riconoscimento decennale del diritto al rimborso. La Ctr ha accolto l'appello dell'Agenzia ritenendo che fosse da considerarsi legittimo il prelievo in Italia per le seguenti ragioni: non è rilevante, ai fini dell'applicazione della convenzione, la trasformazione in Trenitalia Spa delle Ferrovie dello Stato dato che l'accordo continua ad essere applicato; la trasformazione non può inficiare l'applicazione delle convenzione perché, se così fosse, l'effetto sarebbe di escludere da ogni forma di prelievo il reddito piuttosto che sottrarlo al rischio di una doppia imposizione; lo Stato italiano non ha attribuito alla trasformazione (da Ferrovie dello Stato
a Trenitalia) alcun effetto ai fini della validità della convenzione. La sentenza della Cassazione
In seguito al ricorso in Cassazione del dipendente, la questione è stata rimessa alla decisione della sezione tributaria. Il quesito su cui è stata chiamata a pronunciarsi la Suprema corte è il seguente: i redditi che derivano da lavoro dipendente prestato all'estero (nella fattispecie in Svizzera, Stato peraltro a fiscalità privilegiata) da parte di cittadini italiani, dipendenti delle Ferrovie dello Stato e iscritti nell'Aire, sono soggetti a prelievo fiscale in Italia, nella Confederazione elvetica, in entrambi gli Stati o in nessuno dei due? Per la Corte, i redditi da lavoro dipendente prestato all'estero, che hanno i requisiti previsti dall'articolo 19 della convenzione italo-elvetica, sono disciplinati da tale accordo e quindi sono tassati nello Stato di origine. L'articolo 19 della convenzione recita testualmente: "le remunerazioni, comprese le pensioni, pagate da uno Stato contraente o da una sua suddivisione politica o amministrativa o da un suo ente locale, oppure ancora da una persona giuridica o da un ente autonomo di diritto pubblico di detto Stato, sia direttamente sia mediante prelevamento da un fondo speciale, a una persona fisica che ha la nazionalità di detto Stato a titolo di servizi resi presentemente o precedentemente, sono imponibili soltanto nello Stato contraente da dove provengono dette remunerazioni". E nell'espressione persona giuridica o ente autonomo di diritto pubblico figurano le Ferrovie dello Stato e le Ferrovie federali elvetiche indipendentemente dalla struttura giuridica che tali enti abbiano assunto all'interno dei singoli Stati. La Corte sottolinea poi che nessun rilievo assume "avere dimostrato la propria residenza estera in base all'iscrizione all'Aire", considerato che l'articolo 19 della convenzione collega il potere impositivo al diverso presupposto dell'origine della retribuzione e della cittadinanza. Infine, ricorda ancora la Corte, nei rapporti con Stati a fiscalità privilegiata, sulla base della normativa vigente, si considerano residenti in Italia i cittadini anche dopo che siano stati cancellati dalle anagrafi della popolazione residente e che risultino emigrati in tali Stati o territori. Di conseguenza, l'iscrizione del cittadino nell'Aire non è elemento determinante per escludere la residenza fiscale in Italia. I giudici di piazza Cavour per queste ragioni, ritenendo infondato il ricorso, lo hanno respinto.

Ingiustizia italiana

Luca Delfino, trentatreenne assassino della ex fidanzata, è stato condannato a soli sedici anni ed otto mesi di reclusione; più cinque mesi di pseudo-manicomio. Il pubblico ministero aveva chiesto l'ergastolo, per omicidio volontario: quaranta coltellate inferte alle spalle. Come mai il giudice ha trattato con i guanti il delinquente? Come mai ha usufruito di una riduzione di pena? Perché accettare il patteggiamento quando la colpevolezza del soggetto non è in dubbio? La vittima aveva già denunciato le minacce ricevute dal Delfino. La polizia aveva chiesto invano l'arresto del criminale. Ma no! Doveva scapparci prima il morto. Luca Delfino aveva presumibilmente sgozzato un'altra donna, anch'essa sua ex fidanzata. Lo processeranno nuovamente, oppure il primo omicidio glielo abbuoneranno del tutto? Il Delfino ha fatto il matto fin dall'inizio, ed il giudice gli ha creduto. Probabilmente è stato il solo a bersi la pagliacciata del teppista. Quando si parla di riforma della giustizia, che trova d'accordo Fini, Veltroni e Violante, ci si riferisce alla certezza della pena. Per l'omicidio volontario, sedici anni sono decisamente pochi. Quel giudice dovrebbe cambiare mestiere. La famiglia della vittima, ovviamente disgustati, ricorreranno in appello. La separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici esiste già: i secondi hanno un approccio decisamente troppo soft al codice penale. Che sia un retaggio dei trascorsi universitari sessantottini? Esami di gruppo, superati con il diciotto politico?

venerdì 9 gennaio 2009

Una gran pubblicità per FACEBOOK

In questi giorni, alle Molinette, se ne parla molto: l'infermiera o le infermiere che hanno immesso in rete foto di pazienti non informati. La foto di uno di detti pazienti è stata corretta con una scritta che non è stata ritenuta particolarmente simpatica: "sono ciucco perso" ("ciucco" nel senso di ubriaco). Una caduta di stile, ammessa dall'intestataria dello spazio web su Facebook. Analoga caduta di stile si è registrata da parte dei giornalisti che hanno reso noto il nome dell'infermiera. Lei ha ammesso quello che peraltro non poteva negare, perché su Facebook bisogna comparire con il proprio nome ed il proprio cognome. Presumibilmente la collega non intendeva violare il codice penale, e non è detto che lo abbia fatto. Forse lo appurerà la magistratura, forse no. In sede civile, il paziente definito "ciucco perso" potrebbe chiederle i danni, ma al momento pare si siano fatti sentire solo gli Alcolisti Anonimi. Sul versante disciplinare, l'infermiera ha diritto ad un giusto processo, con la presenza di un sindacalista o un legale. Risulta che l'azienda l'abbia però sospesa prima che il suo caso sia stato vagliato dall'ufficio disciplinare. Una gran fretta di incastrare il "mostro", e di sbatterlo in prima pagina. Visto che in prima pagina c'erano cose più importanti, il "mostro" è finito in cronaca cittadina. Gran polverone anche da parte della procura della Corte dei Conti, che potrebbe chiedere all'infermiera i danni d'immagine. Di certo c'è il giudizio sommario dell'azienda, tipo Bulgaria dei bei tempi. Qualora l'infermiera decidesse di rivolgersi ad un legale di quelli veri, potrebbe eccepire sulla fretta da parte della direzione di apparire quel monolite di integrità che, aziendalmente parlando, non siamo. Qualcuno ha ricordato le non poche storie mazzettare della storia recente di questo povero ospedale. Mai come ora si è voluto eccedere nell'espellere il corpo estraneo. Invitiamo l'azienda a rispettare la procedura, senza strafare e senza pre giudicare. Qualche mala lingua ha addirittura detto che le autorità politiche locali sono accorse a stigmatizzare il fattaccio, per distrarre l'opinione pubblica dalla loro incapacità di rispondere all'emergenza neve. In effetti, una correlazione tra quell'infermiera e la neve ci sarebbe: lei lavora al pronto soccorso, dove sono arrivati e continuano ad arrivare i poverini che sul ghiaccio sono scivolati ed ancora scivolano. A proposito della procura della Corte dei Conti, auspichiamo che siano altrettanto ben disposti a vagliare situazioni di spesa non proprio legittima. Il ventitré dicembre l'azienda ha deliberato sulle posizioni organizzative. Non avrà mica confermato le posizioni organizzative non concertate con la rappresentanza sindacale unitaria? Non avranno per caso confermato i termini di un accordo sindacale scaduto nel 2006?

SE FAI PACE COL FISCO, NIENTE SANZIONI!

SE FAI PACE COL FISCO, NIENTE SANZIONI!
La manovra finanziaria d'estate
(decreto legge n. 112 del 25 giugno) e quella d'inverno (decreto legge n. 185,
cosiddetto “anticrisi”) hanno creato una rete di opportunità che dovrebbe
scoraggiare i contribuenti dal contestare le pretese del fisco: sia potenziando
l'appeal di vecchi istituti di composizione dei conflitti come il ravvedimento,
sia introducendone di nuovi attraverso una rivisitazione del meccanismo
dell'adesione.
Per incentivare il contribuente ad aderire agli accertamenti, le
sanzioni sono state quasi azzerate: quello che interessa al fisco è incassare
subito il tributo! Ecco quindi le nuove possibilità, da un lato di “conciliare”
i processi verbali di constatazione, che finora servivano solo ad informare il
contribuente dell'esito di una verifica e adesso sono diventati veri e propri
strumenti di accertamento, dall'altro di chiudere la vertenza dopo il
ricevimento di un invito al contraddittorio (o “invito a comparire”), che prima
era solo l'atto propedeutico della procedura di accertamento con adesione.
Infine, ulteriore riduzione delle sanzioni in caso di ricorso al
“ravvedimento”, fatta per rendere questo istituto competitivo nei confronti
delle nuove opportunità introdotte dai due decreti legge.
Restuccia Ignazio
Oggi dovrebbero finalmente decidere sul Bonus Famiglia
Sul bonus famiglia la rimodulazione del bonus familiare è data per certa. La
maggioranza punta ad approvare un emendamento proposto da Alessandro Pagano
(PdL) che rimodula le soglie di accesso al bonus. «L'importo complessivo della
manovra non cambia – ha dichiarato Pagano all'Ansa – ma spostiamo gli
interventi in favore delle famiglie con figli, convinti che bisogna guardare al
futuro, invece che sulle famiglie con un solo componente».
La soglia per le famiglie di single dovrebbe quindi scendere da 15.000 a
9.000 euro e per le famiglie con due componenti da 17.000 a 12.000. La soglia
salirà invece per chi ha una persona a carico (da 17.000 a 20.000), per chi ne
ha due (da 20.000 a 25.000), per chi ne ha tre o oltre (da 20.000 -22.000 euro
a 35.000) o per chi ha a carico un parente disabile da 35.000 a 45.000.
Restuccia Ignazio

mercoledì 7 gennaio 2009

BONUS FAMIGLIA

BONUS FAMIGLIA
Bonus famiglia: tetto fino a 35mila euro se c'è un disabile. È stato potenziato
nell'importo e nella platea dei beneficiari il bonus che raggiungerà pensionati
e famiglie con figli a carico. Si tratta di un bonus da un minimo di 200 a un
massimo di mille euro, che sarà distribuito in base al reddito. Ad averne
diritto saranno i nuclei di lavoratori dipendenti con figli e i pensionati con
un reddito annuo fino a 22mila euro (e non più 20mila euro). Per le famiglie
con portatori di handicap il tetto sale fino a 35mila euro. Il «bonus
straordinario per famiglie, lavoratori, pensionati e non autosufficienti»
riguarderà poco meno di 8 milioni di soggetti. Il costo complessivo
dell'operazione si aggira intorno a di 2,4 miliardi di euro. Il bonus è
cumulabile con la social card. Entrando nel dettaglio verrà erogato dai
sostituti d'imposta a gennaio-febbraio attraverso una detrazione. Il beneficio
sarà di 200 euro per i soggetti unici componenti di un nucleo familiare se il
reddito non è superiore a 15 mila euro, di 300 euro se la famiglia è composta
da due persone con un reddito di 17 mila euro l'anno, di 450 se la famiglia è
composta da tre persone, sempre con un reddito di 17 mila euro all'anno. Il
bonus sarà invece di 500 euro per le famiglie di quattro componenti con un
reddito di 20 mila euro, di 600 euro se i componenti la famiglia sono cinque,
sempre con un reddito annuo di 20 mila euro. Avranno mille euro le famiglie di
cinque o più componenti con un reddito di 22 mila euro. Se nella famiglia c'è
un portatore di handicap il tetto di reddito sale a 35 mila euro. Esclusi dal
beneficio i lavoratori autonomi, i titolari di partita Iva e chi ha redditi
fondiari superiori a 2.500 euro. La richiesta va presentata entro il 31gennaio
con autocertificazione mediante modulo dell'Agenzia delle Entrate.
Restuccia Ignazio

INFORMATIVA PENSIONI

INFORMATIVA PENSIONI
Dalla perequazione automatica ai trattamenti minimi. L'Istat ha stabilito per
l'anno 2009 un aumento della perequazione automatica nella misura del 3,30 per
cento. Da gennaio 2009, l'importo mensile del trattamento minimo delle
pensioni è di 458,20 € mensili, pari a 5.956,60 € annui, per tredici mensilità.
Assegno sociale a 409,05 euro. Per il 2009, l'importo mensile dell'assegno
sociale è di 409,05 euro, pari a 5.317,65 euro l'anno. Pensione sociale a quota
337,11 euro. Per l'anno 2009, l'importo mensile della pensione sociale è di
337,11 euro, per un importo annuo di 4.382,43 euro Per gli invalidi civili
l'assegno di assistenza e l'indennità di frequenza minori sono pari a 255,13
euro mensili, con limite di reddito personale annuo di 4.382,43 euro.
La pensione di inabilità è di 255,13 euro mensili, con limite di reddito personale
annuo di 14.886,28 euro. L'indennità di accompagnamento è di 472,04 euro e non
ha limite di reddito personale.
RESTUCCIA

INFORMATIVA MUTUI

INFORMATIVA MUTUI
Con il 2009 cambiano le strategie per fronteggiare il «caro mutui»: una mano
decisiva arriva, innanzitutto, dal mercato che, dopo un periodo di crescita dei
tassi, oggi presenta parametri senz'altro più tranquillizzanti. Ma anche la
legislazione sta facendo la sua parte. Innanzitutto, per tutte le rate in
scadenza nel 2009, sarà a carico dello Stato la quota di interessi eccedente il
limite del 4% (articolo 2, comma 5, Dl 185/2008). In altri termini, il
mutuatario pagherà alla banca il tasso contrattuale (di solito: Euribor più
spread) se inferiore alla soglia del 4%; qualora l'applicazione del tasso
sfondi il tetto del 4% (come accadrà in molti casi), l'eccedenza sarà versata
alla banca dallo Stato (non è chiaro con quali modalità, in quanto la norma
rimanda a un decreto delle Entrate, di cui ancora non c'è notizia). Resta fermo
il fatto che chi abbia rate in scadenza già in questi giorni di gennaio può
legittimamente (senza rischio di dover pagare interessi di mora o di essere
collocato nella lista nera dei mutuatari insolventi) limitare il pagamento
degli interessi dovuti fino all'importo del 4%; viceversa, la banca che riceva
pagamenti eccedenti il 4% dovrà restituirli con gli interessi o, su espressa
richiesta del cliente, imputarli a decurtazione del capitale da restituire. La
banca non potrebbe nemmeno procedere al prelievo della rata con addebito in
conto per la parte superiore alla soglia del 4 per cento. Le condizioni per
beneficiare di questo "regalo" dello Stato (lo Stato paga gli interessi «a
fondo perduto» e, quindi, si tratta di somme che il mutuatario non dovrà mai
più pagare) sono queste: - si deve trattare di mutui stipulati entro il 31
ottobre 2008; si deve trattare di mutui a «tasso non fisso», e quindi che
prevedano un qualsiasi sistema di indicizzazione degli interessi, compresi
quelli che concedono l'alternativa tra tasso fisso e variabile e che, al 31
ottobre 2008, si trovassero in un periodo di applicazione del tasso variabile
(la norma pare mettere in una grave situazione di disparità di trattamento i
titolari di mutuo a tasso fisso, con implicazioni di rilevanza costituzionale);
si deve trattare di mutui stipulati da persone fisiche per acquisto,
costruzione e ristrutturazione del l'abitazione principale (escluse abitazioni
di lusso, castelli e ville – ma non le «villette» come quelle «a schiera»); si
può trattare anche di mutui rinegoziati (articolo 3, Dl 93/2008).
Un altro vantaggio di cui la clientela potrà beneficiare nel 2009 è quello relativo alla
possibilità di stipulare mutui ancorati al tasso praticato dalla Banca Centrale
Europea (Bce) nei finanziamenti al sistema bancario (tecnicamente: il tasso
sulle operazioni di rifinanziamento principale della Bce). Infatti, dal 1°
gennaio 2009, le banche sono obbligate a tenere a disposizione della clientela
che ne faccia richiesta, anche mutui indicizzati con il tasso Bce, con
l'obbligo che il cosiddetto "tasso finito" (il costo totale dell'operazione)
sia «in linea con quello praticato per le altre forme di indicizzazione
offerte» (in sostanza, l'utilizzo di questi prodotti non può essere per il
cliente più costoso degli altri prodotti similari offerti dalla banca). Questa
misura non dovrebbe generare risparmio per il cliente, ma gli offre comunque il
vantaggio di una maggior tranquillità, in quanto l'importo della rata viene
sganciato da un parametro piuttosto volatile quale l'Euribor (si veda «Il Sole
24 Ore» di ieri).

Ancora, se con la fine del 2008 va in massima parte considerata conclusa l'operazione di «rinegoziazione coattiva» dei mutui che concedeva tre mesi di tempo al mutuatario, dalla ricezione della proposta della banca, per lo più inviata tra agosto e settembre 2008, per ricalibrare il mutuo secondo la media dei tassi corrente nel 2006, è sempre aperta, senza scadenze, la possibilità di far luogo alla surrogazione del vecchio mutuo stipulando un
nuovo mutuo con un'altra banca (la cosiddetta «portabilità»). Sempre aperta anche la "rinegoziazione" delle condizioni praticate dalla propria banca. A questa soluzione la banca non è obbligata (come era invece obbligatoria la rinegoziazione del Dl 93/2008): ma è da credere che se la banca non vuol perdere il proprio cliente, perché scavalcata da un nuovo mutuo offerto da
un'altra banca, farà di tutto per ricalibrare il vecchio od offrirne uno a condizioni più aggiornate.
Dal SOLE 24 ore
Restuccia Ignazio

Il tetto massimo al 4% per gli interessi da versare sui mutui a tasso
variabile? La disposizione, contenuta nel decreto anti-crisi (Dl 185/08)
approvato a fine novembre, è in teoria già efficace per tutte le rate in
scadenza dal 1° gennaio 2009. Nella pratica è tuttavia probabile che in questi
giorni i risparmiatori si vedano addebitare sul conto corrente l'importo
originario (con applicato un tasso superiore al 4%), senza alcuna traccia del
contributo dello Stato previsto dal Dl 185/2008. Questo perché l'applicazione del decreto (peraltro ancora suscettibile di modifiche in fase di conversione in Parlamento) da parte delle banche incontra una serie di difficoltà di carattere organizzativo. I risparmiatori, in ogni caso, non avranno niente da temere, perché lo sconto (quando dovuto) arriverà ugualmente. «Il mutuatario – spiega infatti la circolare del ministero dell'Economia del 29 dicembre scorso
– deve naturalmente essere tenuto indenne da ogni effetto di tali ritardi. In
particolare, ogni contributo deve essere accreditato con valuta del giorno di
scadenza a cui è relativo». Invitando le banche ad adoperarsi per contenere al
massimo eventuali ritardi, la circolare fissa anche a fine febbraio il lasso di
tempo ragionevole entro il quale gli istituti di credito dovranno adeguarsi
alle nuove norme. Nel testo sono contenuti anche alcuni chiarimenti
interpretativi che aiutano nella concreta applicazione delle disposizioni. Le
rate interessate dal provvedimento, anzitutto, sono quelle da corrispondere nel
corso del 2009 e il «tetto» del 4% si applica all'intero importo della rata e
non solo al rateo riferibile all'anno in corso (vale quindi una sorta di criterio di cassa e non di competenza).
Restuccia Ignazio

lunedì 5 gennaio 2009

Il piano antineve del comune di Torino

Se ne parlava già sotto Natale, perché questa volta le previsioni del tempo sono state azzeccate, e la neve è caduta a più riprese anche sulla città di Torino. Può darsi che i mezzi spazzaneve siano passati per le strade della città. Può altresì darsi che la neve si sia scocciata di aspettarli, e si sia sciolta da sola. Se la neve e gli spazzaneve non si sono trovati, significa che i secondi hanno fatto un giro molto largo. A dire il vero, la neve ci ha provato a sciogliersi, ma la temperatura quasi polare non l'ha aiutata. Anzi: la neve in alcuni casi si è prima trasformata in acqua, poi in ghiaccio. Tutto ciò per la gioia dei passanti, che pattinavano e cadevano. Fino alla vigilia dell'Epifania, erano presenti, sulla passerella che collega via Ventimiglia al lungo Po, alcuni simpatici blocchi di pseudo-ghiaccio, ideali per i ciclisti intenzionati a finire lunghi distesi. Il ghiaccio, sulla passerella che attraversa il Po a partire da piazza Chiaves, si è sciolto con fatica un po' prima. Ma anche lì nessun segno di sale, ghiaietta o interventi meccanici di rimozione. Il sei gennaio, Epifania, sono finalmente usciti i trattori, ed hanno spalato la neve. Peccato che, lasciando al suolo una patina compressa, tenda a gelare. In quel caso sì che servirebbe la ghiaietta. A proposito del Partito del Nord, dovremmo ricordare ai suoi supporters politici (tipo Chiamparino)che al nord in inverno a volte nevica.

venerdì 2 gennaio 2009

QUANDO SI SMETTE DI ESSERE COMUNISTI

Marx ha evidenziato lo sfruttamento di moltitudini di esseri umani, da parte di una minoranza. In qualunque periodo storico, ed in qualunque parte del mondo, c'è sempre stata una élite che ha sottomesso la maggior parte della popolazione. Immaginiamo che, anche tra gli uomini delle caverne, ci fossero oppressi ed oppressori. Solo che allora l'oppressore doveva bastonare in proprio gli oppressi, e poteva così opprimerne due o tre alla volta. In seguito l'oppressore ha assoldato un'apposita sbirraglia, per far sì che le sue parole divenissero legge. Persone proprietarie solo della propria forza lavoro, e di quella della propria prole, avevano ed hanno tutto da guadagnare a "mettere in comune" le risorse e gli strumenti per produrle. Dove la rivoluzione proletaria ha avuto luogo, il più delle volte i contadini e gli operai sono passati da un padrone feudale ad uno burocratico. I russi sovietici mangiavano, i russi pre-sovietici facevano la fame. Bisogna riconoscere che la rivoluzione sovietica garantì ai più la sussistenza. Il problema del comunismo è che la ripartizione delle risorse di solito si ferma lì. La libertà d'opinione non esisteva prima del comunismo, e continuò a non esistere dopo il suo avvento. Questo perché i burocrati che avevano preso il potere, grazie al popolo bue che si era fatto massacrare dai cannoni degli aristocratici, continuavano a sostenere il rischio di una controrivoluzione. Tanto bastò a non concedere alcuna libertà al popolo. Si parla bene del popolo solo per fregarlo meglio. Tutti quelli che si riempiono la bocca della parola "popolo", poi tirano al popolo medesimo enormi pacchi. Veniamo ora al titolo del post: "quando si smette di essere comunisti". I governanti burocrati di Stato smettono subito dopo la rivoluzione. Forniscono pane e patate a tutti, affinché lavorino come asini, e magari muoiano come martiri della rivoluzione. I poveri possono anche non smettere di essere comunisti; tanto chi se ne frega? In Italia non abbiamo fatto la rivoluzione, ma c'è gente che ci ha creduto fino alla fine. Qualcuno ha finanche chiesto ed ottenuto un bel funerale con tanto di bandiera rossa, ed inni comunisti. Burocrati del partito hanno presenziato ai funerali di antichi compagni, per pontificare su quanto gli estinti fossero stati onesti. Grazie a detti onesti, il partito ha poi messo in giro la leggenda della superiorità morale della sinistra. I poveri hanno meno possibilità di rubare, e se lo fanno finiscono in galera. I ricchi hanno molta più possibilità di fregare il prossimo, e lo fanno, ma difficilmente vanno in galera. La galera è fatta per i poveri. Ad un povero conviene essere onesto; se prova a rubare, lo beccano subito. Quelli che abbiamo mandato in parlamento hanno avuto grosse difficoltà ad essere onesti. Non significa che abbiano rubato. Non tutti almeno. I burocrati di partito e dei grossi sindacati hanno avuto tra le mani fiumi di soldi dei tesserati. Non è detto che quei soldi se li siano spartiti, ma non è chiaro che fine abbiano fatto. Del resto come fare a perseguire penalmente uno a cui i soldi li regalano, in forma di cambiale in bianco? Non si può, trattandosi di soldi a fondo perduto, erogati nella speranza che il partito diventi più grande e più forte di prima. Abbiamo visto i comunisti poveri (sostanzialmente onesti), quelli ricchi (tentati dal vil denaro, ma monolitici nella loro integrità). Rimangono i ceti intermedi. Possono professare il comunismo, come il fascismo, ma non metterebbero in comune alcunché, e non rifarebbero neppure la marcia su Roma. I ceti molto variegati, che vanno dal proprietario del proprio alloggetto al dirigente (che è ricco, ma non abbastanza da vivere di rendita) hanno smesso da tempo di essere comunisti, qualunque cosa raccontino in giro. Quanto siano fasulli i sedicenti comunisti lo dimostrano i rifondaroli ed i loro amichetti "antagonisti". Dopo l'ultima batosta elettorale, sono praticamente spariti. Sembra che abbiano perso una guerra mondiale! Sono offesi nei confronti del mondo intero, e masticano veleno. Alcuni si sono dati alla religione, ma anche in quel campo vogliono distinguersi: il nuovo capo rifondarolo è un valdese (quindi un "protestante"). Siamo preoccupati per il loro stato di salute. Speriamo che vincano almeno qualche elezione di circoscrizione o di pianerottolo. Altrimenti continueranno ad intristirsi con le canzoni di Guccini. Hanno tutti una certa età, ed abbattersi così fa male al cuore.