giovedì 25 agosto 2011

Non il dio delle tempeste

Il papa ha invitato gli evasori fiscali a pagare le tasse, per una questione di equità nei confronti di tutti quelli che subiscono la trattenuta alla fonte. Poi però i radicali hanno puntato il dito contro le agevolazioni fiscali del clero in Italia. Il papa ovviamente non intendeva parlare né di se stesso, né dei suoi accoliti. Gli evasori sono sempre "altri". I radicali hanno fatto notare che il clero incamera la maggioranza dell'otto per mille, anche per ciò che concerne le quote trattenute a chi non abbia effettuato una scelta. Un bel miliardo di euro finisce così nelle casse del Vaticano, esentasse naturalmente. Il papa avrebbe potuto replicare che, da adesso in avanti, si sarebbe accontentato del quattro per mille, ma non lo ha fatto. Poi si è recato in Spagna, dove ad attenderlo c'erano molti supporters e numerosi contestatori indignados, che avevano da ridire sui costi sostenuti dalla Spagna per il festino papale. Il papa ha evitato di riprendere il discorso sugli evasori fiscali, giacché chi non ha peccato scagli la prima pietra, ma forse qualche peccatuccio potremmo ricondurlo al mancato francescanesimo dei preti, tutti compresi. Tutti presi dalle parole del papa, i giovani convenuti hanno scoperto sulla loro pelle che il dio di cui si parlava non è quello delle tempeste, giacché questo non ha potuto evitare che quello rovinasse la festa al suo papa. A meno che la pioggia a catinelle sulla moltitudine accaldata e sudata, sia stata inviata appositamente dal dio del papa, che pensava così di benedire tutti quei giovani supporters. Se non capiamo i preti, come possiamo illuderci di capire i loro dei?

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