mercoledì 17 dicembre 2008

LA QUESTIONE MORALE

In Italia, la questione morale si rivendica e si sbandiera quando ad essere inquisiti sono gli altri. Quando capita anche alla nostra parte politica, facciamo finta di niente, e minimizziamo. In Abruzzo, il presidente della giunta regionale, Del Turco (ex numero due della CGIL, nonché ex ministro delle finanze), è stato arrestato (dalla Guardia di Finanza) al termine delle indagini «sulle cartolarizzazioni dei crediti vantati dalle case di cura private nei confronti delle ASL abruzzesi». È accusato di associazione per delinquere, concussione e corruzione. Secondo i magistrati, Del Turco, insieme ad altri, avrebbe incassato tangenti per 6 milioni di euro. Conseguentemente e necessariamente gli abruzzesi sono stati chiamati alle urne, per sostituirlo. Si è però registrato un notevole astensionismo, presumibilmente imputabile alla disaffezione crescente nei confronti della politica. Ha vinto senza problemi, con un margine del 6%, il candidato del centro-destra, Gianni Chiodi; quindi forse sono stati quelli del centro-sinistra a disertare le urne. Veltroni è stato costretto ad ammetterlo. Ha fatto autocritica, ma di mollare la poltrona non ne parla neppure. Subito dopo, hanno arrestato il sindaco di Pescara, D'Alfonso, perché qualche mazzetta gli era rimasta attaccata alle manine. Il sindaco di Pescara era uno del PD, quindi come la mettiamo con la presunta superiorità morale di quella parte politica? Quelli del PD, a chi hanno dato la colpa per la sconfitta? Al povero ex alleato Di Pietro, che si è permesso di fregare voti a loro e non al PdL. Nel PD, qualcuno ha detto che l'alleanza con Di Pietro è innaturale. Per forza: lui i mariuoli li metteva in galera, e, se fosse ancora pm, continuerebbe a farlo. Dati i fatti, viene da pensare che la moralità dei politici sia da dimostrare volta per volta. Nessuno deve indignarsi se la magistratura indaga su appalti e consulenze. Il più delle volte, dove c'è il fumo, c'è pure l'arrosto (e l'arresto!). La gente ne ha viste di tutti i colori, ed ha ragione di dubitare di questi sedicenti pastori di elettori (e di milioni di euro). Bisogna dire che, quando c'era ancora il PCI, la sua base era sostanzialmente onesta. Forse perché c'erano ancora molti operai e contadini, cresciuti da genitori che avevano insegnato loro a non rubare! Non è comunque vero che i ladri stessero tutti dall'altra parte: la categoria dei genitori onesti trascendeva la tessera partitica. Onesti ne abbiamo sempre avuti lungo tutto l'arco parlamentare (ma anche di ladri). Probabilmente, da quando la finanza ha preso il sopravvento sull'economia reale, le mazzette sono diventate più pesanti, presenti ed attaccaticce. Se gli amministratori pubblici fossero pagati meno, forse ruberebbero meno. Perché pare che l'appetito venga mangiando. Dovremmo evitare che i partiti ci impongano i loro emissari, non necessariamente capaci a gestire la cosa pubblica. Nel caso del servizio sanitario nazionale, basta una generica esperienza gestionale con funzioni direttive a collocare degli strani soggetti nelle graduatorie di mamma Regione. Poi sostengono che le ASL siano delle aziende. Peccato che, nelle aziende vere, i dirigenti paghino le multe comminate, ad esempio dall'Ispettorato del Lavoro o dallo SPRESAL, e rischino il posto, dopo il primo cartellino giallo. Da noi, la Regione ce li manda, tre alla volta, e poi finge di dimenticarsene. Tutti fingono di dimenticarsene, compresa la Corte dei Conti. Visto che si esalta tanto il “privato”, dove troviamo un datore di lavoro che sopporta una dirigenza che tutti gli anni sfonda il bilancio? E non hanno neppure la “scusa” dei malati, visto che ritengono che i ricoveri in quanto tali siano obsoleti. Tra un po', la gente, in assenza di posti letto, sarà invitata a guarire per delibera.

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