giovedì 31 dicembre 2009

DISSENNATE PREVISIONI

Alla fine del 2008, come ad ogni fine d'anno, gli astrologi si sono scatenati con le loro previsioni dissennate. La sensitiva Stefanova sbagliò a pronosticare il nome del prossimo segretario Nato, e sbagliò pure a pronosticare che Franceschini sarebbe rimasto a capo del PD. L'almanacco di Barbanera affermava che la questione del Tibet sarebbe stata risolta (?), che una petroliera avrebbe inquinato le coste del Portogallo, che il Sudafrica sarebbe stato colpito da una grande epidemia, che a luglio ci sarebbe stata una crisi di governo in Italia. L'astrologa Bonomi disse che Napolitano avrebbe avuto problemi di salute, che Berlusconi lo avrebbe sostituito come presidente della repubblica, che Galliani sarebbe diventato ministro dello sport. Tale Sorrentino annunciò grandi innovazioni hi-tech applicate alla medicina, nonché la cura per la cecità. Nessuno dei suddetti mescolatori di fondi di caffè anticipò la morte di Michael Jackson, il nobel per la pace ad Obama, l'arresto di Polanski, l'aggressione a Berlusconi, il caso Marrazzo. Sarkozy e la Bruni non si sono ancora separati, Di Caprio non ha ancora sposato Bar Rafaeli. Clooney ed Alberto di Monaco sono ancora scapoli, Scamarcio non ha ancora chiesto in moglie la Golino. Ritentate, sarete più fortunati! Ratzinger non ha subito un attentato mortale, ma la squilibrata di turno ha abbattuto un cardinale. Al Qaeda non è ancora riuscita ad organizzare un attentato contro Obama, ma un nigeriano ha cercato di fare saltare un aereo. Non sono neppure avvenuti i suicidi collettivi previsti dal mago Johnny. Un grande uomo della televisione è morto, ma di morte naturale. Il Cicap (comitato per il controllo delle affermazioni sul paranormale) ha smascherato questi pagliacci vaticinatori, lettori dei cieli e delle foglie di the. Sarebbe forse il caso che la gente si facesse un po' furba. Non tanto, solo un po'. Per avere la dimostrazione provata delle bufale di fine anno, consigliamo di scrivere su una paginetta le previsioni più mirabolanti per il 2010, e di collocare detta paginetta, affissa sotto il calendario dell'anno medesimo, da consultare a fine dicembre.

Fonte:
http://www.repubblica.it/2009/12/sezioni/cronaca/oroscopi/oroscopi/oroscopi.html

martedì 29 dicembre 2009

IL DIABOLICO PIANO DEL DOTTOR MARCHIONNE

L'amministratore delegato della Fiat e della Chrysler ha detto chiaramente che non è conveniente produrre automobili in Sicilia. Dalle parti di Torino e Milano sì, in Sicilia no, perché mancano le infrastrutture. Non crediamo si riferisca al ponte sullo stretto di Messina. Marchionne è stato ingaggiato per ridurre i costi ed incrementare i profitti, e questo è quel che fa. Finora è stato talmente convincente che lo hanno ingaggiato anche gli americani. Il suo diabolico piano si è pertanto arricchito dal punto di vista dell'approccio territoriale. Ora Marchionne gioca su una scacchiera che si estende su due continenti minimo. Chiudere a Termini Imerese è solo un tassello del suo disegno complessivo. Fiat e Chrysler avranno molto in comune, se non tutto. Una multinazionale risparmia incrementando le quantità e riducendo i siti di produzione. Assemblare i telai in un solo enorme stabilimento è meglio che farlo in dieci stabilimenti medi. Dove collocherà l'enorme stabilimento? Dove il costo del lavoro è minore, la qualità è accettabile, il contesto socio-politico non interferisce con la logica capitalista, le infrastrutture consentono di trasportare in fretta e bene il prodotto ovunque. Deduzione: la Fiat Chrysler non assemblerà telai in Sicilia. Dal punto di vista di Marchionne, il ragionamento non fa una piega. Dal punto di vista degli operai di Termini Imerese, purtroppo le cose sono molto diverse. Posti di lavoro in meno, reddito da cassintegrati, ritorno all'età del legno di tutta la zona ex industriale. I sindacati minacciano scioperi ed altre azioni. Potrebbero in effetti convincere Marchionne a chiudere ancora prima del 2011, ma non sono in grado di convincerlo in alcun modo a recedere dalla sua decisione. I sindacati hanno evidenziato una verità sussurrata: lo stabilimento siciliano lo ha pagato lo Stato italiano, forse anche strapagato. Quindi potremmo e dovremmo rivendicarlo. I metalmeccanici siciliani invitano qualche altra azienda automobilistica a farsi avanti, e riprendere da dove la Fiat ha mollato. Non capiscono o non vogliono capire che tutte le multinazionali, quando si tratta di valutare i costi ed i benefici, ragionano allo stesso modo. In più, il quadro internazionale è complicato dalla scomparsa di due marchi famosi: Volvo e Saab. Gli svedesi non hanno più l'auto vichinga, ma dovranno accontentarsi di quella cinese. Non pareva che Volvo e Saab stessero così male, ma evidentemente mascheravano bene i sintomi della malattia che le ha condotte ad una fine poco gloriosa. Tornando a noi, l'unica soluzione percorribile è quella di tornare a costruire l'auto nazional popolare, in stabilimenti gestiti da aziende con capitale pubblico. Non pensiamo alle ASL perché altrimenti cadiamo in depressione. Se ipotizziamo di costruire un'automobile vendibile, non possiamo affidare gli stabilimenti a politicanti e figli di politicanti. Pensiamo alle ferrovie dello Stato. Tappiamoci il naso, e facciamo finta che i treni non ritardino eccessivamente, che le carrozze siano pulite, che tratte poco redditizie non siano state abbandonate alla ruggine. I manager delle ferrovie hanno se non altro un piglio differente dai manager delle ASL. I primi parlano come i loro colleghi del privato, mentre quelli delle ASL parlano come hanno imparato a fare nelle sezioni di partito. La Renault è la dimostrazione vivente di come lo Stato possa gestire un settore produttivo, e lavorare bene. La differenza tra noi ed i francesi è la mentalità: loro non sparano sul pianista, e credono allo Stato. Loro hanno iniziato il sessantotto, ma si sono ricomposti quasi subito. Noi i sessantottini li abbiamo ancora tra le scatole. I francesi ci riempiono di Carrefour, Auchan e Decathlon, e noi non siamo ancora riusciti a copiarli. A sì che li abbiamo sotto casa!

mercoledì 23 dicembre 2009

DELIBERE DI FINE ANNO, FONDO INCENTIVI E MOLINETTIANI DISTRATTI

Con la delibera di fine anno, numero 531, il direttore generale ha intensificato il suo attacco al fondo incentivi. Mentre CGIL, CISL e UIL terrorizzano la popolazione con lo spauracchio Brunetta, alle Molinette lasciano campo libero ai direttori, ai dirigenti ed alle posizioni organizzative, attivate unilateralmente dall’azienda. GEF, Personale e Patrimonio hanno chiesto ed ottenuto un incremento delle loro posizioni organizzative. Se abbiamo contato bene, il Personale ne ha addirittura otto (ricordate quando erano due?). Ogni pensionamento rappresenta una scusa per la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ecco il nuovo assetto di GEF, Personale e Patrimonio (a nostre spese).
GEF: bilancio, ciclo attivo, ciclo passivo, fiscale.
PERSONALE: relazioni sindacali, economico, ruoli contributivi, giuridico, concorsi, previdenza e quiescenza, gestione convenzione università, rilevazione assenze.
PATRIMONIO: attività amministrative, grandi utenze, servizi, assicurativi, tutela beni.
Naturalmente CGIL, CISL e UIL possono operare in tal modo grazie all’avallo del proprio elettorato, che potremmo definire “distratto”. Siamo in prossimità delle feste natalizie e non vorremmo adoperare altri termini meno simpatici per appellare chi mugugna quando sente il nome di Brunetta, ma sottostima il crescere smisurato delle posizioni organizzative. Noi ai “distratti” dobbiamo necessariamente ricordare che le posizioni organizzative traggono finanziamento dagli incentivi. Se e quando si applicherà la normativa Brunetta sugli incentivi, alle Molinette resterà ben poco da spartire. Detto ciò, auguriamo buone feste anche ai “distratti”. Ci sono cose peggiori delle posizioni organizzative: i massicci licenziamenti della Ford (che sembrava immune alla crisi), la chiusura della Fiat di Termini Imerese, e della Yamaha (in Italia), i bonus che i banchieri rubagalline continuano ad attribuirsi. Fine anno e le ferie estive, sono i periodi migliori per lanciare queste offensive contro i nostri stipendi tartassati. CGIL, CISL e UIL sanno benissimo che tutti gli anni dovremmo riparlare delle posizioni organizzative, ma preferiscono lasciare campo libero all’amministrazione. Cosa ci guadagnano in questo sfascio? Anche i più “distratti” dovrebbero chiederselo. Essere “distratti” non vuol dire necessariamente essere privi di attività cerebrale.

mercoledì 16 dicembre 2009

UN PREOCCUPANTE NUMERO DI IMBECILLI

Il fatto politico di questi giorni non è la finanziaria, bensì il ferimento di Berlusconi da parte di un pazzo a piede libero. Che ci siano pazzi in libera uscita non ci stupisce: lo riscontriamo tutti i giorni circolando in auto, o evitando di essere messi sotto. Tempo fa uno dei pazzi travestito da psichiatra decise che la malattia mentale non esisteva più. Da allora i pazzi gravano sulle famiglie. Quello che ha tirato un souvenir sulla faccia di Berlusconi era pazzo da almeno dieci anni, ma evidentemente la sua psichiatra non lo aveva ritenuto pericoloso, e lui circolava con la borsa piena di simpatici oggettini. I pazzi non potrebbero impazzare se non fossero favoreggiati da psichiatri, che a loro volta sono fuori come dei balconi. Detto ciò in premessa, torniamo a Berlusconi. Che piaccia o meno, ha vinto le elezioni; quindi i suoi avversari dovrebbero combatterlo politicamente, e non incaricare dei folli di tirargli in faccia oggetti contundenti. Maroni ha detto bene: Berlusconi poteva lasciarci le penne. Sarebbe bastato che il tizio avesse avuto una pistola. Ora forse Berlusconi forse si farà furbo, e la pianterà di svicolare dalla sua stessa scorta. Quello che l'ex sinistra non capisce è che Berlusconi piace a molti, e questo sentimento richiede reciprocità. Ecco perché stringe tante mani. Nell'ex sinistra nessuno piace al popolo quanto Berlusconi. D'Alema è chiaramente antipatico, almeno come Fini (che è un ex di destra). Bersani, Franceschini e Rutelli sono delle mezze cartucce, dal punto di vista del carisma personale. Bersani è un bravo tecnico, ma non riesce a fare fronte a quella accozzaglia che è il PD. Ecco perché la Bindi ha dichiarato che Berlusconi non deve fare la vittima. Neppure un rifondarolo avrebbe detto una simile castroneria, e lei è una ex DC. Alla faccia della democratica e della cristiana! Di Pietro ha detto di peggio, ma lui vive in funzione della distruzione fisica del nemico, e si è messo in testa che Berlusconi sia una specie di anticristo, se non peggio. Un preoccupante numero di imbecilli ha reagito all'aggressione a Berlusconi dicendo che se la è meritata. Gli imbecilli in questione non sanno (essendo ignoranti perché leggono solo Tuttosport) che noi italiani non abbiamo mai auspicato ed attuato aggressioni ai danni dei nostri presidenti. Moro fu assassinato dalle brigate rosse, che mai hanno rappresentato il popolo italiano, e quando accadde non era più il premier. Gli imbecilli si nascondono dove meno te li aspetti, ed ecco che persone che sembravano assennate si mettono a parlare di rivoluzione. Premesso che il popolo italiano, a differenza dei francesi, degli americani, dei russi e dei cinesi, non ha mai fatto la rivoluzione (ma in compenso ne ha parlato fino alla nausea). Tirare qualcosa in faccia ad uno che potrebbe esserti padre o nonno non è precisamente un atto rivoluzionario. In più si è trattato di un attacco vigliacco, come ha poi ammesso il pazzo medesimo. Evidentemente il suo avvocato gli ha consigliato di dire così. Gli imbecilli di cui sopra brontolano come pentoloni di fagioli, ma come i fagioli producono aria che ristagna nelle parti basse, e di lì fuoriesce.

venerdì 11 dicembre 2009

COSE DELLA MUTUA.

Finalmente in questi giorni il centro-destra si è schierato contro l'edificazione della città della salute a Grugliasco. Era ora che quelli dell'opposizione dessero segni di vita, e facessero qualcosa per meritarsi i voti ottenuti e lo stipendio sicuramente non da cassintegrati che percepiscono. Accusano Chiamparino di non aver osteggiato il piano della Bresso, che di fatto priverebbe la zona sud di Torino (e non solo quella) di un polo ospedaliero che è stato un riferimento certo e solido per più di settanta anni. Ma del resto Chiamparino è un uomo di partito, che non brilla di luce propria, e si regola di conseguenza. Diciamo che, dall'avvento dei politicanti nella gestione della sanità, le Molinette ha subito non pochi danni. Ma non sono ancora riusciti a distruggere del tutto il grande ospedale. Hanno iniziato a mandare in malora la lavanderia, svendendo peraltro macchinari funzionanti. E via cogli appalti, non ultimo quello delle pulizie; colpa degli ausiliari, che non ce la facevano proprio più ad espletare le mansioni per le quali erano stati assunti. Poi l'amministrazione ha fatto costruire dei capannoni provvisori, che hanno messo radici, e lì sono rimasti. La fase successiva è stata quella del COES: per molto tempo abbiamo avuto una piscina a cielo aperto, poi un prefabbricato tra i più brutti. Ci mancava un parcheggio multipiano? Tutti quelli che si ricordano il prima, sono concordi nell'affermare che sia stato spreco di denaro pubblico e di spazi alberati. Le auto, che prima parcheggiavamo nei cortili, erano più di quelle che riescono ad entrare ora in ospedale: una complicazione degli affari semplici. Quando piove, le auto a due ruote motrici pattinano sulle rampe. Ci dobbiamo convertire in massa al suv? Con quali soldi? Le luci del multipiano rimangono accese tutta la notte. Chi paga? Non crediamo che la GTT sia così sprovveduta da accollarsi un tale costo. Ultima ma non ultima trovata, per mandare le Molinette in malora, la palazzina ristoro, assolutamente non necessaria, visto che la mensa era nuova, ed in quella cucina fatiscente la Gemeaz ha continuato a cucinare per anni. Ora amministrazione e ditta fanno finta di litigare sulla gestione futura della ristorazione, ma siamo certi che l'amministrazione abbia finora chiuso più di un occhio sul rispetto del capitolato. A proposito di parcheggi e di Gemeaz, che fine ha fatto il parcheggio in silos che si trova sotto la palazzina? Perché Galanzino ed i suoi fingono che non esista? L'ospedale Molinette funzionerebbe molto meglio se, invece di far riunioni mattina e pomeriggio, si producesse salute. Al contrario, da noi fervono la formazione, l'informazione al cittadino, l'intrattenimento, la valutazione del lavoro altrui, la messa in piega, il bar, il cral ed i tabulati. Se non ci fossero i tabulati e le pagelle, quanta gente non saprebbe come passare la giornata! Tornando alla città della salute, i politicanti dovrebbero seguire l'esempio dell'Ikea: prima stavano presso un terminal ferroviario, ora stanno nei pressi della tangenziale. Ergo: la viabilità innanzi tutto. Le menti pensanti della Regione potrebbero edificare presidi sanitari lungo la tangenziale, per evitare la collassata circolazione urbana. Ciò non preclude che le Molinette rimanga un ospedale nonostante i consulenti a pioggia, i progettisti che non progettano (ma prendono bei soldini), i co.co.co. che aspirano alla dirigenza (peraltro già pagati in maniera adeguata), le posizioni organizzative (inventate sul campo, per garantire all'amministrazione un muro di contenimento pagato cogli incentivi altrui), direttori e direttorini (giusto per distribuire nastrini e coccarde, come alle elementari di una volta), infermieri che non fanno gli infermieri (ma incassano di più di un infermiere vero), buchi in bilancio fin da gennaio (e tutti quelli preposti a lanciare l'allarme, che fanno?). Però dobbiamo riconoscere che questa amministrazione ha fatto qualcosa di buono per rilanciare la produttività della baracca: ci ha tolto Facebook! Ora sì che le cose miglioreranno sensibilmente.

giovedì 3 dicembre 2009

QUEL SUPER PARTES DI FINI

Non è la prima volta che Fini attacca Berlusconi, ma le recenti esternazioni fuori onda hanno indotto quelli del PdL a chiedere che si levi dalle scatole. Forse Fini crede veramente di essere diventato uno che brilla di luce propria, e da tale pulpito ritiene di poter sputare anche nel piatto dove mangia. Il presidente della Camera è in effetti la terza carica istituzionale dello Stato, ma conta poco o niente. Sussistono già dubbi sui poteri reali del capo dello Stato; figuriamoci quindi cosa dovremmo dire di uno, e su uno, che subentrerebbe in posizione di grande potere formale, solo se quelli davanti a lui (i presidenti della Repubblica e del Senato) cadessero contemporaneamente vittima dell'influenza suina. Fini è stato messo lì per privarlo di ogni valenza politica, non per elevarlo al di sopra dei comuni mortali. Camera e Senato nominano i rispettivi presidenti, che non fanno altro che organizzare lavori, e dare la parola a questo e quello. Tra l'altro i presidenti di Camera e Senato devono comunque prima sentire i capigruppo. In Italia i politici hanno potere, mentre le cariche istituzionali si affidano a gente ormai fuori dai giochi. Fini nell'attuale incarnazione non può più fare politica, ma pare non lo abbia ancora ben capito. Strano: con quel suo atteggiamento supponente si direbbe che sia un "so tutto io!". O forse questa è appunto la fine che fanno i "so tutto io". Ricordiamo gente più in gamba di lui, e più preparata di lui, che alla fine è stata estromessa dalla scena politica. Berlusconi gli ha tirato un grandissimo pacco: ha annesso Alleanza Nazionale, dandogli in cambio uno scatolone pieno di aria fritta. Può darsi che Fini se ne sia accorto solo ora, e questo sia il vero motivo dell'acredine che mostra nei confronti del suo ormai ex alleato. Berlusconi ha fatto con Alleanza Nazionale quello che Agnelli fece con l'Alfa Romeo e la Lancia: l'ha ottenuta gratis. Fini non si vuole pentire di aver dato del dittatore a Berlusconi. Ma così facendo rischia concretamente di farsi tagliar fuori dai flussi decisionali: finora lo hanno ascoltato per pura cortesia, ma da adesso potrebbero chiudergli la porta in faccia, e lui potrebbe solo mugugnare. A meno che, provi ad aggregare attorno alla sua poco simpatica persona qualcuno che non tema le ritorsioni di Berlusconi. Chi nel PdL sarebbe così poco furbo da preferire un perdente di tal fatta al leader carismatico Berlusconi? Quale collocazione politica avrebbe l'ipotetico partitino di Fini? Di destra no di sicuro. Se andasse troppo a sinistra, lo spettro di Almirante verrebbe a tirarlo per i piedi. Rimane solo il centro. Ecco: Fini potrebbe andare a servir messa assieme a Casini!