mercoledì 15 luglio 2009

Il diritto allo studio e le fantalauree

Ha fatto notizia, ma non in maniera esagerata, il numero dei bocciati alla maturità. Si direbbe che, rispetto agli anni scorsi, la scuola stia diventando un tantino più esigente. Come se, ma questo è un ragionamento forse troppo ottimistico, ci fossimo resi conto di quanto sia dannoso mettere in circolazione (leggi immettere nel circuito lavorativo) troppi imbecilli. Come se ci fossimo resi conto dei danni che gli imbecilli già immessi producono di continuo. Ammetto che è veramente una riflessione ottimistica. Sappiamo, per esperienza diretta, che il cervello non è indispensabile per vivere. Questo significa che i decerebrati non vengono contenuti nel numero, ma continuano ad esistere. Quindi dovremmo cercare di inibire sul nascere la loro proliferazione. Diciamo allora che lo studio è un diritto, ma il diploma e la laurea non sono dovuti. Ci sono indubbiamente molti insegnanti che spiegano come dei cani, ma sono molto meno simpatici. Ci sono insegnanti che ci fanno odiare la matematica, più di ogni altra cosa. Dovremmo farli bollire, prima di darli in pasto agli avvoltoi, ma questo non giustifica il diploma regalato a studenti che, indubbiamente penalizzati dalla natura, peraltro non si impegnano minimamente per meritarsi una sufficienza. Tanto, dicono, prima o poi il diploma saranno costretti a darmelo. Invece no! Ci sono un sacco di miniere da scavare, terreni incolti da zappare, strade da asfaltare. E per fare questi utilissimi lavori non serve il diploma; men che meno la laurea. Qualcosa si muove anche nell'università. Il governo si è accorto che ci sono troppe ramificazioni e differenziazioni fasulle: professori che adattano gli insegnamenti alle proprie esigenze ed alla propria pochezza. Ultimamente in troppi hanno capito il business della formazione, ed ecco che i "dott" sono spuntati come funghi. Ci si laurea in qualsiasi menata, purché la si chiami "scienze" o "scienza" di questo o di quello. Le fantalauree ovviamente non servono ad accrescere il PIL, ma a gonfiare i portafogli dei parassiti pseudo-insegnanti. Non crediamo alla pubblicità! Non è vero che al mattino tutti usciamo di casa per andare in ufficio, e non è vero che viviamo tutti nella casa del Mulino Bianco. Un bravo infermiere serve in quanto tale, ma se comincia a voler fare il "dott", diventa francamente nocivo per se stesso e per gli altri. Dopo di che saremo costretti a rimpiangere gli infermieri generici di una volta, che da soli badavano a decine di malati. Rimpiangeremo anche le suore di una volta, che facevano davvero le caposala, e non avevano paura di lavorare in prima persona. E non erano neppure "dottoresse".

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