domenica 9 maggio 2010

Meno male che c’è area democratica

L'area democratica del Partito Democratico si è riunita perché Fassino e Franceschini hanno capito di avere perso le elezioni! Meglio tardi che mai. Si sono accorti di aver altresì perso gente, strada facendo. Gente abbastanza famosa, e gente comune. Ora vorrebbero invertire il corso degli eventi, proponendo qualcosa, tanto per cambiare. Fassino e Franceschini intendono spronare il segretario Bersani a togliere le mani dalle tasche. Mentre i media impallinano Scaiola, Bertolaso e Bondi, e questi risentono del colpo ancor prima di essere indagati, il Partito Democratico non ne trae alcun vantaggio. Anzi: a livello locale, i politicanti sconfitti non accettano di prendersi le responsabilità della loro disfatta. Franceschini fa il tifo per Fini, dimostrando di non aver capito un piffero. Fini rimane un nemico, ed il centro-sinistra la deve piantare di raccontarci come dovrebbe essere fatto il centro-destra. Fassino e Franceschini parlano di cambiare passo, e di occuparsi di edilizia popolare e di lavoro. Peccato che i due, in quanto benestanti a nostre spese, non siano attendibili per tutto ciò che concerne edilizia e lavoro: non hanno alcun problema a comprarsi una casa, e di lavoro vero ne hanno sempre fatto poco. Cosa interessa a quei chiacchieroni di professione della speculazione finanziaria, che ha affossato il più debole dei paesi dell'Unione Europea? L'area democratica del PD ha per caso una ricetta per evitare che facciamo la fine della Grecia? Tra un'autocelebrazione e l'altra, quelli che nel PD si sentono più propositivi potrebbero dirci come mai la cancelliera tedesca è stata bastonata dagli elettori, dopo aver detto sì agli aiuti alla Grecia. Mentre quei provincialotti di Franceschini e Fassino badavano ad incantare i pochi fedeli rimasti, i politici british, da sempre più internazionali dei nostri, fiutavano puzza di bruciato, e dicevano no agli aiuti alla Grecia. Cari Fassino e Franceschini, ciò che dovreste fare per l'Italia è mollare la sedia, che da anni scaldate, introitando soldi che non meritate di certo. I politici europei, americani, cinesi e russi dimostrano tutti di disporre di una visione delle cose che trascende di molto le possibilità degli scaldasedie nostrani. L'Unione Europea emetterà bot per salvare l'euro, e quei due della corrente democratica ce li sfraganano parlando e riparlando del “partito”. Se la Fiat non riporta qualche produzione in Italia, chiuderà anche Pomigliano d'Arco, ma Fassino e Franceschini ci parlano genericamente di “lavoro”, come se sapessero di cosa si tratta.

venerdì 7 maggio 2010

QUADRI E FUNZIONARI

I quadri sono quei lavoratori collocati in posizione intermedia rispetto ad operai e dirigenza. Ricevono una retribuzione almeno doppia rispetto agli operai, ma la loro fedeltà alla ditta deve essere pressoché cieca. Devono essere ben disposti a fermarsi oltre l'orario, ed a rientrare in azienda con un breve preavviso. In pratica, i quadri sono sempre disponibili, o quasi. Le ditte li selezionano accuratamente, perché di solito meritano lo stipendio che percepiscono. I funzionari sono un'altra cosa: parliamo di enti pubblici, quindi ogni eccezione alla regola è pagata a parte. In più il funzionario fa sovente carriera grazie ad un partito, quindi non è detto che sappia lavorare. Il funzionario può permettersi di vendere fumo, il quadro no. Il funzionario è un passacarte, come il quadro, ma il quadro impara in fretta ad essere operativo in tempi brevi, ed a risolvere i problemi. Altrimenti sloggia. Difficile fare sloggiare un funzionario; è più probabile che faccia carriera, e diventi dirigente, grazie al partito politico di cui sopra. I funzionari nella contrattazione collettiva sono riusciti molto abilmente ad erodere una corposa fetta dei premi di incentivazione: sono le cosiddette posizioni organizzative. Il funzionario privo di posizione organizzativa svolge mansioni da impiegato, anche se in possesso di diploma e laurea. Il quadro può anche essere solo diplomato, ma deve dimostrare costantemente di non aver comprato il suo attestato di maturità. La Fiat ora probabilmente proporrà ai lavoratori di Pomigliano d'Arco di lavorare come dei quadri, pur pagandoli come operai. A quelle condizioni: flessibilità quasi assoluta, la produzione della Panda potrebbe tornare in Italia. Dovesse succedere, il governo di centro-destra ne trarrebbe un apprezzabile bonus dal punto di vista dell'immagine. I sindacati, data la congiuntura economica decisamente sfigata, devono avallare la richiesta della Fiat, ed accettare che gli operai di Pomigliano d'Arco facciano i quadri senza esserlo. Ci saranno aumenti di stipendi, sulla base degli straordinari effettivamente effettuati, perché la Fiat pensa al prodotto vendibile, a differenza degli enti pubblici. Incluse le aziende fasulle, ad esempio quelle sanitarie.

sabato 1 maggio 2010

LE RIFORME: CHI NE PARLA E CHI LE REALIZZA

Quando i politicanti del centro-destra o del centro-sinistra, o dell'UdC, o dell'IdV, vogliono cercare di imbambolare il pubblico, parlano di riforme. Questa sembra essere la parola magica: “riforme”. Significa tutto o niente, ma visto che siamo in Italia significa poca roba. Questo è infatti un popolo di gran chiacchieroni. C'è gente che, a forza di chiacchiere, è stata buttata fuori dal parlamento: i rifondaroli ed i loro amichetti più o meno rossi, più o meno verdi. Siamo un popolo di chiacchieroni, infatti in parlamento abbiamo quasi novecentocinquanta soggetti, che per professione di fede, peraltro strapagata, parlano, parlano e parlano. Per ogni sessantamila abitanti, c'è un parlamentare, che si parla addosso. Poi ci sono sindaci, presidenti di giunte, consigli comunali, provinciali, regionali, e finanche di circoscrizione. Tutti che parlano di riforme, senza sapere cosa stanno dicendo di preciso. Le riforme in Italia sono come il ponte sullo stretto di Messina: se ne parla da oltre sessanta anni, e non certo gratis. Mentre noi parlavamo del ponte sullo stretto di Messina, francesi e britannici hanno costruito un tunnel sotto la Manica, che è decisamente più lungo, decine di volte più lungo del ponte che peraltro non c'è ancora. Ci sarà? Lo faranno? Finora si è detto: non facciamolo, perché la Sicilia deriva. A quest'ora la Sicilia sarebbe dovuta arrivare in Africa. Si vede che, se si muove, lo fa molto, molto lentamente. Ma, bando alle italiche ciance, e parliamo di chi le riforme le ha promesse e le sta realizzando: Obama. Quasi contro tutti, è riuscito ad imporre una riforma della sanità, che garantisce l'assistenza a moltissimi poveri. Forse non a tutti, ma è un gran passo avanti. Gli americani, che hanno eletto a gran voce Obama, adesso lo criticano. Perché gli americani sono strani: se non fanno due o tre guerre contemporaneamente sono tristi, sanno di essere grassi, ma mangiano come maiali, detengono tutti due o tre mitragliatori pesanti, per difesa personale. Ora Obama vuole andare all'attacco delle fottute banche, super-banche, che hanno innescato la crisi economica, concedendo mutui a chiunque. Obama, se avesse tempo, sistemerebbe anche la Grecia, che ha giocato con i titoli più tossici disponibili, ed ora ci piange addosso. In Grecia, i dipendenti pubblici hanno sedici mensilità; forse sarà ora che si accontentino di quattordici. Obama è troppo forte, ma ora qualcuno dubita che sia americano: troppo scuro di pelle? Lo avessimo noi un Obama. Noi abbiamo Berlusconi, Fini, Casini, Bersani, D'Alema, Di Pietro e tutta la masnada dei masnadieri di tutti i partitini e partitoni. Tutti a parlare di riforme della Costituzione, ma anche contro la riforma della Costituzione. Calderoli ha fatto fuori tonnellate di leggi, ma ne abbiamo ancora diecimila. Trovate qualcun altro che abbia diecimila leggi! Quella di Calderoli è stata l'unica riforma concreta, ma quasi nessuno se ne è accorto. Potremmo eliminare le province, ma i partiti non possono rinunciare a tutti quei posti di potere, che si tramutano in voti. Chi vuole veramente eliminare le province? Nessuno! Come la TAV: chi è veramente favorevole, e chi è veramente contrario, a parte quelli che non vogliono che i nuovi treni attraversino i loro salotti e le camere da letto? I politicanti italiani sono favorevoli e contrari a tutto, nello stesso momento. Chi vuole il federalismo fiscale? La Lega di sicuro, ma a chiacchiere non è che il PD sia contrario. Allora come mai non lo realizzano? Nel frattempo, continuiamo a buttare soldi per pagare i consigli provinciali, a fare quelle stupide dichiarazioni dei redditi, modello 730, a pagare il campeggio perenne agli zingari, a dipendere dalle lune di Marchionne, e tante altre stupidate. Perché dichiarare proprietà e redditi già noti all'agenzia delle entrate? Perché non ci scontano alla fonte i mutui, gli scontrini e gli altri oneri deducibili? Perché questo popolo bizantino cerca di fregare il prossimo, pretendendo che tutti conservino qualunque scarabocchio? Tutto per la soddisfazione di multare il contribuente a distanza di anni. Giova ricordare che, dopo la Grecia, il Portogallo, la Spagna e l'Irlanda, siamo soci privilegiati del club degli euro-sfigati. Termini Imerese tornerà ad essere un paesino nel deserto, e tutti (eccetto quelli che ci abitano) se ne fregano. Lo Stato non potrebbe costruirci motocicli, motorette, motozappe e motoseghe? Lo Stato imprenditore è defunto da decenni, ed è stato sostituito dallo Stato dei rubagalline, di quelli che partecipano ai convegni, di quelli ai quali paghiamo pure il portaborse, di quelli che comprano a prezzi scontati immobili nel centro di Roma.