lunedì 18 maggio 2009

LA LEGGE DELLA JUNGLA

L'uomo della jungla, della steppa e della prateria sperimenta direttamente sulla propria pelle ciò che si può fare, catalogando quel
che sia da evitare (ad esempio, litigare coi leoni e gli orsi). Poi l'animale uomo esce dalle caverne, scende dalle piante, e costruisce i primi villaggi. Da quel momento in avanti, deve fare i conti con la coesistenza civile. Apprende la regola della reciprocità (non rubare ed uccidere, per evitare che lo facciano a noi), ed anche che un comportamento illecito non ne giustifica altri. Questo avviene o dovrebbe avvenire in ogni parte del mondo. Diciamo che dovrebbe avvenire perché, in alcuni luoghi particolarmente selvatici, la legge della prateria si impone tuttora sulla legge scritta, che ora c’è visto che nel frattempo quasi tutti abbiamo imparato a scrivere e magari anche a leggere. Tra i luoghi selvatici, nei quali il
comportamento illecito si nutre di se stesso, ci sono spesso e
purtroppo anche le sale ove si contrattano questioni sindacali. A Roma
scrivono accordi collettivi, nei quali si dispone a tutela dei
lavoratori che i premi di risultato si concertino ogni anno. A Torino,
gli stessi sindacati si smentiscono, e lasciano mano libera alla
dirigenza. Quando poi le cosiddette "aziende" pubbliche decidono
graziosamente che sia ora di formalizzare soldi già spesi da anni, non
si agitano particolarmente se gli accordi fasulli che ne scaturiscono
riportano, ad esempio, 17 firme di parte sindacale invece delle 25
richieste. Abbiamo una tradizione di livelli retributivi inventati di
sana pianta. Il contratto dice che le fasce siano 6? Non importa: noi
inventiamo il 6bis! Come lo spiegano i sindacalisti "selvatici"? Non
lo spiegano, per il semplice fatto che non ritengono di dover rendere
conto ad alcuna norma, né di alcuna violazione. Siamo in presenza di
un atteggiamento giustificabile nelle praterie o nelle jungle, ma non
nella "civile" Italia. Non si vendono e non ci vendono, ma contrattano
come ostinati cammellieri di quelle piste carovaniere che videro
passare Marco Polo. Forse un sindacalista dovrebbe sostenere
periodicamente un esame di diritto pubblico, ma prima ancora di
educazione civica. Purché a dar lezione non siano quegli stessi
dirigenti che con i sindacalisti della mutua congegnano gli atti
delittuosi. Quando parliamo di dirigenza, ci riferiamo a magiche
trimurti, che costano alla collettività la sciocchezza di 600mila euro
annui! Poi ci sono i revisori dei conti, che tutto affermano di
leggere ma nulla rilevano, e non lo fanno neppure gratis: più di
70mila euro, per un tot di riunioni annue. Uno stipendio orario mica
da buttare! Comunque non siamo oltre la speranza: ci hanno messo quasi
un anno, ma forse sindacati ed amministrazione delle Molinette hanno
capito di dover applicare la prima legge Brunetta. Lui però (il
birichino) nel frattempo ne ha fatta un'altra.

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