martedì 3 marzo 2009

IL DISCUTIBILE FASCINO DEL PIAGNONE

Il piagnone è quello strano personaggio che
trova difetti in tutto e tutti, canta, parla, straparla, declama poesie d'amore
e di morte, però ha le tasche piene di bei soldini. Il cassintegrato, che
avrebbe tutti i motivi per essere piagnone, non può permetterselo, dato che se
perdi tempo a frignare non arrivi alla fine del mese. Il cassintegrato, che
alla fine del mese non ci arriverebbe comunque, deve dissentire in modo ancor
più deciso dalla dubbia fascinazione dal languore gastro-intestinale suscitato
dalle parole e dalle opere dei piagnoni. Baglioni ha fatto un sacco di soldi,
inducendo al pianto mamme e figlie. Mentre gli altri cantautori
facevano gli “impegnati”, Baglioni cantava di amori il più delle volte già
finiti. Veltroni, noto più che altro per le “notti bianche” romane, ci ha fatto
piangere fin troppo, cosicché finanche i languidi del PD lo hanno defenestrato.
I piagnoni più diffusi sono i salottieri del centro sinistra, che si incontrano
in case per nulla popolari (diciamo pure ville) e strimpellano con le loro
chitarre canzoni tristi: roba da aspiranti suicidi. Come potevano simili
cretini resistere all'impeto del sempre sorridente uomo di Arcore? Chi
preferirebbe farsi governare da un frignone? Forse il berlusconismo non esiste,
ma di sicuro il suo contrario sì. Gente invidiosa del successo e della
ricrescita dei capelli del Silvio nazionale. Parlano male degli atteggiamenti
festaioli del premier, come se per regnare fosse necessario asciugarsi di
continuo le lacrime. Frignoni che hanno avuto in passato un certo successo sono
i radicali: tutta gente economicamente benestante, che non ha mai fatto neppure
uno sciopero della merenda per il potere d’acquisto degli operai.

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