giovedì 12 febbraio 2009

PILLOLE DI EDUCAZIONE CIVICA

L'educazione civica consiste nell'educazione dei cittadini. I cittadini (civis) romani avevano uno status, che prevedeva diritti, ma anche doveri. L'educazione civica risale a Platone e a Confucio. In Italia, fu Aldo Moro il primo a introdurre nel 1958 l'insegnamento dell'educazione civica nelle scuole medie e superiori: due ore al mese obbligatorie, affidate al professore di storia, ma senza valutazione. Visto come si comporta il popolo italiano, viene però da pensare che molta gente si sia fermata alle elementari. Le società devono fare qualcosa per inculcare ai propri cittadini le regole del gioco, che non sono innate, e non sono sempre trasmesse correttamente all'interno delle famiglie. Le leggi sono elaborate da gente preposta a farlo, eletta dalla maggioranza del popolo: dicesi democrazia. Quando una parte politica perde le elezioni, la deve piantare di giocare allo sfascio, perché siamo tutti nella stessa barca. Se un governo, regolarmente in carica, decide, ad esempio, di penalizzare il salario accessorio in caso di assenza per malattia, questa è una legge. Non serve dire: “non mi piace”, o “quello lì è un somaro (o peggio). La legge è quella che è, e deve essere applicata su tutto il territorio nazionale, ospedale Molinette compreso. Alcuni popoli vivono senza un’organizzazione politica paragonabile ad una vera e propria sovranità. Si pensi agli zingari, ma anche in Italia gli esempi non mancano. In questo caso lo Stato non esiste, perché al di sopra degli individui e dei gruppi non c’è alcun potere che li rappresenti e che li orienti verso un obiettivo comune. Questo modo tribale di essere produce iniziative più che altro dettate dall'impeto: partire in cinquanta, per andare ad “occupare” la direzione generale delle Molinette, se si punta il dito contro la legge Brunetta, significa prendere in giro la gente. Galanzino ha constatato come la comunicazione intra-aziendale sia effettuata in primis dai sindacati. Il consiglio che possiamo dargli è di ricorrere anche lui ai volantini. Il direttore generale ha altresì accertato come, in occasione dell'occupazione, la gente abbia creduto veramente che lui potesse derogare ad una legge. Noi sappiamo che non può farlo, e lo sa anche lui. Ma allora perché ha chiesto l'avallo sindacale su una “sospensiva” di tre mesi? Non crederà mica di essere il TAR?

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