venerdì 29 aprile 2011

Procuratori della Repubblica

Categoria di magistrati particolarmente odiata dal premier, in particolare quelli di Milano, perché hanno posto in essere innumerevoli tentativi di farlo finire in galera. Guariniello è un pm sul quale nessuno può eccepire, specie dopo il processo contro la ThyssenKrupp. Lui in precedenza si era occupato di amianto, ed era riuscito a dimostrare quanto possa essere pericolosa quella sostanza, non solo nei posti di lavoro. In generale, le procure della Repubblica si occupano della pubblica accusa, contro chi è sospettato di avere commesso un reato. Può essere una buona idea quella di separare le carriere di pubblico ministero da quella di giudice. Negli Stati Uniti, il pm è un vero avvocato dell'accusa, che rappresenta il popolo, quindi dal popolo è eletto. Da noi, nessuna forza politica lo propone; chissà come mai? Suscitano sconcerto i litigi tra le varie procure, quando in due o più indagano sullo stesso delitto. Possibile che una procura generale, competente per territorio, non possa o non debba attribuire ad una sola procura le indagini sullo specifico delitto? Su UnaBomber hanno indagato quattro procure. Risultato: l'unico sospettato alla fine è stato scagionato, ma non prima di essere riusciti a rovinargli la vita. La responsabilità civile dei magistrati è una cosa da attivare, per il bene dei cittadini. Sull'omicidio di Melania Rea indagano due procure, intralciandosi a vicenda. Il luogo del delitto è stato dissequestrato quasi subito, così un sacco di gente si è fatta un giro da quelle parti, distruggendo ogni prova residua. Non sarebbe male se il pm fosse un criminologo. Nulla contro i laureati in legge, ma un criminologo avrebbe evitato un errore così macroscopico. In effetti, basterebbe che i pm guardassero qualche telefilm americano, tipo CSI, per sapere che il luogo del delitto deve rimanere circoscritto ed isolato, fino alla fine delle indagini. Per gli scoop giornalistici c'è tempo. Tanto più che le due procure non stanno cavando un ragno da un buco, e le piste dopo 48 ore sono già fredde. Un criminologo sa che bisogna seguire la traccia più semplice, lasciando la fantasia agli opinionisti televisivi. La pista più semplice è quella del marito: che Melania sia stata uccisa da lui. Tanto più che sull'auto del marito hanno trovato tracce di sangue della moglie. Qualora venisse scagionato il marito, potrebbero prendere corpo altre ipotesi, tipo quello della "ramba" gelosa: un'allieva malvagia del caporal maggiore, che avrebbe condotto con le buone Melania nel bosco, per poi pugnalarla decine di volte.

domenica 24 aprile 2011

IMPROPONIBILI PAGLIACCI

Canale 5 ha trasmesso una serie di interviste ad un numero spropositato di rappresentanti di altrettanti partiti, movimenti o altro ancora. La prima annotazione è che il maggioritario funziona nei paesi civili, dove riduce drasticamente il numero dei partiti. Nei paesi tribali, viceversa, i partitini si moltiplicano come parassiti. Il trucchetto consiste nel rendere comunque appetitoso il mercato della politica, anche in presenza di un premio di maggioranza, che dovrebbe disincentivare la frammentazione. Questi pagliacci partecipano alle amministrative, per farsi notare; poi si vendono al maggiore offerente. Solo alla fine gli schieramenti diventano due, ma si tratta di due scatoloni pieni di liste bislacche. Un tizio, un comunista con la barba, sosteneva che si dovrebbe introdurre una legge patrimoniale. Ma non basta: requisire le case sfitte e stipendiare i disoccupati. Ovviamente il sedicente comunista non sarà votato da chi abbia case sfitte, ma neppure da chi non trovi opportuno pagare i disoccupati. D'accordo che stipendiamo i profughi e gli zingari, ma i disoccupati sono principalmente italiani, e noi siamo esterofili anche quando regaliamo i soldi. Quel tizio, sedicente comunista, a mio parere non ha mai lavorato né in fabbrica e neppure in edilizia. Uno di quelli che parlano del lavoro altrui: una specie di Bertinotti pocket. Nel corso della trasmissione di Canale 5, hanno avuto modo di esprimersi altri comunisti, confermando la brutta abitudine della sinistra italiana di creare orticelli, pieni di distinguo idioti. I partiti comunisti saranno minimo quattro, esclusi ovviamente quelli del PD, che comunisti non sono, fin dalla nascita della loro ammucchiata tra ex PCI ed ex DC. Ci sono anche alcuni post-fascisti, che dicono cose che ti aspetti di sentire dai fascisti. Stavano in AN, poi Fini ha regalato il partito all'uomo di Arcore, e loro sono fuoriusciti. Quelli che dicono di agganciare i barconi dei profughi, e di riportarli nelle acque della nazione di provenienza, potrebbero andare a braccetto con la Lega; allora perché non confluiscono nel partito di Bossi? Anche quelli di destra, a quanto pare, soffrono della tribalità dell'estrema sinistra. I partitini di destra e sinistra sono quasi certamente i più ideologici; questo è un bene, sebbene qualcuno preferisca fare politica a seconda di come tira il vento. In Italia abbiamo gruppuscoli anche al centro. Trattasi di mercenari della politica, che stanno con il più forte, che è quello che paga di più ed in contanti. In questo frangente elettorale, alzano la testa i sindacalisti apparentemente non schierati, che, avendo nulla da perdere, si schierano apertamente, mostrando di avere la faccia come il culo.

lunedì 18 aprile 2011

Guariniello batte Espenhahn 1 a zero!

Il pm Guariniello ha chiesto ed ottenuto la condanna in primo grado per amministratore delegato della ThyssenKrupp, Harald Espenhahn. I giudici della corte d'assise hanno riconosciuto il reato di omicidio volontario, comminandogli 16 anni e 6 mesi! Il punto esclamativo ci sta tutto. Analogamente, altri dirigenti, Gerald Priegnitz, Marco Pucci, Raffaele Salerno e Cosimo Cafuerri, sono stati condannati a 13 anni e 6 mesi. Daniele Moroni è stato condannato a 10 anni e 10 mesi di reclusione per concorso in omicidio colposo. Guariniello ha usato la leva del dolo eventuale: l'agente compie un atto, ignorando la pur alta probabilità che a questo ne consegua un altro. L'amministratore delegato del colosso dell'acciaio ha volontariamente omesso di adeguare le misure di sicurezza, provocando indirettamente la morte dei sette operai, il 6 dicembre 2007. Fu omicidio volontario, non fatalità! Guariniello ha fatto la storia ed anche la giurisprudenza. Finalmente una procura della repubblica colpisce pesantemente un datore di lavoro, peraltro potentissimo, saltando a piè pari il "classico" e blando omicidio colposo. Il messaggio è chiaro: se ometti le dovute misure di sicurezza, e qualcuno ci lascia le penne, è quasi come se li avessi uccisi tu, impugnando un fucile. Gli imprenditori italiani sono in lutto; non per i sette operai bruciati vivi, bensì per il "povero" Harald Espenhahn. Notizia di prima pagina, che però è stata pubblicata sotto la solita notizia dei processi di Berlusconi, delle sue dichiarazioni contro la magistratura, e delle riflessioni sconsolate del triste Bersani. Non ci pare che la sinistra abbia esultato più di tanto, forse perché si sono stancati troppo a criticare il bunga bunga del premier. Così, quando ci sarebbe da fare festa, i comunisti radical chic se ne stanno nei loro salotti a prendere il the. La leader della CGIL ha riconosciuto come storica la sentenza di Torino, ma neppure lei ha esultato, perché parla sempre come una a cui sia appena morto il gatto.

sabato 9 aprile 2011

ACCOGLIENZA ILLIMITATA ED INCONDIZIONATA?

Ho l'impressione che la confusione del centro-sinistra abbia contagiato anche il centro-destra. Mi riferisco all'Italia, ovviamente, perché francesi e tedeschi non paiono per niente confusi, a proposito dell'afflusso incontrollato ed incontrollabile dei profughi. Francesi e tedeschi minacciano di buttarci fuori dall'Europa se non la finiamo di assecondare le organizzazioni criminali che lucrano sui barconi di profughi africani. Loro, i criminali che organizzano i viaggi dei disperati, sono gli unici a trarne vantaggio. Il piagnisteo italiano non serve ai profughi, che, arrivati alla frontiera con la Francia, vengono rispediti in Italia. I tedeschi prendono in considerazione di vagliare tutti coloro che arriveranno in aereo dall'Italia. Come se avessimo la scabbia. E allora cosa dovremmo fare? Tenerceli tutti? Invito l'ottuso centro-sinistra e l'altrettanto ottuso centro-destra a capire che il problema dei profughi si risolve riportandoli tutti in Africa, via mare, senza farli sbarcare a Lampedusa. Che Berlusconi abbia o meno comprato da quelle parti la sua ennesima villa. Che ci azzecca? Accettandoli in Italia violiamo la nostra legge, giacché nessuno in Italia li ha cercati per offrire loro un lavoro. Continuando a comportarci come in questi giorni, perseveriamo nel fare la figura dei buffoni davanti a tutto il resto Europa. In Europa ci siamo anche noi, quindi comportiamoci di conseguenza. I tunisini con i permessi rilasciati dall'Italia possono pulirsi il culo. Non credo che gli italiani provino un senso di colpa, o qualche altro complesso non meglio definito, nei confronti dei tunisini. Potremmo provare un senso di colpa verso i libici, semmai, perché li abbiamo conquistati, ma è da parecchio tempo che si sono liberati della nostra occupazione militare. Siamo un popolo di emigranti? Abbastanza falso: molta emigrazione si è sviluppata all'interno dell'Italia. Gli italiani che sono andati all'estero hanno straguadagnato il diritto di cittadinanza. I nostri connazionali non si sono mai imposti, in nome dell'accoglienza. Sono andati in America per lavorare; sono andati in Belgio per scavare e morire. Nessuno ha regalato loro alcunché. Nessun paragone è possibile con questi musulmani con troppe pretese, che noi, da bravi stupidotti cristiani, dovremmo portarci a casa. Inutile che l'avvocato Maroni perda tempo a trattare con quei cammellieri: mentono sapendo di mentire. Ho sentito dire che gli africani sbarcano in Italia, perché in Grecia ed in Spagna sparano appena li avvistano. Sarà vero? Mi sono francamente scocciato di quelli che fanno i generosi con la roba altrui. I buoni facciano richiesta di una ventina di tunisini, da piazzare nel salotto. Noi cattivi diciamo "Fora dai ball!".

mercoledì 6 aprile 2011

Una banda di straccioni

I regnanti di Egitto e Tunisia sono stati costretti a mollare il trono, perché i loro popoli sono insorti in maniera efficace. Gheddafi invece si trova contro un'accozzaglia di sbandati, a bordo di alcuni fuoristrada, che sprecano colpi di mitragliatrice, sparando verso l'alto. Se Gheddafi sarà costretto ad andarsene, sarà merito quasi esclusivo dei francesi, dei britannici e degli americani. In patria non ha veri avversari, e non è solo questione di armi: non ci sanno fare. I francesi, che sono partiti per primi, hanno fatto fuori tutti i mezzi corazzati libici che sono riusciti ad inquadrare nei mirini dei caccia. Ora i pro Gheddafi hanno nascosto i carri armati rimasti, adottando una strategia terrestre che li dissimula meglio di prima. Così gli europei e gli americani rischiano di far fuori gli straccioni di cui sopra. Che i civili ci vadano di mezzo non è una novità: la guerra non è un gioco, e le bombe sono intelligenti fino ad un certo punto. Le bombe sono fatte per scoppiare, non per recitare l'Amleto. Strada, quello di Emergency, si accontenti di esportare i suoi ospedali, e non si illuda di porre fine alle guerre. Le guerre ci sono sempre state, dalle clave alle bombe atomiche. Le guerre si sono sempre fatte per il business, non per esportare la democrazia. Quelli che combattono contro Gheddafi vogliono il petrolio, non i diritti civili per il popolo libico. A nessuno frega qualcosa del popolo libico, forse neppure ai libici medesimi. Il governo italiano si è schierato contro Gheddafi, ma non lo bombarda. Quindi, se francesi, britannici ed americani vinceranno, l'ENI farà le valigie, o si accontenterà delle briciole. Gheddafi assomiglia ad un malato dato per terminale, che viceversa respira e scalpita ancora molto bene. Che sia simpatico o meno, il cammelliere folle interpreta la parte del capo di Stato, inviso ad una parte del suo popolo, che subisce l'attacco di nemici esterni, che non hanno però il coraggio di confrontarsi con lui su terra. Dal suo punto di vista, Gheddafi ha ragione di sentirsi la parte offesa. Buoni e cattivi ci sono solo nelle favole; in Libia, come in tutti i posti dove ci sia una guerra, ci sono quelli che sparano e quelli che cercano di evitare le pallottole.