mercoledì 10 dicembre 2008

MOLINETTE, 9 DICEMBRE, DEFICIT E POSIZIONI ORGANIZZATIVE

Il direttore generale ha esordito dicendo che l'azienda è stata richiamata per deficit di bilancio. E non è la prima volta che Galanzino, Giunta e Davini si vedono passare sotto il naso quello che loro stessi definiscono “cartellino giallo”. Evidentemente qui non vigono le regole calcistiche, che di cartellini gialli ne prevedono solo uno. Poi arriva quello rosso, e fuori a camminare. Abbiamo ricordato all'amministrazione che il pesce puzza dalla testa; quindi: con un piano sanitario come quello che abbiamo, partorito da menti eccelse, non poteva che finir male. Chiudere due ospedali, il San Vito e lo SGAS, non poteva rilanciare la produttività. Diminuire in altro modo i posti letto non poteva recare vantaggi alla collettività. Non si può parlare di produttività nel servizio sanitario, perché non vendiamo né automobili, né banane. Dovremmo guarire la gente, e, per farlo, l'offerta deve adeguarsi alla domanda. Se, coll'incremento dell'età media della popolazione, aumentano le patologie dell'apparato urinario, dobbiamo potenziare le urologie. Non ha senso dire che a Ceva ed a Susa debbano nascere tot. bambini, perché lo afferma qualche studioso americano. Cosa facciamo allora? Chiudiamo i centri nascita in questione, e costringiamo le donne a partorire in Francia? Non dimentichiamo che quelle donne pagano le tasse in Piemonte, non in Francia. Se le Molinette persevera nel suo deficit di bilancio storicizzato, ci dispiace che dipenda da tutto quello che i dirigenti hanno appaltato. La sanità pubblica può andare sotto per curare anche le malattie meno diffuse e rare, ma non deve andare sotto perché le tende arrivano da Venezia ed i toner delle fotocopiatrici da Milano. Parliamo di deficit e di tirare la cinghia, poi l'azienda ci propone un taglio agli incentivi, per incrementare le posizioni organizzative. Noi abbiamo presentato una controproposta sulle posizioni organizzative: le criticità sono quasi tutte sanitarie, perché questo è un ospedale. La constatazione ha posto in agitazione Galanzino. “Questo è un ospedale? Lo sapevo già!” Allora per quale dannato motivo dovremmo continuare a mantenere quasi quattrocentomila euro di bonus extra-stipendiale per i passacarte? La nostra proposta individua una decina di vicarialità amministrative: funzionari che sostituiscono il direttore. Se in quella struttura più o meno complessa ci sono dei dirigenti, ci pensino loro a sostituire il grande capo. Alla decina di vicarialità, aggiungiamo tutte le criticità reali: prevalentemente i reparti di degenza. Il nostro slogan potrebbe essere: questo è un ospedale, e la salute non si “produce”. La proposta di FIALS, FSI, NURSING UP, UGL ed UNSIAU è stata spedita al direttore generale per posta elettronica, oltre che essere stata affissa un po' dappertutto. Anche la UIL ha presentato una sua proposta, che premierebbe le criticità, senza però tagliare gli sprechi nell'ambito amministrativo. CGIL e CISL sono rimaste a guardare, come se stessimo parlando di chissà quale astrazione, priva di connotazioni salariali. Strano modo di fare sindacato!

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