lunedì 17 febbraio 2014

QUANTO PUÒ ESSERE STUPIDO UN POPOLO?

Questa è la domanda che noi italiani dobbiamo porci tutte le mattine, mentre la tv ci riporta i fatti ed i misfatti della politica. Quei soggetti chiacchieroni ed inconcludenti li abbiamo eletti noi, quindi è colpa nostra se ci mandano a picco. Eppure nella nostra incomparabile ignoranza nazional-popolare preferiamo il rassicurante al competente. Amiamo sentirci promettere mari e monti, come se avessimo quattro anni ed i nostri genitori ci raccontassero di Babbo Natale. Un presidente della repubblica post-comunista che gioca a fare l'amicone, ma asseconda un sindaco post-democristiano, che sostiene di essere in possesso di tutte le ricette, per risolvere i mali del mondo. Un traditore peggio di Giuda, che accoltella alle spalle una figura istituzionale che conta come il due di coppe. Un tizio troppo zen per fare il presidente del consiglio in Italia; provi in Giappone. Nessun passaggio alla Camera ed al Senato, perché chi se ne frega se il premier viene individuato da una faida tra briganti? Ministri competenti non confermati e ministri inutili, come la Bonino, che cavalcano misteriosi poteri forti. Aumenti della produttività nazionale dello 0,1%, che fanno ridere anche i polli. Ex comunisti che credono ancora all'uomo forte, ed eleggono un Renzi qualsiasi, che neppure è mai stato in Parlamento. Una FIAT, che dopo avere distrutto Alfa Romeo, Lancia, Autobianchi e l'indotto industriale di una nazione, taglia la corda, cambiando nome come un profugo, un terrorista, un evasore o un fallito. Come mai, nonostante tutto, i tedeschi ed i giapponesi non vengono in Italia a costruire automobili? Chi si oppone? L'Italia è una barca dove tutti remano autonomamente e fuori sincrono. Siamo dei cattolici per finta, abituati a pensare di poter prendere in giro anche Dio, pentendoci solo a parole, dopo averne fatte di cotte e di crude. Di conseguenza, il nostro amato volgo non ha idea di cosa sia il codice penale, né quale sia la sua vera applicazione. Burocrazie che si auto-perpetuano, grazie a ministri ottusi come capre. Passacarte che rinviano, ritardano, dilazionano, attendono chiarimenti che non arriveranno mai. Però in fondo siamo convinti di essere i più furbi e belli del mondo, e pure di disporre delle migliori ugole. Ecco perché Sanremo è sempre Sanremo, e regaliamo centinaia di migliaia di euro a due comunistelli, fasulli e rassicuranti, perché presentino l'eterna menata della canzone italiana. Non andremo a votare prima del 2018? Siamo in dittatura? Il presidente Napolitano si ricorda i bei tempi in cui il PCI ci teneva all'oscuro delle foibe, e quando sostenne il diritto dell'Unione Sovietica a bastonare i suoi sudditi ungheresi e cecoslovacchi? Ai parlamentari va benissimo che non si vada più alle urne; così continueranno a rubare stipendi da dirigente che lavora, pur continuando a fare poco o niente. Nessun taglio alla Camera, né al Senato. Nessun taglio agli stipendi dei parlamentari e neppure a quelli dei loro barbieri, baristi, stenografe, portaborse ed altri parassiti pagati dai fessi, che siamo noi. I Cinque Stelle promettono che prima o poi impareranno a fare i deputati ed i senatori. Forse poi. I leghisti garantiscono che ci faranno uscire dall'euro. De Mistura garantisce che i marò torneranno in Italia, sicuramente vivi. La Bonino salva il culo a Luxuria, sebbene in quel culo ci sia poco da salvare. Qualche medaglia alle olimpiadi invernali, grazie ad atleti con nomi teutonici. Brontoliamo contro tutti, ma non vorremmo rinunciare ad alcun privilegio. Sono tutti disonesti, ma noi pretendiamo di non fare le code e essere serviti meglio degli altri. Paghiamo ancora il commissario nominato dopo il terremoto del Belice. Decreti omnibus con carattere d'urgenza, che salvano capre e cavoli. Bilanci romani sfondati, come le loro strade. Sindaci romani tutti ugualmente in ostaggio dei difensori sindacali dei nullafacenti. Risse nei congressi della CGIL, tra quelli in giacca e cravatta e quelli vestiti da operai. I servizi peggiori in Italia sono erogati da Roma, Napoli e Palermo. Perché dovremmo stupirci? Manca Reggio Calabria e poi ci sono tutte le città più mafiose di questa bella penisola abitata da furbi con le pezze al culo.