martedì 26 febbraio 2013

IL GRILLISMO

Chissà se tra qualche anno si parlerà ancora di Grillo e dei suoi grillini. A questa tornata elettorale si è piazzato oltre le più rosee previsioni. Ha quasi corso il rischio di diventare il premier; lui che ha evidentemente paura di entrare in Parlamento, perché lì dovrebbe confrontarsi con gente che sullo stomaco ha molto più pelo di lui. Ha mandato avanti un esercito di sconosciuti, dilettanti allo sbaraglio, che neppure si conoscono tra loro, selezionati on line con poche decine o poche centinaia di preferenze. Averlo saputo prima, in molti avremmo provato il toto 5 Stelle! Bello andare in piazza, mandando tutti a cagare, promettendo di spopolare il Parlamento, e poi? Adesso i dilettanti allo sbaraglio dovranno votare proposte di legge loro e degli altri. Come se la caveranno? Telefoneranno tutte le volte al Grillo, che chiederà a Casaleggio? Si parla di partito eterodiretto, ma 5 Stelle non è un partito, perché Grillo teme il confronto. Più che altro si tratta di una setta all'americana, tipo Scientology. Se ti piace è così, se non ti piace fuori dalle balle. Votare per uno che non abbia il coraggio di candidarsi premier dimostra la pochezza dei grillini. Si erano candidati premier finanche dei nessuno come Giannino ed Ingroia. Grillo invece no; dopo anni di preparazione capillare, architettata da chi in 5 Stelle detiene il cervello, si sono presentati senza voler vincere veramente. Un voto di pancia, che ha voluto credere ai mille euro mensili di stipendio sociale; finanziati come? Un tizio si è già recato sotto casa di Grillo per incassare i suoi primi mille. Speriamo ne arrivino altri. Un voto di scambio, come quello di Berlusconi che furbescamente ha affermato che avrebbe speso 4 miliardi dei suoi, per rimborsarci l'IMU. Fortuna per lui che ha perso! Le scienze politiche esistono e si studiano all'università, anche se gli italiani si sentono tutti laureati ad honorem. Le scienze politiche insegnano che alle elezioni partecipano partiti politici, che vogliono governare. Qualcuno proporrà un aggiornamento: partecipano anche non meglio definiti "movimenti" che le elezioni non vorrebbero vincerle. Il loro scopo è di fare casino. Fare casino, politicamente parlando, significa però borse in negativo, per rischio instabilità. Lo spread, che non preoccupa Berlusconi ma dovrebbe preoccupare tutti quelli che hanno un mutuo variabile, sale, e con esso il costo del denaro. Le elezioni costano parecchio, annessi e connessi, tipo: gli autisti di bus napoletani, che si sono in numero significativo inventati scrutatori. Rifare le elezioni, come dice Grillo, significherebbe spendere altri euro, milioni. Non è chiaro ad una moltitudine sostanzialmente illetterata che non stiamo giocando, non stiamo provando a "mettere su" questo o quello; come nazione abbiamo il PIL in decrescita. Giocare allo sfascio è da cretini. I grillini non sono Grillo, per cui in Parlamento si adegueranno e voteranno senza gli strepiti del capo isterico nelle orecchie. Anche i grillini no TAV usciranno dal ghetto del caos ad ogni costo. In fondo saranno Onorevoli e Senatori, molto ben pagati. Rinunceranno a quel ben di Dio, per assecondare il milionario ligure, o anche loro punteranno alla pensione dopo una sola legislatura? C'è anche il rischio che Grillo spaventi più di quel che merita, ed induca PdL e PD ad un governissimo. Una maggioranza basata sulle concessioni reciproche, senza vere innovazioni, ma stabile. Grillo potrebbe costringere Bersani e Berlusconi a fare un Monti bis, che potrebbe durare cinque anni. E tra cinque anni Grillo che fine farà? Più vecchio di cinque anni, e senza avere mantenuto alcuna promessa, scenderà ancora in piazza come un giovane sessantenne? Tra cinque anni anche i suoi supporter avranno cinque anni di più, e forse meno "grilli" per la testa.

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