lunedì 22 aprile 2013

BASTEREBBE UNA APP

Io ho usato la app per Android "I codici Simone". Cliccando su "Costituzione", si scopre che l'art.83 è intitolato "Il Presidente della Repubblica". Sono solo nove gli articoli da consultare, dal numero 83 al numero 91, e lo si può fare comodamente da smartphone. Il suddetto articolo 83 della Costituzione prevede che il Presidente della Repubblica sia eletto dal Parlamento in seduta comune, integrato da rappresentanti delle Regioni. L'articolo 83 della Costituzione non stabilisce viceversa che il Presidente della Repubblica possa essere eletto tramite consultazione on line, e neppure per acclamazione da parte di alcuni cittadini riuniti in piazza. L'articolo 84 riconosce come unico requisito per diventare Presidente della Repubblica l'età di cinquanta anni. Quindi volendo potremmo anche eleggere una giornalista, un medico o un comico. I padri costituenti evidentemente auspicavano che i loro successori ed il popolo tutto non fossero completamente cretini. L'articolo 85 prevede che il Presidente della Repubblica sia eletto per sette anni. Manca ogni riferimento al rinnovo del mandato, ma non è espressamente proibito. All'articolo 86 si regolamenta la supplenza del Presidente della Repubblica, affidata al Presidente del Senato. L'articolo 87 elenca alcuni poteri minori del Presidente della Repubblica; così gli stupidotti pensano che presiedere il CSM conti qualcosa. In realtà il CSM è per il Presidente della Repubblica quello che la Coppa Italia è per la Juve: un ripiego. Il Presidente della Repubblica italiana è più forte quando la politica è debole. Adesso è fortissimo. Non è un notaio, come da articolo 87; è piuttosto il direttore di un'orchestra di litigiosi, dilettanti, cialtroni e cenciosi rubagalline. I politicanti si sono scornati tra loro; o meglio: si sono scornati Bersani e Grillo. Berlusconi è rimasto fermo come una roccia in mezzo alla corrente. I cretini coi kajak e senza casco si rompevano le corna, e lui aspettava. Adesso Napolitano può sciogliere le Camere, e mandare tutti i politicanti ad elemosinare voti da un popolo che li tratterebbe a pesci in faccia. L'articolo 89 sancisce che i ministri controfirmino gli atti del Presidente della Repubblica; ma i ministri li sceglie indirettamente lui. Anzi forse Napolitano li ha già scelti: i saggi, facilitatori di soluzioni. Il Presidente della Repubblica scarica le responsabilità, tenendosi il potere. L'articolo 90 dice che può essere messo sotto accusa solo per alto tradimento ed attentato alla Costituzione. Il Presidente della Repubblica presta giuramento dinanzi al Parlamento (articolo 91). Napolitano è il primo nella storia repubblicana a prestare giuramento due volte, punto! Nessun golpe, né golpetto furbo. Prima di aprire la bocca, documentarsi, specie gli ex comici. L'articolo 278 del Codice Penale "Offesa all'onore ed al prestigio del Presidente della Repubblica", prevede la reclusione da uno a cinque anni. Occhio!

mercoledì 3 aprile 2013

I PROBLEMI DELL'ITALIA

Quali sono i problemi dell'Italia? Tasse, corruzione, non produttività, politica. Ma è anche vero che se l'Italia fosse abitata da tedeschi o da svizzeri non avrebbe i problemi che ha. La mentalità italiana è alla base della corruzione, quindi della politica e della non produttività. Le tasse sono una conseguenza, giacché servono a mantenere in vita un carrozzone politico senza pari, a foraggiare milioni di burocrati, a pagare le mazzette ed a non garantire i servizi ai cittadini. La pubblica amministrazione è un colossale nodo di non produttività. Il bizantinismo italiano si è scatenato nel giustificare l'esistenza di una miriade di enti locali, che comportano più che altro spese. Comuni piccolini, con sindaci ed assessori piccolini, che fanno delibere piccoline, su un territorio che per la sua importanza nell'ordine delle cose fa ridere i polli. Non abbiamo tante città degne di quel nome. Forse i capoluoghi di regione e neppure tutti. Torino, Milano, Genova, Roma e Napoli esauriscono il discorso "città". Potremmo aggiungere Bologna, Firenze, Palermo e forse altre due. Insomma: abbiamo una decina di città, ad esser buoni. Le regioni però sono il doppio, ed alcune sono dei pesi morti per l'intera nazione. La regola per consentire ad un ente locale di esistere dovrebbe essere il PIL. Se non producono, sono solo carrozzoni dispendiosi. Se producono, hanno diritto a trattenere in loco la maggior parte delle entrate tributarie. Risparmieremmo moltissimo e pagheremmo molte meno tasse se in Italia ci fossero solo dieci province. I territori improduttivi dovrebbero però essere commissariati dal governo centrale, ed affidati ai prefetti. Inutile fare elezioni in posti dove la gente si vende il voto per un paio di scarpe. Succede e molto spesso. Con un potere locale ridotto all'osso, gestire la sanità sarebbe più facile, perché le province non chiuderebbe gli ospedali extra-urbani. Non pagando una moltitudine di burocrati eccedenti negli attuali enti locali, rimarrebbero milioni di euri per comprare le medicine e quant'altro serve alla degenza dei malati. Chiunque vada al governo dovrà tagliare la spesa improduttiva: procedure che impegnano centinaia di persone, con centinaia di passaggi assolutamente stupidi. Sfoltire si può e si deve. Basta copiare dai privati, che non premiano il lavoro fine a se stesso, bensì solo quello produttivo. Come siamo arrivati ad avere milioni di finti lavoratori? Grazie alla complicità tra dirigenti, sindacalisti e politicanti: una banda di pesi morti che nessuno ci invidia. Come realizzare tutto ciò? Non lo si può fare nel breve periodo, dato che presupporrebbe azzerare milioni di redditi di persone che svolgono mansioni inutili, ma non per colpa loro. In una decina di anni ci si potrebbe arrivare, ma servirebbe una stabilità politica tipo quella cinese. Vogliamo viceversa continuare a fare i fessi? Cipro e la Grecia insegnano.