lunedì 24 novembre 2008

BERLUSCONI E LA CRISI FINANZIARIA

Il premier ha incitato i consumatori a spendere, e ad aver fiducia nel mercato. Sembra che non sappia che in Italia ci sono almeno sette milioni di poveri. Poveri veri, e potrebbe essere una sottostima. Non è che non vogliamo cambiare la macchina ogni sei mesi: ci mancano proprio i soldi per farlo. Berlusconi non sa cosa voglia dire tirare la cinghia; dovrebbe fare una prova, come fece quell'imprenditore che provò a sopravvivere con il salario che pagava ai suoi operai. Poi l'imprenditore aumentò il salario ai suoi, avendo capito che proprio non ce la facevano.Berlusconi ha proposto una innovazione fiscale utile al rilancio delle imprese: pagare l'iva solo ad incasso avvenuto, non molti mesi prima. Le ditte si rovinano anticipando l'iva, specie le ditte che lavorano con gli enti pubblici. Brunetta potrebbe invitare gli enti pubblici a cacciare i soldini in tempi decenti. Perché continuare ad avallare comportamenti disonesti da parte dei preziosi dirigenti dello Stato e degli enti pubblici? Berlusconi dice che il nostro sistema bancario è solido, ed è vero. Il problema è che i conti in rosso sono i nostri. Siamo noi quelli bidonati dai titoli spacciati dalle banche. Abbiamo ancora meno liquidità, proprio perché i nostri scarsi investimenti sono andati in vacca. Grazie a chi? Alle banche naturalmente. Forse Berlusconi non si è accorto che la crisi dell’economia reale è già arrivata da un pezzo. Tutte le volte che le borse scendono, un giorno sì ed uno no, c’è almeno una piccola ditta che chiude per mancanza di liquidità. Ci sono in Italia tantissime aziende, piccole e medie, che producono beni vendibili, ma chiudono lo stesso. Come mai ha chiuso finanche la Motorola di Torino, e come mai avevamo bisogno della Motorola per assemblare telefonini? A queste domande dovrebbe rispondere Berlusconi, e provvedere in merito. Sono decenni che l’approccio finanziario si impone sull’economia reale, minandola. Un esempio: le quote latte. Qualche incompetente, o peggio mazzettaro, ci ha imposto di distruggere il latte “in esubero”. Parlare di latte in esubero è un’idiozia; bastava regalarlo ai bisognosi, e quelli non mancano mai. Le quote latte (ma anche le quote pomodori) dovevano servire a garantire la giusta retribuzione ai produttori. Non ha funzionato, ed i prezzi sono sfuggiti ad ogni controllo. Solo in questi giorni, in sede UE, le nostre quote latte sono state incrementate. Segno che il nostro ministro dell’agricoltura ha capito la differenza tra economia finanziaria ed economia reale. Un buon inizio.

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