martedì 25 novembre 2008

LA FATALITÀ SECONDO BERLUSCONI

Visto che in Italia per rendersi conto dei problemi ci deve prima scappare il morto, la “fatalità” di sabato scorso, in quel liceo di Rivoli, ha indotto molti a parlarsi addosso. Un ragazzo, che era andato a scuola (e non a rubare o a spacciare) è stato ucciso da un tubo di ghisa, “dimenticato” sopra una controsoffittatura. Il problema non è tanto perché quel tubo sia caduto, quanto come mai ci abbia messo tanto a sfondare il cartongesso. Quel tubo non doveva stare lì, ed ora dovranno essere individuati i responsabili dell'incuria assassina. Dalle carte, che sicuramente sommergeranno quella scuola, dovrà emergere il nome del responsabile dei lavori. Di certo, grazie a Guariniello, il tizio in questione non la passerà liscia. Il premier si è sbagliato a definire “fatalità” l'accaduto. Doveva usare termini come leggerezza criminale, pressappochismo e menefreghismo all'italiana, sicurezza degli uffici pubblici fasulla, preposti alla sicurezza che fungono da muro di gomma, dirigenti che dicono che “non ci sono i soldi” per mettere a norma gli edifici. Da noi alle Molinette non sono ancora caduti tubi di ghisa sui malati, ma i controsoffitti sono venuti giù più volte. Una volta, in trattativa sindacale, abbiamo chiesto alla direzione generale se fossero al corrente di un crollo di giornata. Ci hanno risposto infastiditi, che ne erano al corrente, ma che nessuno si era fatto male. Finora siamo stati aiutati dalla fortuna, che è aleatoria come la fatalità. Continuare a sperare nella fortuna, o chinare il capo di fronte alla fatalità, denota lo stesso atteggiamento molto poco europeo ed occidentale. Sembriamo quelli che abitano lungo le coste dell'oceano Indiano, ben sapendo che prima o poi uno tsunami passerà a trovarli. La nostra rappresentante per la sicurezza, scrivendo molte volte alla direzione generale (e facendola richiamare quasi altrettante dal Difensore Civico) è riuscita a portare a casa alcuni piccoli risultati. Dobbiamo accontentarci dei piccoli risultati, perché anche qui il muro di gomma funziona a meraviglia: uno scaricabarile di passacarte preposti a far passare la voglia di far le cose. A forza di insistere, siamo riusciti a far costruire uno scivolo in cemento, al posto di una instabile rampa in acciaio. Almeno una persona si era infortunata su quella rampa, ma l'amministrazione non aveva ritenuto di dover apprendere dall'esperienza. Abbiamo fatto avvitare una piastra al pavimento, per evitare che personale ed utenza inciampassero e si esibissero in un tuffo lungo disteso. Abbiamo fatto rimuovere alcune sporgenze, risultanti da maniglioni anti-panico divelti: che fatica per svitare quattro viti! Per non essere anche noi tra quelli che si parlano addosso quando ci scappa il morto, segnaliamo l'indirizzo e-mail della nostra rappresentante per la sicurezza: gviglietti@molinette.piemonte.it. Invitiamo chi ne sia a conoscenza a comunicarle in particolare le vie di fuga inesistenti oppure ostruite. Bisogna piantarla di scherzare con la sicurezza, e questo lo diciamo a tutti, ma prima ancora lo ricordiamo a noi stessi.

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