sabato 30 luglio 2011

CRISI FINANZIARIA E PROCESSO LUNGO

Zapatero ha annunciato le elezioni anticipate, rinunciando nel contempo a ricandidarsi. Non ha ancora cinquantun anni ed accetta di uscire di scena, come già fece il suo predecessore Aznar, alla stessa età. Zapatero riconosce di non essere più popolare come un tempo, e, con molta dignità, lascia il posto a chi sia scelto dal popolo. La crisi economica è un dato di fatto, non una chiacchiera. Zapatero non è un pagliaccio, che si aggrappi alla poltrona per il gusto del potere, o magari perché rischia la galera. Non risulta che la magistratura spagnola stia collezionando capi di imputazione contro di lui; per cui non ha problemi a mollare l'osso, in nome della patria. Evitiamo di sognare: Berlusconi, sebbene sia molto più vecchio di Zapatero, non ammetterà mai la sua inadeguatezza dimettendosi. Obama sta cercando di convincere i repubblicani che anche gli Stati Uniti rischiano grosso, giacché la crisi finanziaria è globale. Se rischiano gli Stati Uniti, figuriamoci gli altri. Se "falliscono" loro, figuriamoci noi. I politici italiani dovrebbero fare i salti mortali all'indietro, per evitare un rischio reale. Invece parlano di "processo lungo", che presuppone un'ulteriore disuguaglianza tra chi può permettersi fior di avvocati e chi no. I primi potranno tirare alle lunghe, portando tutti i testimoni fasulli che trovano. Gli altri, la maggior parte di noi, non possono assolutamente sostenere il prezzo delle parcelle degli avvocati, specie se la causa si protrae per anni. La marmaglia che abbiamo in parlamento si occupa anche di creare dependance dei ministeri nel nord Italia, giusto per rendere felici alcuni bottegai. Il nostro premier se ne frega della crisi economica; lui ha paura che, prima o poi, la magistratura lo sbatta in galera. Al momento, Berlusconi è stato costretto a sganciare centinaia di milioni a De Benedetti. Gli ex comunisti sono felici, perché De Benedetti è un imprenditore simpatico. Pare di ricordare che De Benedetti fosse il boss dell'Olivetti, prima che colasse a picco, ma non importa. Gli ex comunisti hanno la rogna come tutti gli altri, giacché le indagini su Penati hanno scoperto interessanti altarini: mazzette per il partito. Napolitano non ha accettato l'adeguamento del suo stipendio al costo della vita. I parlamentari italiani ovviamente non hanno fatto altrettanto.

lunedì 25 luglio 2011

IL RIDICOLO BUONISMO NORVEGESE

Il criminale, che ha tranquillamente massacrato a fucilate una novantina di persone, rischia al massimo 21 anni di carcere. Breivik, questo il suo cognome, sapeva benissimo di poter realizzare con relativa calma la strage che aveva progettato, dato che sull'isolotto c'era una sola guardia. Poi, a differenza dei pazzi stragisti d'oltre oceano, non si è sparato, e non è stato ucciso dalla polizia. Pazzo sì, scemo no: a 53 anni sarà a piede libero, perché il ridicolo buonismo del suo popolo ha cancellato dal codice penale tutte le pene detentive di durata superiore ai 21 anni. Una vera manna per i delinquenti seriali e di gruppo. Persino da noi, che siamo assediati dai frignoni e dai preti, l'ergastolo qualcuno ogni tanto se lo becca. In Italia non sarebbe potuto accadere, visto che polizia, carabinieri, finanza, ed altri tutori dell'ordine sono armati e capaci di usare le armi. Inoltre c'è un sacco di altra gente che gira armata, e un cretino così da noi di fucilate ne avrebbe sparate poche. Breivik ha usato proiettili a frammentazione, per fare il suo macabro tiro a segno. Non sono stupito che ci siano dei pazzi stragisti; sono stupito di quanto siano cretine certe persone, che si ritengono "civili". Innanzitutto, nei paesi seri, le forze di polizia sanno che certi elementi non si devono catturare vivi, per evitare che gli idioti buonisti li difendano. Io i buonisti li metterei in cella con i sodomiti ed i tagliagole. Rischierebbero il culo, non le palle, visto che non le hanno. Per essere gli eredi dei feroci vichinghi, mi pare che i norvegesi siano dei cacasotto. Noi siamo i figli degeneri degli antichi romani, ma i norvegesi stanno peggio di noi. Speriamo che si sveglino.

martedì 12 luglio 2011

ECONOMIA E FINANZA

L'economia nasce come studio delle risorse, al fine di utilizzarle al meglio. La finanza invece si occupa di denaro e di titoli. Il denaro dovrebbe corrispondere alle risorse reali. I titoli di credito o di debito dovrebbero corrispondere al denaro. Dovrebbero ma non è così. Lo scopo della finanza è quello di attribuire più importanza alla carta che alla risorsa che rappresenta. Nell'antichità, una moneta d'oro aveva un valore intrinseco: era fatta con un metallo prezioso. Oggi la banconota ha la credibilità dello Stato che la emette. Passando dalla lira all'euro ci siamo illusi di incrementare la nostra credibilità, senza pensare che quello che conta è la merce commercializzata, non il sentito dire. La Grecia è in malora perché produce poco o nulla che si possa vendere. La crisi economica di cui si parla è in realtà più che altro una crisi finanziaria, che nasce dall'eccessiva importanza attribuita alla borsa. Un bene reale vale a prescindere che se ne parli bene o male. Un titolo può fluttuare in una maniera terrificante, giacché quello che afferma è comunque aria fritta. Se noi avessimo una solida produzione di qualcosa, potremmo fregarcene di tutti i briganti di tutte le borse del mondo. Subiamo viceversa gli effetti di tutte le speculazioni, anche quelle più ridicole, proprio perché consentiamo ai nostri industrialotti (leggi Marchionne) di spostare all'estero la produzione. Così la plus valenza dell'ultima FIAT (che in realtà è una Chrysler con un frontalino differente) viene realizzata in Messico, non in Italia. Fanno ridere quei cretini che inneggiano alle scarpe italiane vendute in tutto il mondo. Quanta ricchezza arriva in Italia, al seguito di quelle vendite prodigiose? Bazzecole! Da noi funziona male anche l'agricoltura, e questo è l'inizio della fine, giacché, se non riesci a venderlo, il prodotto agricolo te lo puoi mangiare. L'agricoltura è fondamentale; da essa parte l'industria metalmeccanica veramente utile: i trattori, con annessi e connessi. Un fallimento finanziario manda in malora impianti che potrebbero continuare a produrre. L'unico modo per evitare che simili idiozie si verifichino, è di chiudere le borse. Che quei coglioni agitati ed incravattati vadano a giocare da qualche altra parte.

venerdì 8 luglio 2011

La battaglia d'Inghilterra insegna

I tedeschi, nel 1940, avrebbero probabilmente ridotto la durata della guerra, se avessero invaso la Gran Bretagna, invece di bombardarla. La storia riporta che, a fronte di una tecnologia aeronautica pressoché assimilabile, ma con un minor numero di velivoli, gli inglesi respinsero l'offensiva tedesca. Questo significa che il fattore campo è molto importante. Levarsi in volo per intercettare è più facile che sorvolare terre e mare per attaccare. Inoltre la guerra aerea costa molto di più, in termini di risorse economiche, e non la si può protrarre per troppo tempo: mesi, non anni. Se i tedeschi fossero sbarcati in Inghilterra con i loro panzer, ci sarebbero state molte più vittime tra i civili ed anche tra i militari. Sarebbe però stata una guerra vera, di quelle di posizione, di avanzata e ritirata. Invece, per oltre cento giorni, i caccia delle due parti si scontrarono in cielo, in una disputa abbastanza sterile, e la superiorità numerica dei tedeschi non servì loro a vincere. Si fossero scontrati su terra, la superiorità numerica avrebbe viceversa fatto la differenza. La battaglia d'Inghilterra dovrebbe insegnare, ma non lo fa. Altrimenti gli strateghi della NATO ci dovrebbero spiegare come mai non hanno ancora invaso la Libia via terra. Forse perché non si tratta di guerra, ma di qualche altra cosa? Napolitano è un presidente della repubblica capace, ma non ci racconti che quella che stiamo facendo in Libia non è una guerra. Non ci prenda per stupidi! Quella pagliacciata ci costa molto di più di quel che dovrebbe, e non siamo ancora riusciti a mandare via Gheddafi. Tutte queste guerricciole costano un numero spropositato di miliardi, ma la guerra è una cosa seria e sporca: si vince o si perde, combattendola a terra, non in cielo. Una nazione non ricchissima dovrebbe puntare sugli incursori, che tra l'altro abbiamo, e non su missili più o meno intelligenti, che costano un milione l'uno. Gli israeliani, che sono furbetti, hanno navi piccole, veloci e bene armate, non portaerei sotto misura, perché di più non possiamo permetterci. Gli israeliani, che sono circondati da nemici veri, non vanno in giro per il mondo ad "esportare la democrazia". I loro tank sono sempre pronti, a volte le prendono, ma quasi sempre le danno. Avessero avuto tempo da perdere, loro Gheddafi lo avrebbero già bastonato, anche da soli.

mercoledì 6 luglio 2011

NOI E TUTTI GLI ALTRI MERIDIONALI

Per motivi probabilmente riconducibili alla temperatura, i popoli del nord sono più laboriosi di quelli del sud. Al nord, se non chiudi la porta entra una bufera di neve, ma anche orsi e lupi affamati. Al sud, se stai buono e calmo nel tuo trullo, sopravvivi alle ore più calde del giorno. Poi esci e raccogli le cime di rapa. Noi del nord Italia guardiamo male quelli del sud, ma loro eccepiscono che l'unità d'Italia l'hanno imposta i Savoia. Gli italici da Roma in giù sarebbero volentieri rimasti vaticani e duosiciliani. In Calabria avevano un'industria siderurgica di prim'ordine, prima che Garibaldi si facesse la sua scampagnata. Al nord siamo più laboriosi, ma gli Agnelli non avrebbero potuto costruire tutte quelle 500, 600, 850, 1100, 124, 125, 128 e via dicendo, contando solo sui piemontesi. Sui veneti forse, sui torinesi no di certo. I veneti sono "fasotutomì", quindi fanno tutto loro. I torinesi sono "bugianen", e pertanto si muovono poco. Gli altoatesini guardano male i trentini, ma sono a loro volta sudtirolesi. Quelli di Innsbruck guardano giù e dicono: "quanti terroni!", ma lo dicono in tedesco. I lumbard erano i terroni degli austriaci, e forse lo sono ancora. Al di là delle premesse, l'essere meridionali scoccia quando ti dicono che hai troppi debiti per stare in Europa, ma ti prestano lo stesso dei soldi, sapendo che non li restituirai mai. Prima o poi, i greci si venderanno tutte le antiche vestigia, per comprarsi da mangiare: pomodori e formaggio di capra. Forse i greci non sarebbero ridotti così, se non fossero infognati nell'area euro. Lo stesso si dica per gli spagnoli ed i portoghesi. Noi di sicuro viviamo ancora al di sopra dei nostri mezzi, e le mazzate grosse devono ancora arrivare. Forse dal 2013, forse prima. Noi, i greci, i portoghesi e gli spagnoli siamo i terroni d'Europa, e passiamo il tempo a ballare per le strade, invece di lavorare. Speriamo che il turismo ci risollevi, ma i turisti si sono scocciati di fotografare colonne che crollano da un momento all'altro. Si sono anche scocciati dell'immondizia indifferenziata, e presumibilmente di essere ammazzati per un Rolex. Al nord, gli unici sfigati come noi sono gli irlandesi; forse perché da loro piove e non hanno gli orsi. Quelli dell'est, che prima mangiavano solo patate, continuano a farlo, ma in più costruiscono le FIAT al posto dei torinesi, quelli veri e quelli importati. In Grecia ci sono sempre state cicale. Noi invece avevamo un'industria metalmeccanica di livello europeo, ed anche una siderurgia. I nostri politicanti, che non hanno mai lavorato in vita loro, pensano che tutto si risolva con la finanza. Dal loro punto di vista hanno ragione, ma le floride finanze a cui fanno riferimento sono le loro e quelle dei loro amichetti imprenditori all'italiana.

sabato 2 luglio 2011

BLACK OUT DI DICIASSETTE ANNI

Uccisa nel 1993, vendicata ieri, seppellita oggi: Elisa Claps. Ennesima dimostrazione di incompetenza degli italiani, perché a vendicarla sono stati i britannici. Restivo, assassino di Elisa, era riuscito a sfuggire alla "giustizia" italiana. "Giustizia" non a caso tra virgolette. Poi il delinquente si era spostato in Gran Bretagna, dove aveva ucciso un'altra ragazza. Stesse modalità maniacali. I britannici, che non a caso sono apprezzati e temuti in tutto il mondo, hanno sbattuto in galera a vita Restivo, dicendoglielo in faccia: "lei non uscirà più dal carcere". Un ergastolo da noi è quasi impensabile, neppure per la Franzoni di Cogne, che ha ammazzato il figlio. Neppure per i due delinquenti di Novi, che hanno assassinato mamma e figlio. Da noi non basta uccidere una persona per finire in galera a vita. Bisogna essere dei capi della mafia, della camorra o della ndrangheta, ed a vere ordinato stragi, con morti sciolti nell'acido o murati nei piloni autostradali. Rimarrebbe da capire come mai per diciassette anni il Restivo sia stato "graziato" in Italia. Come mai il corpo di Elisa Claps non sia stato notato, sebbene si stesse decomponendo all'interno di una chiesa di Potenza. Quando il governo parla di riforma della giustizia non è chiaro se si riferisca al licenziamento in tronco dei magistrati incapaci e corrotti. Cosa dice l'opposizione in merito? Nulla mi pare. Non è chiaro come mai nessuno stia cercando di comprendere quel black out durato diciassette anni. E noi italiani continuiamo con le nostre brave figure di merda. Ora Elisa avrà pace, ma non grazie a noi.