martedì 26 ottobre 2010

Marchionne il liquidatore

Grande scalpore ha suscitato la dichiarazione di Marchionne, a proposito della produzione negli stabilimenti FIAT italiani. L'amministratore delegato FIAT dice che al gruppo converrebbe lavorare solo all'estero, perché in Italia non guadagna. Presumibilmente si sta preparando a liquidare armi e bagagli. Tra due anni al massimo, la Serbia entrerà in zona euro; ed allora la Fiat non avrà più motivo di rimanere in Italia. Marchionne vorrebbe nel frattempo dettare le regole della contrattazione sindacale, estendendo a tutti i dipendenti quelle di Pomigliano d'Arco. La CGIL afferma che Marchionne non "deve" affermare quanto ha affermato. La CGIL purtroppo non ha capito che Marchionne rappresenta interessi privati, non pubblici. Contributi la FIAT ne ha incamerati per anni; ora può anche farne a meno. Inutile che Calderoli minacci in tal senso. La CGIL può continuare a pontificare su ciò che la controparte può dire o non dire, ma Marchionne rende conto solo agli azionisti. Anche UIL e CISL sono state costrette a commentare in maniera non positiva le parole del boss della FIAT, ma lui se ne frega. Tra i politicanti, solo Casini ha dato ragione all'amministratore delegato; chissà come mai. Fini ha scoperto che Marchionne è un canadese, quindi la sua patria è in America. Vendola, nuovo leader dei post comunisti e dei post verdi, dovrebbe a questo punto esordire affermando che, se la FIAT cambia aria, avremo finalmente la possibilità di circolare con l'auto elettrica. Che ci vuole per costruire un'auto elettrica? Basta adottare quelle vetturette che circolano sui campi da golf. Senza la FIAT che ci detta le regole del gioco, dovremmo farcela a sfuggire anche alla influenza nefasta dei petrolieri. Se Marchionne sbaracca, invitiamolo a cederci a costo zero i suoi impianti industriali, anche perché probabilmente la FIAT li ha edificati a nostre spese.

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