giovedì 31 luglio 2014

POLITICA E TASSE

Un partito che si schierasse a favore delle tasse avrebbe poca fortuna, perché l'idea stessa di pagare una tassa infastidisce chiunque. Un partito che si schieri contro le tasse raccoglierebbe molti più consensi, specialmente quelli di chi non capisce che le tasse in teoria dovrebbero finanziare i servizi pubblici. Non vogliamo i servizi pubblici? Basta dirlo e pagarli volta per volta. Forse la sanità ci costerebbe meno ed i tempi d'attesa sarebbero minori. L'equilibrio tra le due tendenze potrebbe raggiungerlo un partito che si schieri per la razionalizzazione delle tasse. Ad esempio: perché pagare le accise sulla benzina, relative a guerre che abbiamo combattuto e magari pure perso decenni or sono? Un simile partito sarebbe più di destra che di sinistra, almeno finché la sinistra coltiva il vezzo di regalare soldi ai cosiddetti migranti ed agli zingari. Peraltro dubito che gran parte di quelli che votano sinistra continuerebbero a farlo se sapessero che il migrante in quanto tale è stipendiato come un operaio, in un Paese dove trovare un posto da operaio è un terno al lotto. Noi siamo razzisti al contrario: ci stanno sulle palle i bianchi! La destra italiana si identifica con Berlusconi, quindi è destinata a collassare come tutte le ammucchiate che si aggrappino ai destini di una persona singola; per di più stiamo parlando di un inquisito decisamente in là cogli anni. La sinistra italiana non esiste più. Non fanno testo quei quattro gatti di SEL; ora i gatti sono rimasti in tre, dopo la fuga verso il PD dei venduti di turno. Il Berluschino Renzie non è di sinistra, ed è espresso da un partito che ha tolto ogni riferimento alla sinistra dal suo stesso nome. L'Unità ha chiuso i battenti e le pubblicazioni, ma nessuno ha fatto una piega; neppure un necrologio. Zanda, Finocchiaro, Franceschini, Delrio, Boschi, Madia, Mogherini, Poletti e compagnia bella non sono di sinistra, e forse non lo sono mai stati. Un bel mucchietto di democristiani che sono stati preceduti da altri due governicchi di quaquaraquà, più o meno tecnici per gli affarazzi loro. Se Napolitano è di sinistra lo nasconde molto bene. Gli piace fare il re, e non possiamo dargli torto. Gli manteniamo oltre duemila collaboratori, che gironzolano in un colossale palazzo papale, dove potremmo sistemarci anche Camera e Senato. Notare che i papi, in quanto sedicenti rappresentanti di Cristo in Terra, si sono sempre sistemati in maniera eccellente in questa valle di lacrime. Quello argentino attuale è l'unico papa vagamente francescano; gli argentini peraltro non sono molto bravi a fare i conti, ed ogni dodici-tredici anni vanno in default. Negli Stati Uniti i repubblicani sono contrari alle tasse per il servizio sanitario esteso ai morti di fame. I repubblicani USA medesimi sono viceversa favorevoli a spendere uno sproposito per comprare portaerei, missili, droni, sottomarini, cacciabombardieri e tank. A loro piace giocare alla guerra, anche nei supermercati e nelle scuole, e non badano a spese. Ai democratici USA non è che dispiaccia la guerra; ricordiamoci le gesta del mitico irlandese miliardario JFK, quando non aveva i pantaloni a mezz'asta. Nel 1961, il mitico di cui sopra, adorato dalle sinistre di tutto il pianeta, disse che, per rendere credibile la potenza degli Stati Uniti, la guerra nel Vietnam cascava a fagiolo. Ovviamente il noto puttaniere non si era reso conto che i carri armati nella foreste prima o poi trovano alberi troppo grossi, e si fermano. JFK non si era reso altresì conto che i vietnamiti essendo ancora più piccoli dei coreani ti sparano nelle palle, nascosti dietro i cespugli. Anche quando c'era Kennedy, gli statunitensi strapagavano tasse per esportare la democrazia, o forse per arraffare le ricchezze estrattive degli sfigati. Noi le tasse le strapaghiamo viceversa per mantenere quattro milioni di pubblici dipendenti, compresi super-dirigenti siculi, pensionabili alla tenera età di 53 anni. 500mila euri l'anno a cranio. Se riformassimo la pubblica amministrazione, gli ingranaggi del carrozzone Italia potrebbero muoversi. Sono stati scritti numerosi libri sulla burocrazia, sulla politica, il sindacato ed il malaffare. Possiamo solo sperare che la ministra Madia ne abbia letto almeno uno.

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