martedì 28 luglio 2009

Le gestioni sanitarie virtuose

Il governo ha commissariato la sanità in Campania ed in Molise. Ci risulta peraltro che in Italia la sanità pubblica faccia acqua da tutte le parti anche in altre regioni, per cui invitiamo i ministri competenti a posare il fioretto e ad impugnare la scure. Scopriamo che la sanità pubblica in Piemonte sarebbe "virtuosa". Si vede che tutte le altre ASL, ASO ed AOU fanno il possibile per controbilanciare la disastrosa gestione molinettiana. Dopo aver rilevato il famoso buco di sette milioni nei primi tre mesi, il direttore generale, il direttore amministrativo ed il direttore sanitario sono rimasti al loro posto. Con i soliti tre o quattro mesi di ritardo, i giornali ci avviseranno di quanti altri milioni sia sprofondata la sanità molinettiana nei secondi tre mesi dell'anno. Si accettano scommesse: saranno riusciti a contenere il buco entro i quattordici milioni, oppure saranno pervenuti a profondità insondabili? Più che mega dirigenti, questi sembrano scavatori. Almeno trovassero il petrolio. Notare che l'ultima riforma sanitaria, sebbene sia strano chiamarla "riforma", attribuì ai direttori generali anche l'autonomia imprenditoriale. Mancava solo quel super-potere a quei manager che nessuno ci invidia. Autonomia imprenditoriale dovrebbe presupporre manovre ardite, concepite da menti eccelse. Le manovre ardite le abbiamo viste e continuiamo a vederle. Per quanto riguarda le menti eccelse, siamo ottimisti, e speriamo che ce ne mandino qualcuna, anche usata. Un imprenditore privato che si dimostri un disastro ha i giorni contati: gli azionisti prima lo bastonano, poi si rivalgono sui suoi beni personali. Una triade come le nostra non sente neppure il bisogno di scusarsi, giacché partono dal presupposto che la sanità pubblica debba per forza finire in perdita. Possibile che in tutta Italia nessuna azienda sanitaria sia in pareggio o in attivo? Ogni tanto in tv ci propinano servizi nei quali viceversa si riconosce la virtù di alcuni direttori generali che sanno far di conto. E noi crepiamo d'invidia, perché "loro" sono riusciti a pagare un prezzo equo i beni ed i servizi che hanno acquistato. Loro (quei maledetti primi della classe) non hanno appaltato tutto o quasi, in nome della "mission" aziendale. Le aziende sanitarie in pareggio gestiscono la ristorazione e le pulizie con il proprio personale! Non hanno svenduto la lavanderia interna. Non hanno distrutto i giardini dell'ospedale per farci un parcheggio a pagamento. Direttori, espressi dagli stessi partiti che esprimono i nostri, sanno anche gestire la cosa pubblica senza pensare che sia una cosa di nessuno. Si vede che, al di là della politica, qui in Piemonte è fin troppo diffusa una mentalità anti-sistema. Che la mentalità faccia la differenza lo confermano le pagelle attribuite agli atenei italiani: i migliori stanno al nord, i peggiori al sud. Le Molinette non ha neppure qualla scusa, visto che si trova a Torino. C'è da dire che i piemontesi devono per forza essere meridionali di qualcuno, forse della Svizzera, perché il loro approccio nei confronti del bene pubblico non è esattamente austro-ungarico. Non a caso la FIAT importò, ai tempi del boom economico, manodopera dal resto d'Italia: gli Agnelli non si sono mai fidati troppo dei piemontesi, e della loro vitalità lavorativa. Ora scopriamo che non si tratta solo di voglia di lavorare, ma anche di una mentalità che ci si aspetterebbe di trovare in Messico o in Brasile.

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