martedì 8 settembre 2009

I PICCOLI OSPEDALI SONO DISECONOMICI?

Gente che non ha mai lavorato, e che dall'oggi al domani viene incaricata di scoprire i mali della sanità, ha affermato e continua ad affermare che gli "ospedalini" siano da additare come responsabili di buona parte del dissesto sanitario. Nulla di più fasullo! I suddetti signori dovrebbero informarsi prima di parlare. Chiedere a chi abbia lavorato, ad esempio, al S.Vito ed al S.Lazzaro di Torino. Il primo è stato di fatto regalato all'associazione Faro, che si occupa di malati terminali. Il secondo è stato come minimo dimezzato nella capacità ricettiva di posti letto; nel compenso i tempi d'attesa per le visite specialistiche sono raddoppiati. Il S.Vito, nella parte bassa della collina torinese, era l'ideale per la degenza salubre di malati affetti da disparate patologie. Diciamo che qualsiasi ammalato trae maggior giovamento nel trovarsi in un ambiente non inquinato. Abbiamo scoperto l'acqua calda, ma altri non ci sono ancora riusciti. Massimo rispetto per i malati terminali, ma la mission ospedaliera è quella di guarire, non di aspettare l'inevitabile. In cima alla collina, era collocato l'ospedale Eremo, adiacente al monastero dei frati Camandolesi. Un posto bellissimo per costruire un ospedale, infatti il servizio sanitario regionale lo ha lasciato andare in malora, e la Curia, dopo aver portato in tribunale l'USL 1-23 (o come diavolo si chiamava in quel periodo), ha realizzato una residenza per anziani (RSA). I preti credono nelle RSA, l'ASO S.Giovanni no: l'IRV sta cessando di essere un istituto di ricovero per anziani ("V" sta per vecchiaia). Il S.Lazzaro, ospedale dermatologico nato prima delle Molinette, è stato annesso dopo che ambedue le strutture avevano cessato di essere enti ospedalieri. Da allora, la gestione politica ha danneggiato allo stesso modo l'ospedale più grande e quello più piccolo. Prima dell'inizio del declino, il piccolo S.Lazzaro offriva un servizio di visite effettuate in giornata! Il dottor Prolo, mitologico personaggio locale, visitava chiunque fosse stipato nelle sale d'attesa ed anche nei corridoi. Bei tempi! Ma di dottor Prolo ce n'era uno solo, e quando andò in pensione si rese necessario prenotare le visite dermatologiche. Allora si faceva tutto con la penna ed il calamaio, ma le liste d'attesa erano decisamente ridotte rispetto ad oggi. Quando il Dermatologico finì sotto le grinfie delle Molinette, gli portarono via la gestione delle prenotazioni, così giusto per rompere le scatole ad addetti al servizio ed utenti. Nel frattempo, i reparti di degenza iniziarono a svuotarsi, per "risparmiare" sui lunghi soggiorni. Ci auguriamo che tutti quei lungodegenti siano guariti, e non siano semplicemente stati scaricati sulle famiglie. Come ogni ospedale "piccolo", il S.Lazzaro era praticamente autosufficiente: cucina, mensa, dispensa, lavanderia, centrale termica, ambulanza, chiesa (ora sala del silenzio), prete e suore (caposala particolarmente attive). Come ogni ente ospedaliero, anche il S.Lazzaro era retto da un consiglio d'amministrazione, che garantiva l'attivo o il pareggio di bilancio. Le USL (poi ASL) erano invece rette da un comitato di gestione politico, che "pareggio di bilancio" non sapeva neppure come si scrivesse .

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